In un articolo precedente avevamo affermato come dal punto di vista strettamente geopolitico la sovranità e l’indipendenza energetica sono fattori fondamentali per un paese almeno tanto quanto lo sviluppo di infrastrutture portuali e zone franche per un’adeguata proiezione economica.

Infatti i porti – come le basi militari – hanno da sempre costituito uno strumento di proiezione di potenza delle nazioni. Ebbene, nonostante la centralità che per il nostro paese ha avuto il commercio marittimo (pensiamo al ruolo determinate che giocarono Genova e Venezia), le infrastrutture portuali – che non sono integrate – come Gioia Tauro, Taranto, Cagliari, Genova, La Spezia, Livorno e Trieste giocano un ruolo assolutamente marginale rispetto alle infrastrutture portuali che avevamo indicato nell’articolo.



Ora il nostro paese, anche grazie al decreto legge 91/2017 intitolato “Disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno” che ha introdotto la possibilità di istituire zone economiche speciali con la finalità di attrarre investimenti privati, potrebbe almeno in parte (a volere essere ottimisti) ridurre il gap con le infrastrutture portuali degli altri paesi.



Proprio qualche giorno fa è stato annunciato dal presidente della Autorità portuale di Taranto Sergio Prete che la gestione del terminal container di trasbordo del porto di Taranto sarà affidata sia alla multinazionale turca Yilport sia al gruppo cinese China Cosco Shipping, joint venture questa che costituisce la conseguenza dell’incontro tra Robert Yuksel Yildirim, presidente e amministratore delegato di Yilport, e il chairman del gruppo cinese Xu Lirong avvenuto a Shanghai. Il porto di Taranto quindi potrebbe costituire una infrastruttura nevralgica per il commercio internazionale e consentirebbe, soprattutto alla Cina, di porre in essere un altro importante tassello nel suo progetto di proiezione di potenza globale a livello economico.



D’altronde proprio ai primi di marzo il premier italiano Giuseppe Conte aveva dichiarato che la Nuova via della Seta poteva essere una buona opportunità per il paese per attrarre investimenti cinesi nei porti di Genova e Taranto. A tale proposito, la costruzione dei porti e il loro miglioramento potrebbe infatti diventare uno dei punti focali della cooperazione tra Italia e Cina nell’ambito della Belt and road initiative, che, in una certa misura, ha a che fare con il rapido sviluppo del porto del Pireo in Grecia. Infatti, grazie alla collaborazione con la società cinese Cosco nel corso degli anni, il Pireo ha visto un rilevante incremento del volume di traffico per container del mondo, diventando uno dei terminal container in più rapida crescita al mondo. Il progetto portuale del Pireo è stato anche riconosciuto come un modello di cooperazione sino-greca, che non solo ha favorito la ripresa economica in Grecia, ma è anche diventata una parte importante della struttura portuale globale della multinazionale cinese Cosco.

Ora, questa cooperazione dovrebbe servire all’Italia come stimolo per incrementare gli investimenti dall’estero e per rendere le proprie infrastrutture portuali sempre più strategiche per il commercio globale. Infatti, da un punto di vista geopolitico, il nostro paese in virtù della sua posizione geografica potrebbe diventare centrale per il commercio delle merci cinesi verso l’Europa una volta che hanno attraversato l’Oceano Indiano e il Canale di Suez. Inoltre, il fatto che il nostro paese, attraverso il Mise, abbia promosso la Task Force China, potrebbe consentire alle nostre imprese di incrementare il loro business.