Le tensioni seguite agli scontri arabo-israeliani del 1967 e del 1973 hanno portato molti Stati africani a rompere i rapporti con Israele. Tuttavia, con l’inizio del XXI secolo, Tel Aviv ha avviato un processo di rinnovamento delle relazioni economiche e di sicurezza con l’Africa. Le operazioni ancora in corso susseguitesi all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 potrebbero rallentare questo processo di riconciliazione. Molti paesi africani, tra cui l’Algeria, la Tunisia e il Camerun, hanno scritto alla Corte Penale Internazionale per sollecitare un’indagine sulle accuse di crimini di guerra e genocidio contro i palestinesi. Questa mossa potrebbe ostacolare i legami rinnovati tra Israele e l’Africa, legami che Tel Aviv ha cercato di rafforzare dopo il 2019 con accordi commerciali e di sicurezza. Le reazioni africane evidenziano un cambiamento nell’atteggiamento verso la normalizzazione con Israele, un processo che ha avuto inizio con i trattati di pace degli anni 90 con Stati come Egitto e Giordania.



L’approccio di Tel Aviv nei confronti della Palestina potrebbe mettere a rischio la stabilità di queste relazioni. La recente campagna di boicottaggio dopo gli eventi di Gaza e gli accordi con Paesi come il Botswana, il Lesotho e il Sudafrica durante l’apartheid, mostrano la resistenza all’influenza israeliana in Africa. Dopo il fallimento del presidente tunisino Habib Bourguiba di negoziare una soluzione pacifica, e l’uccisione di leader palestinesi come Khalil al-Wazir e Salah Khalaf, le tensioni sono rimaste alte.



Questo contesto complesso, influenzato da eventi storici e recenti sviluppi politici, dimostra la natura sfaccettata delle relazioni internazionali e il potenziale impatto delle azioni militari sulla diplomazia globale. Gli sforzi dell’Unione Africana di ridurre la dipendenza economica dal mondo occidentale, che rappresenta circa l’1,5% del commercio estero del continente, includono una campagna di boicottaggio contro Israele. Questo movimento ha preso slancio dopo l’attacco di Hamas a Gaza nel 2023, sollevando questioni sui 49 miliardi di dollari di scambi commerciali con l’Africa e su potenziali sanzioni militari ed economiche.



La cooperazione africana con Israele è variata storicamente, con alcuni Paesi che hanno rafforzato i legami e altri che si sono distanziati o hanno preso posizioni critiche. La condanna internazionale degli attacchi di Hamas è stata forte, soprattutto a seguito della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che dichiarava illegale la colonizzazione israeliana dei territori palestinesi. Questo ha portato Israele a ritirare il proprio ambasciatore in Senegal dopo una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava la costruzione di insediamenti. Nel caso del Sudan, il Paese ha affrontato sfide nel perseguire la normalizzazione delle relazioni con Israele, in gran parte a causa delle resistenze interne.

Gli accordi di pace e di cooperazione tra i due Paesi hanno incontrato ostacoli, inclusi ritardi e sospensioni nei processi di dialogo. Tuttavia, il Sudan ha mantenuto i contatti per normalizzare i rapporti e il ritiro di sanzioni economiche degli USA, dopo l’abolizione di leggi che impedivano tali relazioni. Marocco e Israele hanno firmato un accordo di cooperazione militare che comprende anche settori della tecnologia avanzata, come l’aerospaziale e l’industria farmaceutica. Tensioni interne nel Marocco, però, hanno rallentato il progresso delle relazioni diplomatiche, in particolare dopo l’escalation dei conflitti nei territori occupati e le proteste per le politiche di Israele in Palestina.

Infine, nel 2024, la questione palestinese ha continuato a essere un punto focale nelle discussioni internazionali, con dibattiti sui diritti dei palestinesi e sulle azioni israeliane. Gli sviluppi in Congo e i dibattiti all’ONU riflettono la continua tensione tra la volontà di normalizzazione e le preoccupazioni etiche e legali relative alle azioni di Israele nei territori occupati.

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