Non ci sono ormai dubbi, sia in sede storiografica, sia nel contesto delle commissioni stragi che in quello delle valutazioni e delle condanne della magistratura italiana, che vi sia stata durante la Guerra fredda – nell’ambito della cosiddetta strategia della tensione – una strettissima collaborazione fra i servizi di sicurezza americani, le strutture Nato, i servizi di sicurezza italiani (il Sid per esempio e l’Uaar sotto la direzione di Umberto Federico d’Amato) e le organizzazioni di estrema destra – come Avanguardia nazionale o Ordine nuovo – in funzione anticomunista e/o in funzione di destabilizzazione autoritaria.



Al pubblico tuttavia – non di certo alla storiografia – sono invece poco note le strette collaborazioni che si crearono fra i servizi di sicurezza del patto di Varsavia – la Stasi della Germania Est e il Kgb della Russia sovietica – con il terrorismo mediorientale e con quello di estrema sinistra della Raf.

Incominciamo dal terrorismo mediorientale. All’inizio degli anni 60 il massimo esponente del terrorismo mediorientale e cioè Wadie Haddad – leader del braccio militare del fronte di liberazione palestinese, amico di Arafat, almeno in un primo momento, e di Habbash – pose in essere a Beirut una vera e propria rete terroristica che abbracciava l’Europa occidentale e il Medio oriente con basi segrete a Roma, Parigi, Zagabria, Algeri, Baghdad e Mogadiscio.



Fu a partire dal 1970 che questa rete terroristica ebbe modo di attuare la sua spietata efficienza. Molto significativo il fatto che a Parigi venne realizzata una centrale di coordinamento per le azioni del fronte di liberazione in Europa occidentale. Dopo i contrasti con Arafat, il quartier generale venne spostato a Baghdad e nello Yemen sotto il controllo sovietico, dove Haddad realizzò una vera e propria struttura di addestramento per terroristi. Al di là della collaborazione scontata e prevedibile con i servizi segreti iracheni e sud-yemeniti, come quella con il suo più famoso allievo e cioè Carlos, gli archivi desecretati dell’Urss hanno dimostrato la stretta collaborazione fra questo leader e il Kgb attraverso i capi-rete o residenti sovietici presenti in Libano, Iraq e Yemen. Attraverso questi capirete il Haddad teneva informato il Kgb degli attentati in preparazione e nello stesso tempo collaborava con i servizi di sicurezza di Mosca per monitorare la presenza di agenti della Cia e del Mossad in Medio oriente e, quando necessario, eliminarli.



In cambio di questa collaborazione il Kgb forniva armi, appoggio logistico e informazioni. Dal punto di vista storico sappiamo che vi fu un rapporto molto stretto tra Haddad e l’allora direttore del Kgb – parliamo del 1974  – Yuri Andropov, che informava direttamente il presidente russo Breznev. Tuttavia affermare che i servizi segreti russi e tedeschi non fossero vittime a loro volta delle faide interne della galassia terroristica mediorientale equivarrebbe a commettere un errore di ingenuità. Fu invece il contrario: infatti il terrorismo mediorientale ebbe come principali sponsor gli Stati arabi come Siria, Libano e Yemen del sud. Fatta questa necessaria precisazione, bisogna anche sottolineare che la Stasi protesse i capi di Settembre nero dopo l’attentato di Monaco del 1972 dalle ritorsioni del Mossad. Infatti il coordinatore dell’attentato di Monaco, e cioè Abu Daoud, ebbe modo di soggiornare diverse volte in Germania Est e costruì i contatti con i terroristi Carlos e Johannes Weinrich. D’altronde lo stesso capo operativo dell’organizzazione di Settembre nero e cioè Abu Hassan – che sarà ucciso dal Mossad nel gennaio del 1979 a Beirut – sarà ospite del governo tedesco orientale.

Un’attenta e scrupolosa analisi degli archivi della Germania comunista fatta dallo storico Gianluca Falanga – ci riferiamo in modo particolare allo splendido volume Al di là del muro. La stasi e il terrorismo (Nuova Argos, 2019) – dimostra come la collaborazione tra i servizi di sicurezza della Germania Orientale e quelli russi fosse in funzione anti-imperialista e soprattutto antiamericana ma dimostra anche come questi due servizi fossero pienamente al corrente degli obiettivi dei gruppi terroristici mediorientali ed europei, fossero a conoscenza dei loro organigrammi e di come furono utilizzati o infiltrati per raggiungere i propri obiettivi secondo una scelta strategica speculare a quella fatta dai servizi segreti occidentali con i gruppi di estrema destra in funzione anticomunista.

Veniamo adesso alla collaborazione con il terrorismo di estrema sinistra europeo. Come dimostra eloquentemente Falanga, la Stasi non solo era a conoscenza della nascita della Raf fin dal 1970, ma la Baader Meinhof fu la prima a porre in essere le condizioni per una stretta collaborazione con il servizio segreto della Germania Est.

Infatti la Stasi aveva interesse ad agevolare la nascita di un’organizzazione clandestina che praticasse la lotta armata contro la Germania Ovest. Come afferma lucidamente Falanga, la Stasi “adottò verso le organizzazioni combattenti tedesco-occidentali una combinazione di complice indulgenza, appoggio logistico e scambio informativo”. Altrettanto interessanti sono le modalità di azione del servizio di sicurezza dell’Est per favorire l’organizzazione terroristica: secondo Falanga il servizio segreto della Germania Orientale contribuì a depistare gli investigatori occidentali, ad avvertire i militanti nell’imminenza di un’operazione di polizia, eccetera.

Altrettanto interessanti sono le affermazioni di Falanga secondo il quale la Stasi infiltrò massicciamente il movimento della rivolta giovanile della Germania Occidentale perché lo scopo del regime della Germania Est era quello di destabilizzare in maniera occulta il sistema politico occidentale. Anche nella Germania Est – come in Occidente – i servizi segreti della Germania comunista guardarono spesso alle organizzazioni terroristiche come organizzazioni amiche, ma anche come forze irregolari da coinvolgere in una guerra segreta contro la Germania Ovest, da fare collaborare con le forze paramilitari clandestine che erano state realizzate dai comandi militari congiunti del Patto di Varsavia per un’eventuale scontro con la Nato. Ancora più clamorosa è l’affermazione di Falanga secondo la quale “il sistema dei depositi di armi interrate nei boschi utilizzato dalla Raf era identico a quello dei depositi predisposti dalla Stasi per la Stay Behind del Patto di Varsavia”. Difficile non pensare ai depositi Nasco della Gladio occidentale.

Anche nel caso del Movimento 2 giugno i principali responsabili di quest’organizzazione, e cioè Till Meyer e Inge Viett, furono fiduciari della Stasi. Quando vi fu la fusione tra il Movimento 2 giugno e la Raf, Inge Viett fu infatti in strettissimo contatto con il capo della divisione XXII della Stasi Harry Dahl. In linea di massima – stando agli studi approfonditi di Falanga – possiamo affermare che quando il terrorismo internazionale non venne contrastato, venne infiltrato e utilizzato in modo pragmatico per contrastare l’imperialismo americano, i suoi alleati in Medio oriente e in Europa.

Questa riflessione – alla quale giunge Falanga – è agevolmente riferibile anche ai servizi di sicurezza occidentali che per motivazioni analoghe si servirono del terrorismo – per esempio quello di estrema destra, come ampiamente documentato dalle indagini della magistratura e dagli storici – per obiettivi di ordine politico.

Un altro dato certo è che i servizi di sicurezza sia occidentali che orientali avevano una conoscenza ampia e approfondita degli organigrammi e delle finalità di tutti i principali gruppi terroristici. Opportunamente Falanga sottolinea come il terrorismo fu un fattore molto importante sulla scacchiera della Guerra fredda, che fu in larghissima parte una vera e propria guerra occulta dei servizi. L’uso del terrorismo da parte dei servizi segreti non aveva scrupoli, né di ordine morale né tantomeno di ordine ideologico.

Ritornando alla Stasi, a dimostrazione di quanto efficiente e profonda fosse la sua penetrazione in Italia, Falanga nel saggio Spie dall’est. L’Italia nelle carte segrete della Stasi (Carocci, 2014) ricorda come le organizzazioni mafiose avessero i loro referenti nelle forze dell’ordine e nella giustizia; inoltre la Stasi in un report ebbe modo di sottolineare la massiccia infiltrazione dei carabinieri e di altre unità da parte dei servizi segreti italiani ed della Cia.

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