Un accordo con Putin alle condizioni della Russia e l’Europa lasciata a gestire i cocci della guerra. Donald Trump vuole mettere fine al conflitto in Ucraina, ma non gli interessa molto della UE. I Paesi che la compongono, osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, per lui sono solo dei clienti obbligati a comprare le armi americane. Alla fine, la guerra in Ucraina si risolverà con una vittoria russa, ma gli USA non avranno perso: avranno demolito l’economia europea, considerata un competitor pericoloso. Il paradosso è che questa demolizione è avvenuta con la complicità dell’Europa stessa.
Trump e Putin hanno deciso di parlarsi: che tipo di pace possono realizzare in Ucraina e che scenari potrebbe aprire il dialogo?
Stiamo ragionando su cosa farà Trump in base a quello che ha fatto nel primo mandato e a quello che ha detto in campagna elettorale. Non è detto, però, che il secondo mandato sarà una fotocopia del primo, perché le cose sono cambiate. Oggi deve fare i conti non solo con la Cina, ma anche con i BRICS, che sono un sistema. Trump ha buoni rapporti con Putin e non è detto che si preoccuperà della NATO o dell’Europa. La UE per lui non esiste; ha mostrato un approccio diretto solo con le nazioni che la compongono.
Quindi, qual è la vera considerazione che ha degli europei?
Ha una visione da uomo d’affari: la NATO serve perché l’America, attraverso l’alleanza, garantisce ai Paesi europei il suo ombrello nucleare e questi, in cambio, devono spendere di più per gli armamenti, possibilmente acquistando prodotti americani. Questa era la sua linea nel primo mandato; credo che continuerà su questa strada. Dell’Europa non gli interessa nulla: nella UE vede un grande competitor e per questo completerà quello che hanno fatto Obama e Biden prima di lui.
Cioè?
Il primo ci ha portato alla crisi delle fonti di energia a basso costo che determinavano la nostra ricchezza, mentre il secondo, con la guerra in Ucraina, ci ha consegnati alla recessione. Non mi stupirei, quindi, se completasse l’opera di demolizione dell’Europa come competitor con dei dazi che implicherebbero un crollo delle nostre esportazioni.
L’atteggiamento americano nei nostri confronti, quindi, non dipende dalla presenza dei democratici o dei repubblicani: la considerazione della UE è sempre quella?
L’Europa è considerata un competitor dagli USA, chiunque governi negli Stati Uniti: il surplus commerciale della Germania veniva criticato duramente da Obama, ma anche Trump, quando era presidente, venne dalla Merkel e neppure le strinse la mano. L’iniziativa degli Stati Uniti non può essere che quella di indebolire l’Europa; gli americani lo hanno fatto finora e ci sono riusciti benissimo, anche perché il più grande alleato degli USA in questo senso è stata la Commissione von der Leyen, la prima e la seconda: siamo stati complici della nostra demolizione.
Anche una eventuale pace per l’Ucraina, quindi, va inquadrata in questo contesto?
Il progetto riportato dal Wall Street Journal, l’ipotetico programma di pace di Trump per l’Ucraina, è tutto da valutare; bisogna vedere quanto influiranno i neocon, che con Biden hanno contato tantissimo. Di certo Trump non ha mai voluto scatenare guerre; nella sua visione è meglio fare business. Credo che, appunto, siccome a lui dell’Europa non interessa molto, un accordo si potrà raggiungere, ma tenendo conto delle pretese russe. Mosca può trattare se vengono annesse quattro regioni dell’Ucraina, se Kiev resta neutrale e il Paese non troppo armato. La Russia non ridurrà le sue aspettative di fronte a Trump.
In seguito a un accordo del genere, come cambierebbero i rapporti degli USA con la NATO e anche quelli dell’Europa con la Russia?
L’Europa non aveva interesse a interrompere i rapporti con la Russia, perché dal gas russo traeva la sua ricchezza, e neanche aveva interesse a un confronto militare con Mosca, perché non è in grado di vincerlo. Dovrebbe, quindi, avere tutto l’interesse a ripristinare i rapporti con i russi. Persino sulle sanzioni siamo riusciti a rimetterci più noi. Però, è vero che gli americani, quando si sganciano dai conflitti che hanno combattuto, lasciano i cocci da raccogliere agli altri: è successo anche in Iraq e in Afghanistan.
Che intenzioni ha allora Trump con l’Europa?
A Trump interessa che ci sia una stabilità in Europa, anche accettando il piano di Putin. A fine guerra, l’Europa ci metterà anni a rimettere a posto le cose con la Russia e Trump avrà tutto l’interesse a lasciare in eredità agli europei una nuova cortina di ferro, assegnando loro il compito di difenderla, il che vuol dire maggiori spese militari per la UE. Già in precedenza, Trump sosteneva che l’export europeo negli USA è molto più forte di quello americano in Europa, un gap da compensare comprando armi statunitensi. Cosa che gli europei stanno già facendo, ma che il neoeletto presidente americano potrebbe volere ancora di più. Così aumenteremmo la nostra sudditanza nei confronti degli USA, perché diminuirebbe la nostra capacità di produrle da soli.
Noi dovremo ricostruire da zero i rapporti con la Russia mentre gli USA potrebbero vedere scongelare i loro rapporti con Putin?
Sì. Tra l’altro, Trump ha bisogno di Putin in Medio Oriente, perché oggi l’Iran è alleato strettissimo della Russia. Se il presidente americano vuole proporsi come colui che chiude le guerre e riprende i rapporti anche con la Corea del Nord, ha bisogno di lui. Paradossalmente, potremmo vedere rapporti USA-Russia più distesi di quelli tra Bruxelles e Mosca. La supremazia americana si esercita cercando di ridurre ai minimi termini i competitor e l’Europa è uno di questi. Trump mollerà l’Ucraina, da sempre considerata una pedina sacrificabile per schienare l’Europa e trasformarla in trenta nazioni pari a Portorico.
Di fronte a una vittoria di questo tipo, Putin potrebbe ingolosirsi e, visto che gli USA di Trump non vogliono fare la guerra, pensare di sistemare anche i dossier Moldavia e Georgia?
Noi stiamo destabilizzando dal 2008 i vicini della Russia per rompere le scatole a Putin. Nel 2007, a Monaco, il capo del Cremlino disse: “La NATO che si allarga a Est è un problema”. Nel 2008, l’Alleanza atlantica, al vertice di Bucarest, annunciò di voler accogliere Ucraina e Georgia. Ma la Georgia, rispetto alla UE e alla NATO, cosa ha a che fare con l’UE, anche geograficamente? L’accordo tra Putin e Trump vedrà ridurre anche questo tipo di ingerenze. La Russia, comunque, non ha bisogno di territori, ma solo di sicurezza ai suoi confini.
Rispetto al precedente mandato, Trump deve fare i conti anche con i BRICS?
Deve fare i conti con tutti gli errori di Biden. L’esplosione dei BRICS, nati nel 2009, è avvenuta dopo la guerra in Ucraina. Gli USA hanno chiesto al mondo intero di coalizzarsi contro la Russia per isolarla; il mondo lo ha fatto, ma alla fine il rischio di isolamento lo corre l’Occidente. Basta vedere cosa è successo nel Sahel, dove gli africani hanno cacciato americani e francesi per prendere i russi.
In Ucraina adesso cosa succederà?
Credo che i russi cercheranno di accelerare le operazioni militari fino al momento in cui Trump si insedierà: il negoziato dovrà basarsi per forza sulla situazione del terreno.
Se gli americani se ne vanno, saranno gli europei ad armare l’Ucraina?
L’Ucraina non è in grado di combattere: non ha più uomini addestrati. Se ci sarà un accordo, prevederà garanzie di sicurezza: se la Russia dovesse attaccare di nuovo, ci saranno nazioni che verranno in soccorso di Kiev. Alcune, Italia compresa, hanno già accordi bilaterali con gli ucraini. Poi si metterà un limite alle armi che l’Ucraina neutrale potrà avere. A guerra finita, tutti dovremo leccarci le ferite: la crisi dei governi europei, Francia e Germania su tutti, è evidente; si salva l’Italia. Vedo un trionfo in Europa dello slovacco Fico e di Orbán, che ha sempre chiesto di uscire dalla guerra, ma anche la realizzazione di quello che Putin aveva previsto al summit di San Pietroburgo del giugno 2022: “L’Europa ha rinunciato alla sua sovranità mettendola nelle mani degli USA; di conseguenza, soffrirà di crisi politiche, economiche, energetiche, cadute di governi e disordini sociali”.
(Paolo Rossetti)
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