Il periodico greco Ekathimerini ha rivelato il 24 dicembre che il ministro degli Esteri della Grecia, Nicos Dendias, terrà un incontro a quattro tra Cipro, Egitto, Grecia e Francia.

Cerchiamo di capire quale significato riveste questo accordo per Cipro, la Francia, la Grecia e indirettamente per la Turchia.

In primo luogo la centralità geopolitica di Cipro è anche determinata dal gasdotto EastMed, che con una lunghezza di 1.900 chilometri e una capacità tra i 12 e i 20 miliardi di metri cubi collegherà il bacino levantino con la Puglia.



In secondo luogo, se l’adesione della Francia ha come sua finalità precipua di consolidare sia la sua proiezione di potenza nel Mediterraneo orientale sia gli interessi petroliferi della Total, è arduo negare che tale partnership è volta a creare una politica energetica che sia in grado di contenere e contrastare la proiezione di potenza turca nel Mediterraneo orientale. Infatti la Francia attraverso la Total sta conducendo operazioni sul gas naturale al largo delle coste di Cipro in collaborazione con Eni. Anche sul piano militare, nel gennaio 2019, la fregata francese Aconit aveva condotto tre giorni di esercitazioni di interoperabilità con le navi militari di Cipro in funzione di deterrenza antiturca.



Infatti – e siamo al terzo aspetto della questione – le finalità politiche turche si sono palesate sia con la presenza della nave turca Fatih a largo delle coste di Pafo, ad Ovest di Cipro, sia attraverso l’accordo con la Libia firmato il 27 novembre, che ha sottolineato il ruolo centrale che ha Creta per la Turchia, inducendo la Grecia a definire tale accordo una “palese violazione del diritto internazionale”.

In quarto luogo questo accordo non fa altro che rafforzare implicitamente l’Eastern Mediterranean Security and Energy Partnership Act finalizzato a consolidare la sinergia nel contesto energetico e militare tra Usa, Israele, Cipro e Grecia e attribuisce centralità politica alla Grecia. A tale proposito il rinnovato sostegno americano anche sul piano militare alla Grecia non solo le consente una nuova centralità geopolitica, ma serve a limitare le ambizioni geopolitiche turche e russe nel Mediterraneo. Stiamo alludendo al progetto di costruire ad Alessandropoli una base navale e una base aerea, a Stefanovikio un’infrastruttura militare che servirà agli F16 e agli elicotteri Apache, mentre a Creta gli Usa hanno intenzione di ampliare la base di Suda nella quale è presente il Centro di addestramento Nato.



Tuttavia è necessario precisare che, sotto il profilo storico e insieme geopolitico, le ambizioni turche sono anche la conseguenza del vertice trilaterale che si tenne il 10 ottobre 2018 a Creta tra Grecia, Cipro ed Egitto con lo scopo di sfruttare i giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale. Da questo accordo fu esclusa la Turchia che temeva – e teme – di essere privata della possibilità di usufruire delle fondamentali risorse energetiche. Proprio per questa ragione la Turchia non retrocederà rispetto alle sue ambizioni geopolitiche, al contrario, anche attraverso l’alleanza con la Russia, cercherà di far valere le sue ambizioni nel Mediterraneo orientale con tutti i mezzi possibili.

Proprio in questa ottica di crescente rivalità tra Turchia e Grecia deve essere letto sia l’invio del primo drone turco nella base aerea di Geçitkale, nella Repubblica Turca di Cipro Nord, sia la volontà della Grecia di siglare un accordo di cooperazione militare con gli Usa e con Israele per l’acquisto di alcuni droni, al fine di monitorare l’area che si estende dall’Evros a Creta fino alla Libia.