La crisi ucraina, iniziata tra il 2013 e il 2014, ha generato impatti significativi sull’ordine geopolitico mondiale, modificando non soltanto le dinamiche tra il Cremlino e le principali diplomazie occidentali, ma reindirizzando anche gli equilibri geopolitici in Eurasia. Sebbene limitarsi a considerare il riorientamento della politica asiatica di Mosca come una mera risposta alla rinnovata opposizione occidentale sia riduttivo, è innegabile che l’attuale scenario internazionale sia uno dei motori principali dell’intensificazione dell’alleanza tra Russia e Cina.



Queste relazioni si sono evolute nel corso di vent’anni, basate su considerazioni strategiche e reciproco interesse, adeguandosi ai cambiamenti nell’ambito internazionale. La rottura improvvisa delle relazioni tradizionali con i partner occidentali ha creato un contesto strategico diverso per il Cremlino, modificando le direzioni prioritarie della sua politica estera. La Cina ha offerto un supporto tacito a Mosca durante la crisi ucraina, nonostante il netto contrasto dell’annessione della Crimea con i principi della sua politica estera. Questo sostegno si è manifestato con l’astensione dalla votazione contraria alla risoluzione che condannava il referendum del 16 marzo.



Questo comportamento sembra essere guidato da ragioni geopolitiche e strategiche. In seguito all’isolamento internazionale della Russia, la leadership cinese ha percepito Mosca non solo come un partner più adattabile alle nuove condizioni storico-politiche, ma anche come un alleato potenziale per promuovere i propri interessi internazionali. L’“asse di convenienza” selettiva che ha caratterizzato le relazioni tra le due nazioni potrebbe, in realtà, evolvere in una condivisione più autentica di interessi e, soprattutto, in una visione comune del panorama internazionale. Infatti con la sfida aperta a Washington e Bruxelles, la Russia di Putin ha manifestato una latente insoddisfazione verso l’ordine mondiale post-guerra fredda, una visione largamente condivisa dalla Cina, seppur in modo più temperato.



La crisi ucraina non ha pregiudicato i legami politico-diplomatici consolidati, né l’aumento della cooperazione militare. Dal 2005, Russia e Cina hanno condotto diverse esercitazioni militari congiunte, raggiungendo un livello di compatibilità che tende a crescere. La Russia è diventata un partner fondamentale per la Cina nel settore degli armamenti ad alta tecnologia, necessari per la sua strategia militare nel Mar Cinese Meridionale.

L’interesse reciproco più saliente rimane la sopravvivenza dei rispettivi regimi e l’opposizione alle cosiddette rivoluzioni colorate, apertamente sostenute dagli Stati Uniti. Le proteste a Hong Kong tra settembre e novembre 2014 (o “Rivoluzione degli ombrelli”, ndr) non sono passate inosservate ai vertici del Partito Comunista Cinese. La Cina formula la sua politica internazionale basandosi sugli interessi e sul contesto storico specifico. La pressione politica degli Stati Uniti sulla Russia è stata vista non solo come un tentativo di indebolire Mosca, ma anche come un campanello d’allarme per altri competitor globali, in particolare la Cina. La postura congiunta di Russia e Cina verso le politiche americane in Medio Oriente e in Eurasia è sempre più allineata, nel contesto delle crescenti ambizioni cinesi nel Sudest asiatico.

(2 – continua

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