Si afferma in modo molto generico che il conflitto a Gaza potrebbe determinare una guerra regionale, ma non pochi analisti israeliani, in modo realistico ma anche spregiudicato, sottolineano come la guerra regionale sia in realtà già iniziata nel lontano 1979.

Vediamo di controreplicare alle accuse frequenti rivolte a Israele. Innanzitutto, l’Iran si sarebbe lamentato delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, a cominciare dall’attacco all’ambasciata iraniana di Damasco lo scorso 1° aprile e dall’uccisione dei diplomatici presenti in ambasciata. Tuttavia diplomatici non erano, poiché si trattava di terroristi del corpo delle guardie rivoluzionarie, secondo l’intelligence israeliana.



Inoltre gli analisti internazionali non parlano della violazione del diritto internazionale commesse dall’Iran, come l’uso di agenti terroristici che rivolgono le loro azioni offensive a funzionari stranieri e ad ambasciate in tutto il mondo. Queste azioni terroristiche hanno provocato centinaia di morti e feriti, così come la dimenticata quanto drammatica presa in ostaggio degli americani per 444 giorni a Teheran, dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981.



Va aggiunto che l’Iran ha posto in essere azioni terroristiche contro diplomatici stranieri, conducendo massicci e sistemate attacchi contro gli ebrei in Argentina, oltre a prendere di mira le sedi consolari e le infrastrutture militari americane a livello globale. Per quanto riguarda il Medio oriente e l’Asia centrale, le armi e l’addestramento che sono stati forniti dall’Iran devono essere considerati responsabili di migliaia di morti e feriti americani sia in Iraq che in Afghanistan.

Infine il regime di Teheran, con molta abilità, nel contesto della guerra delle disinformazione ha attribuito la responsabilità dell’attacco dei droni del 2019 agli impianti di lavorazione della multinazionale Saudita Aramco agli Houti. Tuttavia le indagini condotte dalle Nazioni Unite hanno indicato nell’Iran il responsabile di questi attacchi.



Le azioni terroristiche attuate da Hamas e da Hezbollah contro Israele sono state possibili grazie al sostegno militare e all’addestramento iraniano, per non parlare di quelle delle milizie contro gli americani in Iraq e degli attacchi Houthi contro gli alleati Usa nel Mar Rosso.

Fatte queste necessarie precisazioni, bisogna domandarsi perché l’Iran stia agendo in questi termini.

Il primo obiettivo è quello di realizzare il dominio sciita in tutto il Medio Oriente e ciò spiega anche la guerra contro i Paesi sunniti che vanno dal Golfo alla Giordania. In seconda battuta non si può considerare una coincidenza il fatto che gli Houthi, rappresentanti dell’Iran, pongono in essere azioni terroristiche interrompendo la navigazione del Mar Rosso che guarda caso confina con i Paesi sunniti e con Israele.

Ma esiste certamente un altro obiettivo di più ampia portata, e cioè la destabilizzazione dei Paesi del Mediterraneo e degli Stati sunniti del Nordafrica ed in particolare del Marocco. Proprio per quanto riguarda il continente africano il ruolo dell’Iran è tutt’altro che marginale: Teheran sostiene le milizie africane sia sunnite che sciite. Di conseguenza le nazioni con la presenza di minoranze cristiane come il Sudan, il Mali, il Niger e la Mauritania che vengono sostenute dall’Occidente, sono il costante bersaglio dell’azione terroristica delle milizie sovvenzionate e aiutate dall’Iran.

(1 – continua)

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