La Cina intende consolidare i suoi interessi economici in Afghanistan e proprio per questo sta esercitando pressioni di natura politica sulla Metallurgical Corporation of China (Mcc) con lo scopo di siglare in tempi rapidi un contratto per l’estrazione di rame presente a Mes Aynak, sito 40 km a sud di Kabul. È evidente che questo investimento rientra in un quadro molto più ampio e cioè quello di investire risorse ingenti in ampi progetti infrastrutturali. A tale proposito va rilevato che proprio recentemente – e più esattamente a gennaio – Sun Yang e Ji Yang Ranger sono intervenuti per consentire alla Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Co (Capeic) di raggiungere un accordo con le miniere afghane e con il ministro del petrolio Shahabuddin Delawar in relazione al giacimento petrolifero nel bacino dell’Amu-Darya.



Il ruolo e l’influenza della Cina sta indubbiamente crescendo, come dimostra il fatto che la multinazionale cinese e cioè la Mcc è riuscita ad imporre le proprie condizioni relative a rilevanti agevolazioni fiscali ai talebani, ma soprattutto ha imposto determinate condizioni in relazione alla sicurezza degli operatori cinesi che lavoreranno in questo contesto, sicurezza che allo stato attuale è gravemente compromessa a causa della permanente instabilità dell’Afghanistan.



Un altro obiettivo – questa volta non di natura economica ma politica – è relativo alla necessità di salvaguardare gli interessi cinesi, che vengono minacciati soprattutto dal Turkistan Islamic Party (ex East Turkistan Islamic Movement), gruppo armato affiliato ad al Qaeda che vuole stabilire il Turkestan orientale nel territorio cinese autonomo dello Xinjiang e che ha già effettuato attacchi terroristici contro la Cina.

Un altro obiettivo è quello di contenere la politica di potenza degli americani in Afghanistan. Complessivamente per il regime talebano la cooperazione con la Cina dovrebbe consentirgli di avere maggiore legittimità sullo scacchiere internazionale e soprattutto di essere oggetto di investimenti rilevanti e considerevoli.



Ma la Cina in quanto potenza globale ha interessi in tutto il mondo, come dimostra il ruolo di mediazione che la Cina sta svolgendo tra Arabia Saudita e Iran. Infatti Xi Jinping è riuscito nel suo intento di intermediario diplomatico a costruire passo dopo passo solidi legami con Mohammed bin Salman. Per quanto riguarda il rapporto di natura commerciale, la Cina intende consolidare la sua presenza nel settore delle telecomunicazioni e quindi sta cercando di far sì che Huawei sia in grado di battere la concorrenza di Nokia ed Ericsson. A questo proposito esiste un progetto di grande importanza ed è quello relativo alla necessità di creare una rete cellulare che metta in comunicazione le diverse istituzioni di Difesa saudita. Questo progetto è coordinato da Saudi Telecom e dal ministro della Difesa saudita Khaled Biyari.

Se la Cina dovesse vincere questo contratto ciò le consentirebbe di accedere anche al settore dell’intelligence saudita e più esattamente a quello della presidenza della sicurezza di Stato e alla presidenza dell’intelligence generale.

Un altro progetto in cantiere è quello relativo alla costruzione di una rete ferroviaria che colleghi Jeddah a Riyadh, progetto noto come Saudi Landbridge Project. Questo partenariato pubblico-privato è guidato da un consorzio di una dozzina di società supervisionate da Saudi Railway Co. e dalla Chinese China Civil Engineering Construction Corp (Ccecc). Ma esiste un limite alla cooperazione tra la Cina e i sauditi ed è naturalmente relativo al nucleare: Washington infatti ha imposto a Riyad di non acquistare le centrali nucleari cinesi, nonostante entrambi i Paesi abbiano posto precise premesse per realizzare questa cooperazione.

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