Partiamo come di consueto dai fatti. Dal punto di vista politico, anzi dal punto di vista strettamente geopolitico, le recentissime dichiarazioni di James Jeffrey, inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, in un’intervista fatta non casualmente alla tv turca Ntv sono di estremo interesse perché dimostrano il ruolo rilevante che nella partita siriana ha giocato – e sta giocando – la presenza americana.
Infatti l’inviato speciale americano ha legittimato l’azione offensiva turca in Siria: “There the United States totally agrees with Turkey on the legal presence and justification for Turkey defending its existential interests against refugee flow and dealing with terror and finding a solution to the terrible Syrian conflict with the war criminal regime of President Assad. We understand and support these legitimate Turkish interests that have Turkish forces in Syria and specifically in Idlib”.
Non c’è dubbio che gli Stati Uniti intendono sostenere apertamente la Turchia non tanto perché la Turchia è un membro rilevante dell’alleanza atlantica, quanto perché il progressivo e graduale avvicinamento tra la Turchia e la Russia sul fronte militare e sul fronte energetico potrebbe certamente contenere la logica egemonica americana. Di conseguenza il sostegno degli Stati Uniti alla Turchia è certamente finalizzato a contenere la proiezione di potenza russa in Medio oriente e soprattutto è finalizzata a contrastare l’Iran.
Proprio Jeffrey d’altronde ha sottolineato: “Thirdly, we are both very concerned about the role of Russia in Libya and in Syria in general and in the Idlib offensive”.
Come in Libia, anche in Siria insomma i veri giocatori sono altri. Difficile tuttavia non sottolineare la problematicità di questa scelta americana: la Turchia ha infatti sostenuto e supportato sia i Fratelli musulmani che i jihadisti, ha posto in essere sinergie energetiche e militari con la Russia, ma soprattutto ha attuato una spregiudicata repressione anti-curdi, alleati americani nel contrasto al terrorismo islamico. Inoltre sia in Siria che in Libia l’uso da parte di Erdogan della galassia jihadista non farà altro che rafforzarne il ruolo. È verosimile che Siria e Libia svolgeranno un ruolo sempre più importante nel consolidamento dell integralismo islamico.