La centralità dell’Indo-Pacifico per la Francia, sulla quale ci siamo già soffermati precedentemente, è dimostrata anche dal fatto che l’attuale responsabile della sezione del servizio segreto francese della Dgse a Singapore e cioè Marc P. avrà come incarico quello di ricostruire in modo graduale la rete di agenti sotto copertura allo scopo di posizionare la Francia in modo più efficace.
L’attuale responsabile dell’area del Sudest asiatico del servizio segreto francese ha quasi trent’anni di servizio all’interno dell’intelligence e l’auspicio della Francia è quello di valorizzare questo nuovo baricentro geopolitico che è stato trascurato a causa della minaccia jihadista. Un altro aspetto che sottolinea l’importanza che l’Indo-Pacifico ha ormai all’interno della strategia francese: il direttore della Dgse Bernard Emié sta proficuamente collaborando con il ministro delle forze armate francesi Sébastien Lecornu. Sempre nel contesto dell’Indo-Pacifico l’attuale servizio segreto francese intende rendere più efficaci le stazioni presenti in Thailandia e nello stesso tempo quelle delle Filippine e dell’Indonesia, che si aggiungono alla presenza di agenti in Vietnam, in Cambogia e in Malesia.
I temi caldi per la Francia su questo scacchiere possono essere individuati in tre snodi fondamentali: la competizione Usa-Cina nella regione, la centralità dei metalli rari in Malesia e la presenza di ampie e pericolose reti islamiste in Indonesia e nelle Filippine.
Ritornando al ruolo che il nuovo responsabile dell’area del Sud-est asiatico dovrà avere, è necessario sottolineare che Marc P. dovrà collaborare in modo proficuo con l’ambasciatore Minh-Di Tang, un ex capo dipartimento per il Sudest asiatico presso il ministero degli Esteri francese che in precedenza ha ricoperto posizioni che si occupano di questioni di difesa e sicurezza. Non è escluso che ci possano essere frizioni tra il nuovo ambasciatore e il responsabile dell’intelligence francese. Questi contrasti non devono sorprendere, visto che proprio Marc P. aveva avuto contrasti con l’ex direttore della Dgse Bernard Emié sulla riforma del servizio.
Sul fronte della guerra Ucraina ci sono delle novità rilevanti dal punto di vista militare: parte della flotta Mirage 2000-9 di Abu Dhabi potrebbe essere utilizzata per effettuare una prima consegna di aerei da combattimento francesi in Ucraina. L’Ucraina infatti auspica di poter ottenere 40 dei 70 aerei costruiti dall’industria militare francese Dassault di proprietà dell’aeronautica degli Emirati.
Da fonti di intelligence francesi sappiamo che il presidente degli Emirati Mohamed bin Zayed Al Nahyan vorrebbe vendere la sua flotta di Mirage 2000-9 sul mercato di seconda mano. Quali sarebbero i due mercati possibili? L’Indonesia sarebbe interessata ad acquistarli, come dimostra il fatto che l’attuale ministro della Difesa indonesiana, e cioè Prabowo Subianto, sta cercando di rafforzare l’aviazione del suo Paese. Ma anche la Grecia è interessata, perché vorrebbe 36 aerei soprattutto in funzione di deterrenza anti-turca.
Ritornando all’Ucraina, non dobbiamo dimenticare che la Francia dovrà necessariamente addestrare i piloti di caccia ucraini. Questo addestramento è fondamentale per consentire loro di pilotare i Mirage. Il quadro politico per l’operazione è stato stabilito all’inizio di febbraio, quando il ministro della Difesa ucraino Oleksi Reznikov ha visitato Parigi. Ma esiste sottotraccia un aspetto altrettanto rilevante sul piano politico: se, infatti, gli aerei francesi di proprietà degli Emirati arriveranno in Ucraina, il sostegno politiche militare degli Eau all’Ucraina sarà a questo punto evidente nonostante il fatto che fino a questo momento gli Eau abbiano assunto un atteggiamento cauto a causa dei loro stretti legami con la Russia.
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