Il 30 giugno 1948 fu siglato un accordo bilaterale in materia crittografica tra Francia e Stati Uniti. Contrariamente al piano Marshall, di cui l’Assemblea nazionale discuteva nello stesso periodo, si trattava di un sostegno alle strutture di intercettazione francesi negli Stati Uniti, il che rendeva la Francia una “terza parte” rispetto all’accordo bilaterale sull’intelligence di intercettazione del 5 marzo 1946 tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e gli Stati del Commonwealth (BRUSA) e prima che l’Alleanza atlantica fosse considerata tale.
All’origine di questo collegamento c’era il colonnello Gustave Bertrand, l’uomo che aveva dotato prima della guerra la Francia dell’Enigma tedesco. Il dato significativo riguarda il fatto che l’ufficiale francese aveva stretti rapporti con il giovane e brillante James Angleton. Direttore aggiunto dello SDECE (1948-1950), Bertrand fu uno di quegli ufficiali che riuscì a tessere dei buoni rapporti con i servizi segreti europei e non solo. Ad esempio fu proprio lui che riuscì a siglare un accordo di collaborazione con il responsabile della BND tedesca Reinhard Gehlen tramite i servizi svizzeri. Tuttavia, nonostante la sua abilità nel costruire legami istituzionali e personali con i responsabili dei servizi segreti europei e non, i servizi di sicurezza sono costantemente e intrinsecamente in competizione tra loro, come dimostra un avvenimento di grande rilevanza accaduto nel 1964.
Nel giugno 1964 il Government Communications Headquarters (GCHQ) britannico – il servizio che si occupa di intercettare le comunicazioni – scoprì che il suo omologo francese, il GIC, aveva messo sotto sorveglianza il sistema ultramoderno di comunicazione installato dalla National Security Agency (NSA) tra Washington, Parigi e Londra. Questa rottura spinse il servizio segreto francese, che allora si chiamava SDECE, a sviluppare la propria rete di intercettazione elettromagnetica a partire dalle risorse del suo Servizio tecnico di ricerca con l’aiuto del BND.
L’uscita della Francia dal BRUSA, precedentemente a quella delle strutture militari integrate (politiche) dell’Alleanza atlantica (1966-1995), non interruppe i legami della sua comunità di intelligence con i servizi anglosassoni. Lo SDECE fu screditato da rivelazioni e tradimenti e questo clima perdurò fino all’arrivo di Alexandre de Marenches alla direzione generale (1970).
Le relazioni tra i servizi all’estero, come in Francia, si creavano, si consolidavano oppure venivano meno. Tutto ciò naturalmente dipendeva da innumerevoli variabili di natura politica, ma anche di natura personale relative ai singoli direttori responsabili.
In Francia la rivalità fra lo SDECE e il DST, che si occupava dello spionaggio interno, è un dato di fatto e proprio durante gli anni della guerra fredda la rivalità fra i due servizi segreti francesi determinerà degli importanti cambiamenti a livello di collaborazione con i servizi segreti alleati. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna diffidavano dello SDECE e preferirono costruire relazioni di collaborazione con il DST. Venne infatti a crearsi una collaborazione tra l’intelligence francese interna, cioè la DST, l’OSS americana e in particolare con Angleton e l’MI-5 cioè il servizio segreto britannico, nella figura di Peter Wright, Assistant Director del MI-5. Incaricato del controspionaggio, quest’ultimo permise nel 1965 alla DST di accedere al Progetto Venona, nato per intercettare i messaggi crittografati sovietici tra il 1942 e il 1945. La DST beneficiava anche delle relazioni instaurate con i suoi omologhi stranieri: Sûreté de l’État (Belgio), Bundespolizei (Svizzera), Binnenlandse Veiligheidsdienst (Paesi Bassi), Segunda Bis (Spagna).
Questi legami rimasero informali fino a quando il decreto del 22 dicembre 1982 autorizzò la DST ad “assicurare le necessarie relazioni con altri servizi o enti, nazionali o stranieri”. Da quella data, la DST poteva aprire antenne all’interno delle ambasciate, al pari del servizio di intelligence estero. A tale proposito poco conosciute sono le relazioni fra i francesi e gli israeliani. Durante la seconda guerra mondiale la collaborazione fra gli israeliani e la Francia permise di fare fuggire molti ebrei dalla Germania e dall’Austria verso il Sudamerica. Questa collaborazione fu anche possibile grazie all’amicizia che legava Roger Wybot, direttore della DST francese, con André Blumel, membro del gabinetto del ministro dell’Interno nel 1944-1946 e noto militante sionista.
Da questa preistoria (1947-1948) datava la relazione che si stabilì informalmente per volontà dei ministri dell’Interno successivi Édouard Depreux (1946-1947) e Jules Moch (1947-1950). E così naturalmente, la DST in collaborazione con il Mossad smascherò Lucjan Levi, agente di penetrazione polacco all’interno dello Shin Bet, il servizio israeliano di intelligence interna.
Un secondo collegamento si sviluppò a partire dall’agosto 1953. Era legato alla ricerca di mercati per l’industria militare francese. Questa funzione spettava all’EMGDN/SGDN, avendo come rappresentanti gli attachés della difesa. Inevitabilmente, destinatario dei loro rapporti, il Centre d’exploitation du renseignement (CER) fu messo in relazione con la sezione di intelligence dell’esercito israeliano (Agaf HaModi’in, Aman), a cui apparteneva il capo della missione d’acquisto israeliana, Yosef Nahmias. Quando il Quai d’Orsay si oppose a qualsiasi vendita di materiale francese a favore di Israele, per preservare i mercati siriano ed egiziano, nel giugno 1955, il presidente del Consiglio Edgar Faure ordinò la fine delle vendite alla Siria e all’Egitto e incoraggiò a rispondere alle aspettative israeliane.
Quanto finora descritto dimostra alcune costanti della storia dei servizi segreti europei e non.
In primo luogo illustra una rivalità interna tra i due servizi segreti francesi, che in alcuni casi ha certamente influito sulle relazioni esterne con gli altri servizi segreti come per esempio quello americano e inglese. Queste tensioni interne possono – ieri come oggi – alterare o comunque ostacolare le collaborazioni esterne e quindi influenzare le strategie di intelligence.
In secondo luogo le collaborazioni con i servizi di sicurezza possono spesso portare a frizioni soprattutto con alleati che si consideravano stretti o affidabili.
In terzo luogo la storia di servizi di sicurezza è fatta anche dalle singole persone, come per esempio Gustave Bertrand e Alexandre de Marenches. Le loro relazioni personali con i loro omologhi hanno certamente segnato in modo profondo la prassi operativa dell’intelligence.
Ma vi sono naturalmente anche decisioni di natura politica. Per esempio le decisioni prese dal presidente del consiglio Edagar Faure riguardo alla vendita di armi hanno certamente avuto un impatto significativo sull’operazione di intelligence e sulle relazioni internazionali, dimostrando come la politica interna possa influenzare direttamente le strategie di sicurezza nazionale.
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