Sembra che l’ufficio del procuratore austriaco per gli affari economici e la corruzione (Wksta) abbia completato il 3 ottobre la sua accusa di 80 pagine nel caso che ha coinvolto l’ex capo dell’intelligence siriana Khaled Al Halabi, che ha ricevuto asilo politico in Austria. Nello specifico la Open Society Foundations e altre Ong accusano Al Halabi di avere commesso crimini contro l’umanità mentre era a capo della direzione generale della sicurezza della Siria.



Non dovrebbero essere pochi i funzionari dei servizi di sicurezza a testimoniare su questo delicatissimo e drammatico argomento. Da fonti giornalistiche americane si evince che l’elenco dei testimoni non dovrebbe contenere funzionari stranieri ma prevalentemente austriaci e fra questi l’ex capo del controspionaggio Bernhard Pircher e Peter Gridlin, capo del servizio di intelligence ormai defunto, il Bvt.



Tuttavia, la Dgsi e la Dgse della Francia e il Mossad israeliano sono strettamente coinvolti nell’affare Al Halabi dall’inizio alla fine, come ha riferito un articolo del New Yorker l’anno scorso. Al Halabi è stato in contatto con la Dgse ad Amman dal 2013. È stato trasferito in segreto in Francia dove ha chiesto asilo. Ma quando si è venuto a sapere che la Francia avrebbe avuto intenzione di concederglielo, l’asilo è stato immediatamente rifiutato ed ecco perché il servizio segreto israeliano ha negoziato il suo trasferimento in Austria attraverso il suo omologo e cioè il Bvt. Nello specifico sarebbe entrato in Austria attraverso la Germania nel 2015.



La legittimità di questa operazione che è stata denominata dal servizi di sicurezza con il nome in codice White Milk è stata oggetto di aspre discussioni. D’altra parte i servizi di sicurezza austriaci erano già sotto forte pressione politica. Poco dopo che Al Halabi è arrivato a Vienna, le commissioni parlamentari hanno incominciato a indagare per fare luce sulla vicenda parallelamente alla stampa al punto che il Bvt è stato chiuso nel 2021.

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