Al crocevia tra Europa e Africa, snodo strategico nel cuore del Mediterraneo, con notevoli riserve di materia prima, si trova il Maghreb.
Non sorprende quindi che la presenza e l’influenza della Repubblica popolare cinese stiano crescendo nella regione. Nell’era della Nuova Via della Seta, attraverso la quale la Cina porta in essere la sua proiezione di potenza a livello globale, non possiamo non sottolineare il profondo cambiamento posto in essere dalla Cina nei confronti del Maghreb.
Se fino a circa due decenni fa queste relazioni erano finalizzate a creare un’alleanza di natura ideologica per combattere l’Occidente e il suo imperialismo, l’attuale pragmatismo cinese ha preso il sopravvento e l’equilibrio si è invertito accelerando gli scambi commerciali.
A partire dal 2000 la Cina ha attuato una moltitudine di trattati bilaterali di investimento con gli Stati del Maghreb. Sono i loro contenuti che avviano il passaggio dalle relazioni politiche alle relazioni commerciali, che osserviamo studiando gli scambi tra la Rpc e il Maghreb. Non è quindi un caso che il giorno dopo una visita in 6 paesi africani nel 1996, Jiang Zemin espresse la speranza che le società pubbliche cinesi iniziassero ad esportare; proprio per questo nello stesso anno fu firmato un trattato di investimento con l’Algeria sulla scia di quello firmato nel 1995 con il Marocco. Allo stesso modo nel 2004, a seguito della creazione del Mofcom nel 2003 (ministero del Commercio cinese), abbiamo assistito alla firma di un trattato simile con la Tunisia.
Ma è certamente l’Algeria il partner storico della Rpc nel Maghreb: concentra infatti quasi la metà delle esportazioni della regione con 7,6 miliardi di dollari nel 2016, molto di più del Marocco con i suoi 3 miliardi ed è il principale partner economico del Paese. L’industria delle costruzioni è particolarmente sviluppata, con la realizzazione di progetti faraonici come l’autostrada est-ovest, la grande moschea di Algeri, ecc. Tuttavia, la Cina si sta gradualmente allontanando dall’Algeria a favore del Marocco. Per spiegare questa tendenza possiamo invocare l’instabilità politica algerina, all’indomani della partenza del presidente Bouteflika in opposizione alla stabilità e alla coerenza religiosa e politica proposte dal re Mohammed VI. In linea di massima la Cina ha un Fdi (investimento diretto estero) molto basso nel Maghreb ma può contare su una presenza molto forte nel campo dei servizi.
Dal punto di vista culturale, aumentano gli scambi con l’apertura degli istituti Confucio, l’organizzazione di un gran numero di conferenze e scambi accademici. La Rpc ha un approccio amichevole, apparentemente centrato sulla vicinanza dei paesi nella loro emancipazione dall’Occidente e con l’attuazione di una partnership vincente. Non sorprende che 4 dei 5 paesi del Maghreb abbiano manifestato interesse per il progetto Nuove Vie della Seta. Da un punto di vista strategico, l’istituzione della Rpc nel Maghreb ha senso poiché rappresenta un solido punto d’appoggio alle porte dell’Europa, è un partner con una forte influenza politica in Africa, è un canale di distribuzione sia in Europa che in Africa subsahariana (presenza dei principali porti Tangeri, Cherchell), ha un mercato potenziale di 100 milioni di abitanti, una manodopera qualificata a buon mercato e soprattutto possiede materie prime (petrolio, gas naturale, ferro, fosfato).
L’apertura di rotte commerciali è attualmente allo studio. Le merci dovrebbero arrivare dal Canale di Suez alla costa del Maghreb con due direttrici: la prima che da Algeri attraversa l’Algeria, Tamanrasset e termina a Lagos. La seconda, più probabile, seguirà le coste del Mediterraneo fino al porto di Tangeri e da lì utilizzerà il corridoio mauritano per raggiungere l’Africa subsahariana e la sua vicinanza geografica per rifornire l’Europa. Questa posizione geografica del Marocco, tra Africa ed Europa, la sua capacità di fornire una forza lavoro qualificata e poco costosa, le sue infrastrutture e logistica, nonché la sua stabilità nella regione possono spiegare l’interesse della Cina a scapito dell’Algeria.
Allo scopo di illustrare in modo più chiaro quanto poc’anzi affermato riteniamo opportuno rivolgere la nostra attenzione proprio all’Algeria.
Per molto tempo è stato il nuovo porto di Cherchell in Algeria, operativo nel 2021, a fungere da punto di collegamento per le esportazioni cinesi dall’Africa. Ma poi il porto di Tangeri-Med è diventato il perno attorno al quale la Cina intende gravitare.
Perché? Il porto di Tangeri è il terzo al mondo in termini di connettività dietro Shanghai e Panama. Infatti ciò che interessa la Cina nel contesto attuale è di poter ridistribuire le merci a livello globale. Il Marocco è la seconda piattaforma portuale africana (39a al mondo) ben davanti all’Algeria che è al 91esimo posto ma dietro al Sudafrica. Quando osserviamo l’indice di connettività, definito dall’Unctad che mira a “situare il livello di integrazione di un Paese nella rete mondiale di trasporto marittimo esistente”, il Marocco si piazza al 12esimo posto. Quando si aggiunge la connettività bilaterale, il Marocco, grazie al porto di Tangeri, si piazza al primo posto africano con indice raddoppiato rispetto al suo concorrente sudafricano (65 contro 37).
Il regno di Shereef ha altri vantaggi rispetto ai suoi vicini, a cominciare dal suo re. Considerato un riformatore e molto più apprezzato di suo padre Hassan II, Mohammed VI rappresenta una figura autorevole sia sul piano religioso che politico. Vettore di quello che alcuni chiamano un islam illuminato, essendo riuscito a limitare i movimenti radicali, propone una nuova direzione in Marocco. Per questo si basa sulla ricchezza a disposizione del paese: manodopera a basso costo, materie prime disponibili come il fosfato necessario per la produzione di fertilizzanti che alimentano l’agricoltura e una maggiore industrializzazione rispetto ai suoi vicini. Sono tutte queste ragioni che spingono il Regno di Mezzo a considerare con forza il Marocco come suo nuovo partner privilegiato nel Maghreb. Ebbene, la nuova strategia cinese in Africa di cui abbiamo discusso più volte su queste pagine sta oramai profondamente ridimensionando l’influenza europea in Marocco e in tutto il Maghreb. Proprio per questa ragione l’Europa deve riuscire a mantenere il suo potere in questa parte del mondo, altrimenti si ritroverà tagliata fuori dal continente africano, continente cruciale dal punto di vista economico e politico.