Una collaborazione dal punto di vista militare sancita con tanto di comunicato ufficiale da parte del ministero della Difesa cinese. Pechino e Mosca si dicono pronte addirittura “a difendere la giustizia nel mondo”, evocando forse la metafora dei gendarmi del pianeta che a volte viene utilizzata per descrivere il ruolo strategico degli USA a livello mondiale. La cooperazione tra Russia e Cina Popolare, spiega Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del Collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation, potrebbe essere stata pensata come contraltare dell’Alleanza Atlantica, per offrire servizi di peacekeeping, come forza di interposizione in scenari di conflitto.
Cinesi e russi hanno annunciato la loro collaborazione a livello militare “pronti a difendere la giustizia nel mondo”. Cosa vogliono fare?
Potrebbero voler realizzare, almeno a parole, il contraltare della NATO, classificarsi come forza di interposizione tra due ipotetiche fazioni in caso di conflitto, offrire servizi di peacekeeping. Non in Ucraina ma, per esempio, in Israele, qualora mai ci fosse da controllare una buffer zone con i palestinesi. Difficilissimo se non impossibile, ma comunque un sistema per far parlare di sé e creare l’idea di un’alternativa all’Alleanza Atlantica. Vogliono accreditarsi come una forza di pace e democrazia. Certo, è curioso che lo facciano due autarchie come queste, ma tant’è.
In un comunicato del Dipartimento della Difesa cinese si parla di una collaborazione con Mosca dal punto di vista delle comunicazioni strategiche e del coordinamento, ma poi Pechino si straccia le vesti se viene accusata di fornire armi ai russi. Tra i due Paesi è già in atto un’alleanza militare?
Un’alleanza vera e propria no, ma un accordo di reciproco supporto sì. Quando la Corea del Nord, ad esempio, ha fornito le munizioni alla Russia da utilizzare per la guerra in Ucraina, le stesse, quantomeno, devono essere passate sul territorio cinese. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha dichiarato dopo l’incontro bilaterale con i cinesi che devono smetterla di aiutare militarmente la Russia. Se l’America insiste su questo fatto significa che hanno buone informazioni. È plausibile che ci sia un aiuto diretto soprattutto nella logistica.
Perché gli USA non rendono pubbliche le prove delle forniture di armi ai russi?
Credo per non dare la possibilità di scoprire le fonti che danno le informazioni. Probabilmente hanno foto satellitari e notizie sui movimenti di mezzi pesanti sul territorio. Non c’è bisogno, comunque, di provare al mondo quello che è palese. Se i cinesi fanno delle esercitazioni che servono a sviluppare procedure operative comuni, già vuol dire che c’è un accordo anche a livello militare. Le attività che vengono svolte insieme sono dichiarate da entrambe le parti.
La Cina Popolare accusa gli USA di volere creare una sorta di NATO anche nell’area dell’Asia e del Pacifico, è così?
In questa parte del mondo c’è già l’AUKUS (Australia, Regno Unito e Stati Uniti), un accordo per lo sviluppo di alcuni sommergibili e il controllo del Pacifico. Gli USA sono in ottimi rapporti con Sud Corea e Giappone, Paesi con i quali svolgono regolarmente delle esercitazioni, soprattutto navali. L’Italia stessa sta inviando unità della Marina militare nell’area per esercitazioni comuni. L’Occidente tende a collaborare con alcuni Stati dell’Indo-Pacifico per affermare la “democrazia” dell’area. Tutto ciò che va in questa direzione è interpretato da Pechino come una minaccia alla sua supremazia regionale.
È un’esagerazione dire che gli americani vogliono realizzare una versione asiatica dell’Alleanza Atlantica?
Non è imminente, ma in futuro si può anche pensare che la vogliano realizzare. In questo momento, con la guerra in Ucraina e i problemi nel Mediterraneo, non è ipotizzabile. Per spostare la gravitazione americana nell’Indo-Pacifico bisognerebbe prima risolvere queste situazioni.
Per diversi analisti però in realtà la priorità americana è proprio il confronto con la Cina Popolare, che si sviluppa principalmente nell’Indo-Pacifico. Alla fine, quella diventerà, se non lo è già, la questione geopolitica centrale per gli Stati Uniti?
Se il governo americano, quello che uscirà vincente dalle elezioni di novembre, deciderà che la gravitazione strategica americana deve spostarsi verso l’Indo-Pacifico, a quel punto è possibile che i rapporti con Paesi come Giappone, Sud Corea, Filippine, diventino ancora più stretti. Ora però gli USA devono occuparsi delle guerre in atto, sia del sostegno a Kiev, sia a Israele, vittima degli attacchi terroristici di Hamas, degli Hezbollah dal Libano e degli Houthi dallo Yemen. Nell’Indo-Pacifico gli scenari, per il momento, sono solo pericolose ipotesi. Realizzare, mettere per iscritto un accordo militare tipo NATO fra Paesi dell’area più forte di quello che c’è (perché c’è già un’intesa di massima di mutuo soccorso) è un esercizio diplomatico complesso da fare in questo momento.
È comunque un pensiero che gli USA hanno in mente?
Lo hanno sicuramente, ma c’è un tempo per tutto.
L’alleanza tra Cina Popolare e Russia è una conseguenza anche della guerra in Ucraina? Anche per questo non era meglio trovare una soluzione diplomatica che evitasse la guerra con Kiev?
Quella tra Russia e Cina Popolare per il momento non è un’alleanza, ma una cooperazione strategico-militare-politica. Gli eventi in Ucraina potrebbero avere accelerato questo processo, che comunque poteva svilupparsi lo stesso anche senza il conflitto Kiev-Mosca.
Russia e Cina potrebbero aggregare qualcun altro in questa cooperazione?
Sicuramente hanno già aggregato la Bielorussia e, nell’area, possono avere come non antagonista la Nord Corea. Non credo invece che si allarghino all’Iran.
La cooperazione russo-cinese è assodata anche dal punto di vista economico. Il Wall Street Journal parla di una “shadow economy”, un’economia ombra nella quale si aggirano le sanzioni occidentali contro la Russia. Quanto può incidere?
Più si sviluppano le relazioni commerciali tra i Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, nda) e più avrà futuro anche questa cooperazione. La Russia è ricca di materie prime e delle fonti di energia che servono alla Cina Popolare per sostenere il suo sistema industriale.
Un punto di riferimento anche per una possibile “alleanza” militare di Pechino e Mosca con questi Paesi?
Un’alleanza militare no. Quella della Cina Popolare con l’India, per esempio, non credo sia possibile, ma dal punto di vista economico i rapporti possono essere migliorati: già ora in Russia si accettano pagamenti con le rupie indiane.
(Paolo Rossetti)
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