Dopo la Libia, la crisi del Nord Africa si allarga all’Algeria, il più esteso Stato africano che dispone anch’esso di importanti giacimenti di petrolio. Da più di un anno il paese è attraversato da sommovimenti sociali che hanno portato alla cacciata dello storico presidente e della sua “corte”, che avevano depredato il paese delle sue ricchezze petrolifere. Adesso la crisi economica ha toccato livelli tali che l’Algeria ha bisogno di aiuti esterni, ma, come spiega il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica, “ha rifiutato quello del Fondo monetario internazionale perché impone condizioni stringenti da un punto di vista politico e sociale. Il paese è tentato dagli aiuti cinesi, che tuttavia sono anch’essi condizionati da richieste stringenti sotto il profilo finanziario in merito al debito”. Insomma, con il vuoto di potere che potrebbe verificarsi presto in Libia, la Cina potrebbe affacciarsi presto sulle coste del Nord Africa.



L’Algeria ha rifiutato l’aiuto del Fmi e guarda alla Cina. In Libia la Russia cerca di posizionarsi, mentre la stessa Cina guarda con interesse alla nostra ex colonia, dove, una volta sconfitto Haftar, si formerà un assetto del tutto nuovo. Cosa sta succedendo sulla sponda sud del Mediterraneo?

La Cina guarda a tutti i paesi che dispongono di riserve petrolifere, di conseguenza la Libia, il paese nordafricano con le maggiori riserve, è oggetto di un particolare occhio di riguardo. La Cina non impone condizioni stringenti da un punto di vista politico e sociale, come fa il Fondo monetario internazionale, ma pone condizioni stringenti dal punto di vista finanziario in merito al debito.



Ci spieghi.

È la cosiddetta trappola del debito, che parecchi paesi dell’Asia orientale e centrale hanno già subìto. A un certo punto non riescono più a far fronte al debito e allora devono cedere su altri aspetti come gli asset strategici, favorendo così l’espansione globale dell’economia cinese.

L’Algeria è però ex colonia francese. Come risponderà Parigi?

La Francia ha rapporti storicamente influenzati da quella terribile guerra di liberazione che gli algerini si ricordano bene: un milione di morti sull’allora popolazione di dieci milioni di abitanti. Una guerra di decolonizzazione molto pesante, a differenza di quanto accaduto nell’Africa centrale francese, dove Parigi ha concesso l’indipendenza senza ricorrere alla guerra.



Ma Francia e Algeria non hanno nessun tipo di rapporto oggi?

Hanno alcune collaborazioni, ma meno strette di quanto ne abbiano le repubbliche del Sahel con la Francia.

Se Haftar, come sembra, dovesse essere sconfitto, che assetto ne scaturirebbe in Libia?

Bisogna vedere come reagiscono i paesi del Golfo, che hanno fondi sovrani un po’ ovunque. Potrebbero intervenire in Algeria, come sono intervenuti in Marocco, in Libia e in Giordania. Bisogna anche vedere fino a che punto il fronte laico algerino, che è costituito soprattutto dalle forze armate, potrà tenere rispetto al fondamentalismo, che poi tanto non è quanto piuttosto una forma di islamismo soft, che potrebbe essere sostenuto dalla Turchia, galvanizzata dai successi ottenuti in Libia.