In risposta all’eliminazione di soldati turchi da parte di Assad, l’11 febbraio Ankara avrebbe eliminato un centinaio di membri dell’Esercito arabo siriano.

A sostegno di questa azione, Erdogan ha detto chiaramente che colpirà le forze governative siriane “ovunque” se un altro soldato turco sarà ferito e potrebbe usare la potenza aerea se necessario.



Queste sono le dichiarazioni che il presidente turco ha rilasciato al parlamento di Ankara il 12 febbraio. Inoltre ha sottolineato che la Turchia è determinata a entrare nella zona nord-occidentale di Idlib entro la fine di febbraio. Qualunque strumento militare, sia aereo che terrestre, sarà utilizzato per costruire questo obiettivo. A tale proposito non dimentichiamoci che la Turchia ha istituito 12 posti di osservazione nell’ultima roccaforte dei ribelli in Siria nell’ambito dell’accordo di Sochi del 17 settembre 2018, con la Russia che sostiene il presidente siriano Bashar al-Assad.



Proprio allo scopo di consolidare la sua posizione, durante questo mese la Turchia ha riversato migliaia di truppe e convogli di veicoli militari attraverso il confine di Idlib, inclusi carri armati, mezzi corazzati per il trasporto del personale e attrezzature radar, per rafforzare le sue attuali posizioni militari.

Parallelamente a questa azione offensiva sullo scacchiere siriano, il periodico greco Ekathimerini ha riferito che due aerei caccia F16 della Turchia il 12 settembre si sono ancora una volta introdotti nello spazio aereo della Grecia senza  l’autorizzazione di Atene, sorvolando l’isola di Farmaco, l’isolotto di Lisso e  Gaidaro, nel Sud dell’Egeo. Altri due sorvoli erano stati infatti compiuti il 16 e il 22 gennaio.



Superfluo osservare che questi sorvoli sono volti ad attuare una strategia di dissuasione in relazione alla controversia relativa alle trivellazioni della Turchia al largo delle coste di Cipro.

Lo strumento militare viene dunque spregiudicatamente usato per costringere l’avversario alla trattativa secondo gli interessi nazionali turchi.

In altri termini, sia nel Mediterraneo che nel teatro libico e mediorientale lo strumento militare viene utilizzato da Ankara in modo flessibile e calcolato allo scopo di perseguire la propria proiezione di potenza.