Uno dei maggiori studiosi americani ha avuto recentemente modo di redigere un lungo e dettagliato report sulla penetrazione cinese in America Latina per conto del centro per gli studi strategici e internazionali di Washington. Si tratta dell’analista Evan Ellis, docente di Studi sull’America Latina presso il War College.
L’impegno militare è una parte importante e ufficialmente riconosciuta delle crescenti interazioni tra la Repubblica popolare cinese (Rpc) e l’America Latina e i Caraibi. I White Paper della politica cinese del 2008 e del 2016 nei confronti dell’America Latina, così come il White Paper sulla strategia di difesa della Cina del 2015, definiscono tutte le attività militari e di sicurezza come una componente importante, se non necessariamente la principale, dell’impegno globale della Cina nella regione.
Le attività economiche della Cina in America Latina eclissano probabilmente le attività militari, sia in termini di risorse e persone coinvolte, sia in termini di attenzione data attraverso i discorsi e le interazioni ufficiali del governo. Questa focalizzazione economica non dovrebbe distrarre dal fatto che le attività del settore della sicurezza sono parte integrante dell’impegno multidimensionale della Cina nel perseguimento dei suoi obiettivi strategici, sia nella regione che globalmente.
L’obiettivo principale della Rpc è la creazione di uno Stato prospero e sicuro. In termini economici, il raggiungimento di questo obiettivo implica la costruzione di un’economia forte e diversificata, completata da solide relazioni commerciali con il resto del mondo. Raggiungendo posizioni dominanti, le aziende cinesi cattureranno porzioni significative del valore aggiunto nelle catene di approvvigionamento globali, asset strategici, dando alla Cina in tal modo accesso ai mercati e determinando indubbi vantaggi per le aziende cinesi e per il popolo cinese.
La Rpc sta costruendo questa posizione strategica con mezzi fondamentalmente mercantilisti, concentrandosi sul controllo delle industrie estrattive e di altri settori nell’economia globale, per ottenere sia la sicurezza dell’approvvigionamento che l’accesso al mercato. Poiché la circolazione delle merci è parte integrante dell’economia globale, un elemento critico dell’approccio cinese è il controllo dei nodi di trasporto, delle rotte e delle infrastrutture di supporto.
L’iniziativa cinese Belt and Road è stata lanciata per la prima volta nel 2013 ed estesa all’America Latina nel 2018. Coerentemente con il suo concetto di “Via della seta”, riflette la visione mercantilista contemporanea di costruire e ristrutturare le infrastrutture globali – inclusi trasporti, elettricità, telecomunicazioni e finanza – per facilitare flussi commerciali favorevoli e trasferimenti di ricchezza dalla periferia globale al centro.
Sebbene il concetto strategico per il progresso globale della Rpc rifletta fortemente il suo mercantilismo, esso coesiste con altri obiettivi. Questi includono l’isolamento e l’eventuale reincorporazione di Taiwan e la spinta a influenzare le istituzioni per impedire loro di adottare posizioni pregiudizievoli per la Rpc, sia su scala globale, come con le Nazioni Unite e la Banca interamericana di sviluppo, sia su scala regionale, come nella Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac) e dei Brics (cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, le cinque economie emergenti con una significativa influenza regionale).
Gli obiettivi della Cina includono inoltre l’assistenza a partner come il regime populista di sinistra in Venezuela, nell’interesse di facilitare un mondo multipolare che supporti il continuo progresso commerciale della Cina e metta in crisi la posizione del suo rivali, come gli Stati Uniti.
Uno degli obiettivi economici e strategici della Rpc è costruire solide relazioni a tutto tondo con i Paesi della regione, obiettivo che include la creazione di legami con le forze armate latinoamericane. La vendita di armi e altre interazioni con i partner latinoamericani, come la condivisione della tecnologia e la risoluzione delle prestazioni dei prodotti e dei problemi di supporto, aiutano l’esercito cinese (Esercito popolare di liberazione, Epl) a migliorare la qualità e la funzionalità delle sue armi e dei suoi sistemi militari in una vasta gamma di contesti globali.
Tali vendite e supporto costruiscono e rafforzano anche relazioni a lungo termine con le forze armate latinoamericane. Queste relazioni non si basano semplicemente sulle vendite ma sono rafforzati dalla continua manutenzione, addestramento e altre interazioni che coinvolgono attrezzature militari, nonché dalle opportunità che tali interazioni creano per espandere l’impegno dell’Epl con le nazioni partner in altre aree, compresi gli scambi istituzionali e l’istruzione militare professionale (Pme).
Ciò supporta l’obiettivo strategico della Cina di operare come forza globale. Inoltre questi scambi, in combinazione con l’ospitare ufficiali militari latinoamericani nella Rpc per visite ufficiali o attività di addestramento e Pme, creano opportunità per l’intelligence cinese di raccogliere informazioni e potenzialmente compromettere i funzionari delle nazioni partner, fornendo materiale per supportare in futuro operazioni nella regione o in qualsiasi ambiente in cui la Cina possa incontrare militari latinoamericani, sia come partner che come oppositori.
Tuttavia l’approccio della Cina all’America Latina è molto articolato e complesso ed è molto lontano da quello di natura bipolare che si ebbe durante la guerra fredda tra Urss e America Latina. Attualmente non esiste una chiara divisione in America Latina e Caraibi tra i paesi che si impegnano militarmente con la Rpc rispetto a coloro che si impegnano con l’Occidente. L’attuale strategia cinese nasce probabilmente dal fatto che la Cina vuole evitare alleanze militari formali e vuole evitare di associarsi a posizioni ostili agli Stati Uniti. In effetti, la Cina ha evitato esplicitamente di “prendere posizione”, anche quando vi sono state posizioni anti-Usa da parte di regimi come quello di Hugo Chavez e poi di Nicolas Maduro in Venezuela, che hanno cercato di avvicinare la Cina.
La Rpc non ha, fino ad oggi, cercato di stabilire basi militari permanenti in America Latina, anche se secondo alcuni analisti potrebbero nascondersi sotto forma di infrastrutture portuali a società cinesi come a Panama o il porto di La Unión in El Salvador. Tale cautela nelle immediate vicinanze degli Stati Uniti è coerente con la riluttanza della Rpc a riconoscere anche il carattere militare del suo unico attuale impianto portuale militare straniero, che si trova a Gibuti, in Africa. Inoltre la mancanza di allineamenti ideologici forti e coerenti tra la Repubblica popolare cinese e i governi latinoamericani complica ulteriormente l’idea di tracciare una chiara dicotomia tra gli Stati che si impegnano militarmente con la Repubblica popolare cinese e quelli che non lo fanno.
(1 – continua)