Se indubbiamente non è possibile, almeno allo stato attuale, parlare di una svolta nel conflitto siriano tra la Turchia e la Russia, la recente notizia secondo la quale gli Stati Uniti, dietro richiesta turca, potrebbero porre in essere sul confine turco-siriano le batterie di missili Patriot costituisce certamente una novità di rilevanza geopolitica.



In primo luogo perché il sistema Patriot permetterebbe di limitare la proiezione offensiva russa consentendo quindi alla Turchia di potersi confrontare secondo una logica di parità strategica.

In secondo luogo, ammettendo per ipotesi che gli Stati Uniti accettassero tale richiesta, ciò consentirebbe agli Usa non solo di aumentare la conflittualità tra Turchia e Russia, ma soprattutto costituirebbe da parte degli Usa la possibilità di impedire che la Siria possa essere egemonizzata dalla Russia.



Inoltre la richiesta turca agli Usa non costituisce una contraddizione sotto il profilo strategico, ma dimostra al contrario la flessibilità della strategia turca. Lo dimostra il fatto che il ministro degli Esteri di Ankara ha confermato l’operatività del sistema S-400 russo in tempi brevi.

Proprio per questa ragione è verosimile che l’epilogo del conflitto siriano tra Turchia e Russia si concretizzerà in una spartizione in sfere di influenza tra la Turchia e la Russia. A proposito degli attuali contrasti politici tra Russia e Turchia dobbiamo sottolineare come da un punto di vista strettamente storico i rapporti non sono stati sempre caratterizzati da una conflittualità politica.



Infatti, a partire dal 2004 la Turchia ha cominciato a consolidare i suoi rapporti con la Russia e proprio per questo il ministro degli Esteri turco ha posto in essere una stretta collaborazione con la Russia nel campo della lotta al terrorismo; in cambio la Russia domandò alla Turchia di attuare una strategia repressiva nei confronti dei gruppi ceceni che avevano aperto uffici di rappresentanza presso Istanbul. Questa partnership strategica si rivelò efficace, come dimostra il fatto che la Turchia chiese – e ottenne – assistenza per boicottare il Pkk. Inoltre i due viaggi compiuti tra il 2004 e 2005 dal presidente Putin e da Erdogan servirono per stringere una partnership nel settore energetico. In primo luogo fu un incontro decisivo che servì per progettare l’oleodotto Sansun-Ceyhan e la sua gestione da parte di due compagnie russe e cioè la Transneft e Rosneft con la partecipazione di Eni.

In secondo luogo nel 2011 fu stabilita un’intesa per il gasdotto South Stream. L’importanza di questo accordo era anche relativo alla possibilità di consentire alla Russia uno sbocco sul Mediterraneo proprio tramite la Turchia. A partire dal 2005 gli scambi commerciali con Mosca furono molto rilevanti soprattutto nel settore tessile e commerciale. Inoltre nel 2010 venne sottoscritto un accordo tra la Turchia e la Russia per la costruzione di una centrale nucleare a Mersin.

Sarà tuttavia la questione siriana a costituire motivo di contrasto tra la Russia e la Turchia. Non dimentichiamo infatti che i rapporti tra la Russia e la Siria sono quarantennali sia per quanto riguarda il trasferimento di armi, sia per quanto riguarda la possibilità che le navi russe si riforniscano nel porto militare di Tartus nel Mediterraneo. In particolare Latakia costituisce una fondamentale infrastruttura aeronavale russa posta proprio nella Siria nord-occidentale. Ora, quando nel 2014 la Russia pose in essere una campagna di bombardamenti dietro indicazione di Assad, questo intervento era diretto a stabilizzare il potere legittimo in Siria e a creare quindi le condizioni per un accordo politico. In particolare l’areonautica russa concentrò la propria attenzione sulla Siria nord-occidentale con lo scopo di colpire sia l’Isis che altri gruppi jihadisti sostenuti dalla Turchia.

L’offensiva russa fu certamente uno strumento di dissuasione che servì a lanciare un preciso monito sia alla Turchia che agli Stati Uniti. Anche se l’offensiva russa fu condannata dalla Turchia, fu soprattutto quando il 24 novembre un F16 turco fu abbattuto da un Sukhoi 24 russo che i rapporti tra la Turchia e la Russia si fecero tesi. Al di là della retorica da parte della comunità internazionale nei confronti della Turchia la Nato non ha mai applicato l’articolo 5. A causa di questo attacco la Russia fra l’altro sospese i lavori del gasdotto TurkStream. Solo a partire dal 2016 i rapporti tra Russia e Turchia hanno cominciato a essere ristabiliti, come dimostra la realizzazione del TurkStream e la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu.