A partire dal 2012, nell’ambito di un programma di ricerca condotto da Jennifer Collinger, ingegnere biomedico dell’Università di Pittsburgh, e finanziato dalla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) del Pentagono Jan Scheuermann è diventato una delle poche persone ad avere un impianto con un’interfaccia cervello-computer. La donna di 53 anni, quadriplegica a causa degli effetti di un disturbo degenerativo, ha in testa due cavi collegati a prese simili a scatole, che si collegano a quella che sembra una consolle per videogiochi.
Scheuermann può usare questa interfaccia cervello-computer per controllare un braccio robotico con i suoi pensieri, e può farlo abbastanza bene, come dimostra il fatto che ha pilotato con successo un aereo da caccia in un simulatore di volo.
Ebbene L’obiettivo della Darpa, con il programma denominato Neurotechnology Nonsurgical di nuova generazione (N3) lanciato all’inizio di quest’anno è di eliminare la necessità di elettrodi, cavi e della chirurgia cerebrale.
Se il suo sviluppo dovesse avere successo permetterebbe alle persone di avere uno strumento più veloce ed efficiente di comunicare.
Proprio per questo Al Emondi, che gestisce il programma, ha affidato agli scienziati di sei dei principali istituti di ricerca statunitensi il compito di sviluppare un componente hardware in grado di leggere i pensieri dall’esterno della testa e abbastanza piccolo da poter essere incorporato in un cappellino da baseball. In un approccio che è stato paragonato alla telepatia – o alla creazione di “una vera interfaccia cervello-computer”, secondo Emondi – il dispositivo deve essere bidirezionale, in grado di trasmettere cioè informazioni al cervello in una forma che il cervello capirà. Emondi ha dato agli scienziati solo quattro anni per portare la nuova tecnologia dal laboratorio al punto da poter essere testata sull’uomo evitando tuttavia l’intervento chirurgico, come invece è necessario per la realizzazione del programma di ricerca di Elon Musk denominato Neuralink.
Dal punto di vista scientifico se tale programma si realizzasse – cioè se fosse possibile costruire un’interfaccia neurale non invasiva – questa scoperta cambierebbe il nostro mondo e avrebbe implicazioni rivoluzionarie soprattutto sul piano militare e medico.
Se infatti fino a questo momento l’unico modo in cui gli umani si sono evoluti per interagire con il mondo è stato attraverso i loro corpi, i loro muscoli e i loro sensi, adesso sarebbe possibile uscire da quel vincolo evolutivo e interfacciarsi direttamente con il cervello.
Alla luce di quanto abbiamo sommariamente riferito non sorprende che vi sia una competizione tra questo progetto, il Neuralink di Musk e la Intel, soprattutto tenendo conto che il mercato della tecnologia neurologica dovrebbe valere 13,3 miliardi di dollari nel 2022.
Ora, al di là delle ricadute mediche che sarebbero certamente rivoluzionarie (per esempio per i paraplegici e tetraplegici), la Darpa ha sviluppato questo costoso programma con lo scopo di controllare in modo più efficace sia i droni che il settore della guerra cibernetica.
Quali lezioni si possono trarre da questa innovazione che promette di avere implicazioni rivoluzionarie sia nel campo civile che nel campo militare? In primo luogo, ancora una volta la sinergia tra il potere militare, il settore scientifico e tecnologico privato e la ricerca universitaria dimostra di essere vincente se ben coordinata; in secondo luogo questo programma sarà destinato a cambiare i manuali di strategia militare perché certamente si svilupperà un nuovo modo di fare la guerra, in cui l’intelligenza artificiale e la robotizzazione del campo di battaglia avranno sempre maggiore peso. In terzo luogo le ricadute sul piano della tecnologia saranno enormi tanto quanto i profitti che le grandi imprese come Apple, Microsoft saranno in grado di fare.