Come risulta dai fatti di cronaca recente relativi alla politica estera venezuelana, il 3 maggio sono state arrestate 17 persone e 8 di esse uccise in un conflitto a fuoco con l’esercito del Venezuela. Dal punto di vista strettamente politico questa risposta di natura difensiva da parte dell’esercito venezuelano è stata legittimata dal presidente Maduro con la tesi in base alla quale vi era in atto un tentativo di colpo di Stato da parte di un gruppo di terroristi mercenari arrivati via mare nella città di Macuto. Lo scopo di tale operazione, secondo quanto dichiarato dallo stesso presidente, era quello di assassinarlo. Dai documenti venuti in possesso del Washington Post, pare che l’operazione sia stata sostenuta, seppure indirettamente, sia dagli Usa che dalla Colombia.
Ebbene, al di là delle prevedibili smentite da parte dell’istituzioni politiche americane – a cominciare da quella del presidente Trump, di Pompeo e della Dea che avrebbe organizzato il tentativo di golpe – resta però il fatto che i membri di questo gruppo erano composti da mercenari professionisti provenienti dai Green Berets e fra questi Aaron Berry e Luke Denman, entrambi operativi nelle operazioni che gli Stati Uniti avevano condotto in Iraq.
Da quanto risulta dalle testimonianze apparse sulla tv di Stato venezuelana fra il 6 e il 7 maggio proprio Denman ha rivelato di essere stato assunto per addestrare un gruppo di venezuelani in Colombia con l’obiettivo di eliminare il presidente Maduro. Di particolare significato sono non solo le dichiarazioni dei due mercenari catturati, ma anche dei documenti mostrati dal Washington Post.
Attraverso un raffronto tra le loro testimonianze e la documentazione fornita dal giornale americano risulta che questo gruppo di mercenari sarebbe stato assunto dalla Silver Corp Usa, un’azienda privata con sede in Florida diretta da Jordan Goudreau con un contratto di 213 milioni di dollari.
Ora, al di là delle smentite da parte del leader dell’opposizione, Juan Guaidó, il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, in base al codice penale venezuelano ha formulato esplicitamente precisi capi di accusa in base ai quali i due ex soldati americani sono accusati di terrorismo, cospirazione, traffico illecito di armi da guerra e associazione criminale. I due, in base alle norme penali venezuelane, rischiano dai 25 ai trent’anni di carcere. Contestualmente a questo procedimento, in base alle norme del diritto internazionale, il procuratore ha richiesto un mandato di arresto internazionale per il direttore della Silver Corp insieme a due venezuelani, Juan José Rendon e Sergio Vergara, residenti negli Usa e sostenitori dell’opposizione a Maduro.
Difficile negare la piena legittimità sia sul piano giuridico che sul piano politico delle azioni intraprese sia dal presidente del Venezuela che dal procuratore generale. A parte le smentite ufficiali e, come già sottolineato poc’anzi prevedibili, da parte delle istituzioni americane, è inverosimile pensare che un’azienda privata abbia organizzato un golpe senza il tacito consenso da parte delle autorità politiche americane e colombiane e soprattutto senza che i servizi di sicurezza americani – a cominciare dalla Cia – non fossero informati di questo tentativo. Avere appaltato a una società privata un tentativo di golpe finito in una tragica farsa come accadde con la Baia dei Porci nell’aprile del 1961, è il risultato di una precisa strategia americana, e cioè quella di sottrarsi a ogni possibile responsabilità diretta sia a livello politico che a livello giuridico.