A Kazan, in Russia, si è chiuso il 24 ottobre il Brics Summit 2024, con l’incontro bilaterale tra Vladimir Putin e Xi Jinping. Secondo Putin, le relazioni tra Russia e Cina ”sono diventate un modello di come dovrebbero essere costruite le relazioni tra gli Stati nel mondo moderno”, un mondo che, secondo il presidente cinese, è investito da “grandi cambiamenti mai visti in un secolo” e in cui “la situazione internazionale è intrecciata al caos”.



Sono circa sedici anni di riunioni che si sono susseguite dal 2009 a oggi e che via via hanno visto ampliarsi il numero di Stati aderenti a quello che possiamo oggi definire il nuovo “Oriente Mondiale”. Il gruppo dei Brics comprende Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran, Russia e Sudafrica, che rappresentano un Pil totale che supera i 60mila miliardi di dollari e circa un quarto delle esportazioni globali e a cui la Turchia ha richiesto recentemente di aderire (aderendo anche alla Nato, così da complicare il quadro generale).



I rappresentanti diplomatici di 24 nazioni hanno partecipato al summit. Un Oriente diviso e per nulla imperiale, però, e che conduce, senza egemonia, la marcia verso una frammentazione crescente delle relazioni internazionali e che falsifica una volta per tutte le teorie deterministiche (ricordate i teorici tremolanti filosoficamente – che sono ancora in giro saputelli – della globalizzazione e della democrazia universale, in cui la storia avrebbe dovuto scomparire liquefacendosi nella pace mondiale?). Teorici che vedevano e vedono nella centralizzazione capitalistica sia della creazione del profitto, sia della rendita finanziaria e fondiaria la via maestra della storia. Il mondo marcia, invece, verso l’anarchia internazionale crescente, nella disuguaglianza dei sentieri di crescita dei differenziati capitalismi mondiali. L’anarchia internazionale dei sistemi di potenza e della circolazione del capitale, con interruzioni crescenti delle filiere delle imprese e delle catene relazionali militari generate dagli shock bellici esogeni al ciclo economico: ecco il vero volto del mondo di oggi e, soprattutto, del futuro.



In questo senso il tema e il problema della “pace e della guerra tra le nazioni”, per dirla con l’indimenticabile maestro Raymond Aron, è destinato a essere un tema del futuro. Ma accompagnato anche dal clash of civilisation su cui il grande Huntington scrisse pagine indimenticabili, che ci aiutano a comprendere come la cultura woke altro non sia che una sorta di risentimento dell’Occidente verso se stesso, in una crisi depressiva delle classi dirigenti mondiali, che hanno perso non tanto la volontà di dominio (che quella non manca mai…), ma la fede nella trascendenza e sono sprofondate nella morale del rovesciamento dei costumi. Morale che è tipica di una società in cui la disuguaglianza e il decadimento della maggioranza delle popolazioni mondiali può essere esorcizzato e non condurre a una crisi dei sistemi di dominio solo se si creano processi mimetici con le culture che si distruggono, per così meglio continuare a dominarle (pensate alla moda, che è oggi divenuta “etnica e tribale”, rinnegando l’arte classica e l’umanesimo dei segni che per secoli ha invece portato con sé e reinventato). E pensate alla perdita della fiducia nella natura (mentre la si esalta come benigna divinità), sino a giungere a negarla in quella sua essenza primordiale che è la differenza sessuale.

Il nuovo “Oriente Mondiale” contesta, anche questa sorta di nuovi orientamenti antropologici che vogliono dominare il mondo, in una sorta di nuovo colonialismo mimetico delle culture che si distruggono. Il paradigma contro cui “l’Oriente Mondiale” muove le sue critiche ontologiche sono state le culture dominanti della borghesia anglosferica, che ora ha nelle sue università private, invece, il centro di elaborazione di questa nuova woke culture (il cui ritratto profetico è nell’opera di Philipe Roth, La macchia umana, un romanzo fondamentale per comprendere il conflitto culturale in corso e la mutazione ontologica del dominio borghese tardo-capitalistico), che giunge a divenire ragion di Stato… di uno Stato che non esiste se non nella volontà di potenza burocratica, nelle regole e nei regolamenti dell’Ue, per esempio, prodotte dall’atheist culture woke imperante nella nuova casta che aspira a dominare il mondo.

Il problema è che i Brics vedono ogni anno ampliare la loro area di influenza che è un effetto dell’incapacità egemonica dell’anglosfera e della Francia: due sistemi imperiali in eterno conflitto e, però, in eterna cooperazione, per il senso di inferiorità che da sempre e per secoli le classi dominati dell’anglosfera hanno avuto per la cultura e l’ethos francese, dalla cui sconfitta nella Guerra dei sette anni settecentesca, del resto, l’ anglosfera scaturisce.

Oggi è giunto, però, il tempo della verità. E a dirlo è l’Oriente Mondiale, che ogni anno trova nuovi Stati adepti dei Brics. Tutti gli imperi si stanno trasformando in nazioni, mentre invece mai come oggi di imperi avremmo bisogno per la pace mondiale. Il problema è che queste nazioni sono a un passo da una guerra anarchica mondiale…

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI