In un articolo precedente avevamo affrontato la questione Kashoggi sottolineando l’impunità politica e giuridica del principe ereditario Bin Salman. Avevamo altresì sottolineato i legami sempre più stretti tra Arabia Saudita e Stati Uniti anche attraverso le numerose quanto influenti lobby arabe (come lo sono d’altra parte quelle ebraiche, e a tale proposito non possiamo che rinviare all’ottimo saggio intitolato La Israel Lobby e la politica estera americana, scritto da John Mearsheimer e Stephen Walt nel settembre 2007).
Ma la domanda che dobbiamo porci è questa: su cosa si basa questo legame così forte tra Stati Uniti e Arabia Saudita che può certo conoscere momenti di crisi ma mai – almeno fino a questo momento – si può incrinare fino a giungere ad una rottura definitiva?
La ragione non può che trovarsi come sempre nella storia. Fino al 1943 la Gran Bretagna – come indicato dalla storica Pinella Di Gregorio nell’ottimo saggio Oro Nero d’oriente (Donzelli, 2006) – continuava a esercitare una considerevole influenza negli affari interni del regno Saudita, fornendo quasi il 90% dei prestiti finanziari esteri di cui il re aveva bisogno. Ma gli Stati Uniti avevano compreso – anche grazie al dipartimento di Stato – che non era più possibile separare l’influenza politica da quella economica e quindi il governo americano, volendo salvaguardare le conquiste petrolifere, era per forza di cose trascinato a interessarsi dell’economia Saudita assumendo un ruolo politico sempre più di primo piano. In cambio di ingenti prestiti, il sovrano Saudita nel ’44 fu disposto ad concedere agli Stati Uniti un’altra risorsa insieme al petrolio e cioè la sua posizione strategica: il sovrano infatti si dichiarò pronto a firmare un trattato per la concessione di diritti di costruzione di infrastrutture e quindi di volo all’aviazione americana purché avesse avuto la garanzia che sarebbero giunti presto risorse finanziarie considerevoli.
Proprio nel ’44 il dipartimento di Guerra, in un memorandum rivolto al segretario di Stato, sottolineò come l’interesse militare più importante per l’Arabia Saudita da parte americana fosse da un lato il petrolio e subito dopo il diritto a costruire infrastrutture aeroportuali. Anche la marina militare americana ebbe modo di sottolineare con maggior enfasi l’importanza elevata della regno Saudita. Infatti le operazioni della marina sia in pace che in guerra erano dipendenti dalla disponibilità di prodotti petroliferi raffinati che a loro volta – in tempo di crisi soprattutto – dipendevano dalla disponibilità di riserve adeguate di greggio naturale. Le più grandi riserve di greggio conosciuto fuori dall’emisfero occidentale sono collocate nel bacino mesopotamico nell’area del Golfo Persico e queste riserve nel ’44 erano largamente sottosviluppate. Proprio per questo il ministero della Marina sottolineò che era nell’interesse strategico degli Stati Uniti incoraggiare lo sviluppo ordinato delle riserve petrolifere nelle aree più remote come quella del Golfo Persico con le quali sostituire le risorse dell’emisfero occidentale e proteggerle contro il possibile esaurimento. Insomma anche grazie alle analisi del dipartimento di Stato, del dipartimento della Guerra e della Marina la politica statunitense creò a partire dal ’44 una speciale relazione con l’Arabia Saudita che dura fino ai giorni nostri.
Ancora più illuminanti sono le affermazioni del segretario di Stato di Roosevelt nel dicembre del ’44. Secondo Edward Stettinius infatti l’interesse americano in Arabia Saudita si deve concentrare su tre assi portanti: 1) è interesse degli Stati Uniti avere uno Stato arabo forte e indipendente, poiché uno Stato debole e frammentato sarebbe vulnerabile alla penetrazione economica e politica dei vicini; 2) in secondo luogo le immense risorse petrolifere di greggio dell’Arabia Saudita dovranno in breve tempo essere in mano americana e quindi dovranno essere salvaguardate e sviluppate allo scopo di integrare le riserve petrolifere dell’emisfero occidentale. 3) Infine le autorità militari americane hanno opportunamente sollecitato con forza di ottenere alcune infrastrutture in Arabia Saudita non solo per la prosecuzione della guerra ma anche per avere il diritto di costruire aeroporti militari e privilegi di volo per poter meglio controllare il teatro del Pacifico. Questi obiettivi saranno raggiunti a danno degli inglesi che gradualmente – ma inesorabilmente – arretreranno in Medio oriente a vantaggio dell’influenza americana.
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