Come gli scolari in difficoltà, anche i colossi dell’automotive copiano. Da quello che sembra il primo della classe e, poi, uno con l’altro. Senza sapere bene se il compito copiato è la soluzione giusta o meno perché l’importante è non lasciare il foglio in bianco.
Ora il tema da sbirciare e riprodurre è quello dell’agenzia. La prima ad avvicinarsi è stata Tesla che dal suo arrivo in Italia vende le auto in dieci negozi (nessuno più a sud di Roma). Ora il medesimo modello commerciale lo hanno annunciato anche Mercedes, Bmw, Jaguar e Stellantis, che ha già disdettato i contratti con i concessionari. In pratica il concessionario abbandona il suo ruolo di imprenditore per diventare un semplice agente, un venditore a provvigione, e il cliente sottoscrive il contratto direttamente con la casa automobilistica che si accolla i costi di distribuzione e di magazzino.
È un cambiamento epocale che ha un solo scopo: ottenere un controllo totale del costruttore sui prezzi che saranno, dicono, «trasparenti», ovvero fissi. Niente più trattative e sconti, niente chilometri zero, niente concorrenza tra i diversi concessionari. Prezzi di listino e stop. Grazie alla crisi dei microchip che ha allungato i tempi di consegna e ridotto al minimo il potere contrattuale del cliente, le case automobilistiche hanno recuperato margini di profitto e, con questa mossa sulla distribuzione, vogliono mantenerli.
Secondo Stellantis, la simulazione economica comparativa del nuovo modello ha dimostrato che l’attuale rete di concessionari avrà una redditività almeno equivalente, se non superiore a quella attuale. Sarà vero, ma, se Stellantis otterrà un maggiore profitto (altrimenti perché lo farebbe?) e il concessionario guadagnerà le solite cifre e forse anche di più, indovinate chi ci perderà dei soldi, chi finirà per pagare di più? Naturalmente i clienti, coloro che saranno costretti ad acquistare un’auto nuova. E diciamo “costretti” non a caso. Perché le auto costeranno sempre di più e saranno sempre più elettriche.
L’abitudine a possederne una per avere la possibilità di muoversi quando si vuole sarà una cosa del passato. Per avere questo sfizio pagheremo una fee e usufruiremo del servizio di trasporto individuale (ovvero un noleggio) solo quando ne avremo bisogno. Ma l’auto non sarà più nostra. Nessun cambio gomme, nessun lavaggio la domenica, finita l’era delle due chiacchiere con il meccanico, del rinnovo dell’assicurazione. Ma anche nessuna passione, nessun rapporto “d’affetto” con la propria vettura, non saremo più liberi di saltare in auto e partire quando ci pare.
Ci sono solo due eccezioni. La prima sono coloro che possono permettersi di comprare una Bmw, una Mercedes o una Jaguar. Queste ultime due case automobilistiche hanno già annunciato di voler abbandonare il segmento economico del mercato e produrranno solo vetture di fascia alta. Per questa categoria di automobilisti la variabile prezzo conta, ma fino a un certo punto. La seconda eccezione riguarda coloro che sono costretti a usarla ogni giorno, perché, che ne so, abitano appena fuori città ma in una zona scarsamente servita dai mezzi pubblici, si spostano spesso per lavoro in territori lontani dalle linee ferroviarie, oppure, semplicemente, stanno in campagna a tre o quattro chilometri dalla prima fermata dell’autobus che passa due volte al giorno. Il cambio di strategia delle case automobilistiche come Stellantis che auto premium ne hanno poche in gamma è fatto per loro. Comprare in agenzia, come diceva Paolo Guzzanti, «’na machina con sedili pe’ davanti e pe’ de dietro, finestrini abbassabili a piacere, vetro davanti trasparente, motore a duplice stato: acceso, spento» è sempre stato un investimento economico rilevante. Ora, per molti rischia di diventare un sogno.
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