C’è attesa del Libro verde sulla politica industriale italiana elaborato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sarà messo in consultazione tra gli attori economici italiani. Dopo l’analisi delle risposte e suggerimenti, il Mimit produrrà un Libro bianco, base per la strategia futura del governo, sia per riparare sia per futurizzare il sistema industriale italiano. Il tema è di interesse per i fondi di Private Equity, Venture Capital, Private Debt, Search Funds, Club Deal, ecc. Inoltre, la parte futurizzante potrebbe essere una leva per l’aumento di quotazioni nel segmento Euronext Growth Milan di Borsa italiana dedicato alle start up e piccole imprese che hanno raggiunto una prima maturità, in particolare se sostenute da una maggiore varietà di fondi Pipe (Private investments in public equity).
In diverse consultazioni con esperti ho però trovato pessimismo al riguardo del potenziale futurizzante/competitivo di punta in Italia, pur nell’ambito di un ottimismo sulle capacità dell’export italiano, per tre motivi: a) il pur grande risparmio italiano viene trasferito solo in quantità zerovirgola su progetti innovativi nazionali (infatti buone idee di startupper italiani tendono a migrare per lo più in America, come annotato da Mario Draghi); b) il bilancio statale ha pochi soldi per sostenere un salto tecnologico; c) il sistema italiano appare indietro nella rivoluzione tecnologica in atto nel mondo evoluto.
Ho voluto approfondire il punto c) perché le opinioni ricevute non mi hanno convinto. Da un lato, è vero che l’economia italiana è in ritardo sui motori dell’AI. Dall’altro, ho rilevato un potenziale italiano anticipativo nel settore della robotica Eso (rover per l’esplorazione di pianeti), Endo (robotica industriale) e Sub (automi sottomarini). Nello scenarizzare l’evoluzione della robotica – con l’aiuto di due giovani ingegneri del sottoprogramma Asimov del mio gruppo di ricerca euroamericano – è emersa la probabilità prevalente che le evoluzioni primarie dell’AI andranno verso la robotica di nuova generazione. Ma quale? Nella fiera in corso in Cina si vedono robottini per le pulizie, cuochi, ecc. Belli.
Ma la vera prossima rivoluzione dell’AI sarà la creazione di grandi sistemi robotizzati come protesi tecnologiche per il potenziamento delle attività umane, come lo furono nel passato l’arco, l’aratro, la macchina a vapore, ecc. Per esempio, esoscheletri come vestiti individuali per paralizzati o lavoratori in luoghi critici (miniere, tute spaziali, vestizioni militari “combat”, ecc.), droni autoadattivi dalle dimensioni di un insetto a quella di una nave, fabbriche, abitazioni e fattorie robotizzate, e tanto altro. Stiamo per entrare nell’età della “cibernazione”, cioè delle protesi autoadattive.
Segnalo, per intanto, ai mondi finanziario ed istituzionale che in questo settore il potenziale italiano sul piano degli effettori, cioè sull’apparato che esegue le operazioni di un automa, è già primario e base per una tecnostrategia di industria globale.
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