L’ascesa dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando rapidamente il mondo che ci circonda, influenzando non solo le industrie e le economie, ma anche la società intera. Man mano che i sistemi di AI diventano sempre più sofisticati avranno una rilevanza non sempre facilmente immaginabile a tutt’oggi. L’anno appena agli inizi potrebbe essere persino il primo in cui la pervasività dell’AI potrebbe iniziare a creare dei conflitti endemici, espliciti, tra utilizzi della stessa AI a fini diversi, su una serie di questioni che sono direttamente relazionate al capitalismo della sorveglianza, all’economia estrattiva delle piattaforme e alla privacy degli utenti/consumatori. Un buon caso esemplificativo di questa situazione potrebbe essere, difatti, quello che vede attualmente contrapposti il New York Times contro Microsoft e Open AI, rei questi ultimi di aver addestrato la loro AI, ChatGPT, sugli articoli del quotidiano statunitense.
In quest’ottica, non potrà essere neanche più elusa la domanda principale se conviene o meno continuare a favorire lo sviluppo illimitato di tale tecnologa onnipervasiva. Anche perché, qualora si riuscisse a trovare un accordo a livello politico e si riuscisse a mettere a punto un modello di regolazione a livello internazionale non si saprà mai bene quanta parte di esso verrebbe veramente rispettato dalle nazioni/società maggiormente interessate al suo ulteriore sviluppo, sia a fini di competizione commerciale, sia a fini di sicurezza nazionale. Un concetto chiave ripreso anche dalla premier Meloni nella conferenza stampa di fine/inizio anno nel ricordare che l’Italia con la presidenza del G7 intende porre la questione sul tavolo del dibattito internazionale, evidenziando al riguardo che che “va fatta una seria valutazione” e soprattutto che “non so se siamo ancora in tempo, il progresso corre veloce e le decisioni politiche vanno prese a livello globale. Organizzeremo un focus specifico con un’iniziativa ad hoc”.
In attesa di comprendere fino in fondo se questa regolazione a livello globale verrà veramente messa a punto, oppure ci si accontenterà di buoni propositi e di firme su moratorie nel resto di questo breve articolo verranno sunteggiate, a mo’ di scenario prossimo venturo, alcune sfide dell’AI su cui iniziare una riflessione non episodica, da parte dei decisori politici.
Queste sfide ineludibili con cui anche il decisore nazionale, d’intesa con un più ampio consesso internazionale, dovrà confrontarsi possono essere riassunte attraverso quattro aspetti principali: 1) tecnici; 2) di sicurezza; 3) sociali; 4) etici.
1) Aspetti tecnici: sono sostanzialmente i problemi che derivano dallo sviluppo, dall’implementazione e dalla manutenzione dei sistemi di AI e che vedono nel crescente ricorso alle risorse computazionali una delle maggiori sfide. Da questo punto di vista, l’addestramento e l’utilizzo degli algoritmi di AI richiede molte risorse di calcolo, le quali sono costose e scarse. Man mano che le applicazioni di AI diventano sempre più complesse, e ad alta intensità di dati, la richiesta di potenza di calcolo aumenterà, creando problemi di scalabilità, accessibilità e sostenibilità.
2) Aspetti di sicurezza: sono i problemi che riguardano la protezione dei sistemi e dei dati da accessi non autorizzati, manipolazioni o usi impropri, da parte di attori malevoli. Qui non si stratta solo dei pur numerosi casi di privacy quanto anche di tutti gli attacchi relativi alla cyber security, in aumento esponenziale negli ultimi anni nonché di tutti gli aspetti legati alle attività di disinformazione attuate da entità nation-state, a fini geopolitici e di cyber warfare. Nel primo caso, si tratta di tecniche dannose che possono compromettere la funzionalità o le prestazioni dei sistemi di AI, alterando i dati di ingresso, i dati di addestramento o i parametri del modello, mentre nel secondo caso si tratta della generazione di contenuti falsi o ingannevoli, promossi mediante attacchi automatizzati tramite bot e il comportamento coordinato e inautentico di molteplici account registrati sulle principali piattaforme di social media.
3) Aspetti sociali: sono i problemi che riguardano l’impatto dei sistemi di AI sulla società e sull’economia e fanno riferimento alle oramai annose questioni riguardanti il mercato del lavoro e i sistemi educativi/formativi in termini di elevata automazione e trasformazione dei compiti lavorativi che, come ha ricordato il premier Meloni nella conferenza stampa, riguardano oggigiorno anche i profili a elevata qualificazione. Sia il mercato del lavoro che i sistemi educativi/formativi fanno riferimento non solo all’eventuale sostituzione di profili professionali e delle relative competenze, ma anche al loro susseguente up-skilling e re-skilling.
4) Aspetti etici: sono i problemi che riguardano le implicazioni morali e sociali dei sistemi di AI e fanno riferimento agli aspetti di trasparenza e delle discriminazioni (bias) degli algoritmi. Nel primo caso, la mancanza di trasparenza rende difficile, per gli utilizzatori finali, capire come funzionano e cosa fanno gli algoritmi configurandosi gli stessi sostanzialmente come una black box. Vale qui la pena evidenziare che la fiducia è fondamentale per favorire l’accettazione sociale dei sistemi di AI, oltre che per garantirne la responsabilità e l’affidabilità. Nel caso delle discriminazioni si tratta di una fase dell’addestramento compiuta su una base di dati che porta a risultati, pregiudizi o decisioni ingiusti o inaccurati, con ripercussioni sui diritti e sulle opportunità di ben specifici individui o gruppi, di solito sottorappresentati nei dati.
Come si può vedere da questa breve e non esaustiva disamina gli aspetti da sottomettere a scrutinio tecnologico, sociale, etico e politico, da parte dei decisori nazionali e internazionali, sono davvero molteplici e di non facile soluzione, ma l’attuale consapevolezza, dopo un anno di diffusione pervasiva di AI generativa, e di ipotesi regolative globali, è che essi non possono più essere elusi e come tali dovranno essere necessariamente affrontati nel corso dell’anno presente.
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