Il rapporto che noi italiani stiamo sviluppando con l’Intelligenza artificiale sta diventando sempre più simile a quello che abbiamo con il calcio. Partendo dal presupposto che siamo l’unico Paese al mondo che conta almeno 30 milioni di Commissari tecnici della Nazionale, complice il poco soddisfacente andamento degli Azzurri, in bar e ristoranti si parla sempre meno dell’opportunità di puntare decisi su modulo di gioco 3-5-1 oppure ripiegare sul classico 4-4-2, ma sempre più spesso si discute se la 4.0 di Chat GPT sarà all’altezza della 3.5. La prima sfida sarà proprio questa: dare un minimo di sostanza alle chiacchiere da bar con un po’ di conoscenza, senza stare a scomodare la cultura che appare un po’ troppo impegnativa.



Non avere quella minima alfabetizzazione in materia presenta alcuni effetti collaterali, alcuni leggeri (come dire cose molto stupide), altri molto più gravi (primo fra tutti non capire cosa sta succedendo). Detto questo, scendiamo di qualche gradino e questa straordinaria rosa non manca di altrettanto straordinarie spine e ognuno ha le sue.



Partiamo “dall’uomo solo al comando” che non è Fausto Coppi, come affermava il radiocronista Mario Ferretti nel 1949, ma gli Stati Uniti. Considerando che regolamentare questo settore non è nello stile della Casa Bianca e, soprattutto, che mettere delle regole quando le tue aziende sono “sole al comando” sembrerebbe una forma di autolesionismo, il problema è dei diversi operatori che devono trovare un modo di adeguare i loro modelli di business. Un esempio piuttosto evidente è Google, che lanciando una sua intelligenza artificiale potrebbe cannibalizzare il suo motore di ricerca, ma non può rischiare che Microsoft arrivi a minacciare la leadership del suo browser Chrome. Un altro è Apple che si trova alle prese con un ecosistema tecnologico storicamente “chiuso” con il rischio che Siri sia bollata di eccessiva stupidità finendo in soffitta e non soltanto lei. Insomma, ognuno ha il suo problema da risolvere.



Passiamo alla Cina che da anni porta avanti a suon di centinaia di miliardi di dollari la sua crociata per affrancarsi da qualsiasi tecnologia statunitense. La via di Pechino verso l’Intelligenza artificiale sarà necessariamente e totalmente autarchica. La bozza di regolamento di Pechino afferma chiaramente che le IA rese disponibili in territorio cinese (qui si dovrebbe aprire un capitolo sulla visione cinese di sovranità nell’era di Internet, ma non è la sede) dovranno, tra l’altro, aderire ai “valori socialisti ed evitare qualsiasi possibilità di utilizzo per sovvertire o incitare alla sovversione dell’ordine costituito”. Carta bianca, invece, per le IA destinate ai mercati esteri, ma questa volta immagino saranno come minimo diffidenti verso soluzioni cinesi: peccare è umano, perseverare diabolico.

Arriviamo agli ultimi. Eccoci a noi europei. La sfida sarà superare un grosso equivoco che ha prodotto un moto di arroganza in alcuni Paesi dell’Unione, perché qualcuno crede di potere essere competitivo con qualche start-up di successo e questo ha prodotto un brusco rallentamento nell’iter del Regolamento europeo per l’intelligenza artificiale. Consapevole del suo incolmabile ritardo, da anni l’Unione aveva adottato una strategia di difesa tecnologica basata sulla più articolata regolamentazione del mondo. Rallentare questa nuova norma aprirà nell’intero impianto normativo una falla enorme e questo in nome di una grande illusione. E per capire quanto grande facciamo un piccolo paragone.

Primo termine di paragone. La francese Mistral fondata nel 2023 in sette mesi raccoglie 490 milioni di euro di cui 385 da un pool di investitori diretto da Andreessen-Horowitz e LightSpeed Ventures (fondi entrambi statunitensi!) e raggiunge la valutazione di 2 miliardi di dollari. L’accesso alla sua IA è previsto nei primi mesi del 2024. Secondo termine di paragone. La statunitense Anthropic nata nel 2021, fino a luglio 2023 aveva raccolto 1,5 miliardi di dollari diventati poi 7,5 per l’ingresso di Amazon e Google. La sua attuale valutazione si aggira attorno ai 30 miliardi di dollari. La versione 2.0 del suo chatbot Claude è disponibile da luglio 2023. Forse si dovrebbe comprendere che una start-up, come una rondine, non fa primavera.

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