Davvero interessante quanto successo nell’ultima settimana. Tutti sapevano che si sarebbe arrivati al Mes, nonostante i diversi dinieghi, l’ultimo quello di Conte il quale alla domanda di un giornalista ha risposto secco: “No, niente Mes!”. Ma allora, i tecnici del ministero dell’Economia per cos’hanno lavorato? E il Ministro Gualtieri per cosa si è accordato? Ancora l’altro giorno twittava giulivo “tolte le condizioni sul Mes e sul tavolo ci sono i coronabond”. Invece una sconfitta totale: il Mes porta liquidità condizionata dal fatto di poter essere usata solo per le spese della sanità, ma passata l’emergenza poi valgono tutti i rigori del Mes.



Ora c’è il passaggio decisivo, la firma di Conte. Arriverà a tanto il suo tradimento politico? Ma cerchiamo di capire quanto sta accadendo in queste giornate convulse, nel tentativo di fare un quadro complessivo degli avvenimenti.

Prima viene proposto un piano straordinario per una somma complessiva di 25 miliardi. Questa manovra è stata approvata dopo che una qualche indiscrezione giornalistica aveva fatto trapelare la notizia di un report dei servizi segreti arrivato sul tavolo di Conte; secondo tale report si stavano formando sul territorio italiano delle sacche di disperati e scalmanati che potevano causare disordini sociali. Qualche episodio si era già verificato. Comunque sia, il piano da 25 miliardi viene approvato e nelle intenzioni sono soldi veri (600 euro) per le partite Iva. Dico “nelle intenzioni” perché poi bisogna vedere come concretamente vengono applicate queste disposizioni.



A creare tanta confusione ci si è messo pure di mezzo lo stesso Conte, annunciando una diretta straordinaria via Facebook, che è una azienda privata e non è l’emittente di Stato: o forse hanno privatizzato lo Stato e non ce lo hanno detto…

Poi è arrivato il piano due, quello con l’annuncio straordinario dei 400 miliardi, cioè 200 alle aziende che esportano e 200 alle altre. Idea davvero bizzarra, poiché vi sono aziende che i propri prodotti li vendono su ambo i mercati. Idea bizzarra, tipica di chi ha una visione da epoca industriale dell’800, per cui c’è la produzione di un bene fisico e poi occorre la logistica per farlo arrivare dal cliente; ma una grossa fetta della produzione sono i servizi e molti di questi vengono venduti online, per cui non solo non c’è logistica, ma non c’è neppure frontiera, c’è soltanto un sito web con contenuto a pagamento o scaricabile dopo pagamento.



Ma il cuore del piano due è il contenuto dei cosiddetti 400 miliardi. Per tutte le fasce di richieste (fino a 25mila euro, poi fino a 800 mila euro e poi oltre) si tratta comunque di una copertura statale (al 100% oppure al 90%) di un debito privato. Lo Stato di fatto non ci mette una lira (ops scusate, un lapsus freudiano, volevo dire che non ci mette un euro…). Lo Stato si offre come garante nei confronti del sistema bancario, che sarà quello che, creando denaro dal nulla come fa per ogni prestito, come sempre ci metterà il denaro. Ma saranno debiti, sarà nuovo debito privato. E vi pare che in un momento di crisi così acuta vi saranno aziende che penseranno di fare debito (o meglio, nuovo debito) per andare avanti?

La realtà appare ben diversa. Le scadenze fiscali sono state rimandate di un paio di mesi, poi si ricomincia. E questi prestiti, per chi li chiederà, arriveranno giusto in tempo per queste scadenze fiscali. In altre parole, mi pare che al Governo tentano di dare soldi per avere il pagamento delle tasse, però caricando di debito il settore privato. Sembra una mossa disperata e forse lo è.

Ora c’è il Mes in dirittura d’arrivo e in mancanza di denaro fresco con cui pagare la macchina statale c’è la concreta possibilità che lo Stato richieda quei fondi per continuare a stare in piedi. Ma il Mes porterà con se le sue condizioni, imposte dagli altri e non ancora chiarite. Aumenteranno le tasse? Aumenterà l’Iva?

Quello che è certo è che ci stiamo avvicinando al burrone, al fondo del quale troveremo un’economia devastata come quella greca e i beni più preziosi e le infrastrutture in mano straniera. Come in Grecia. Ma noi non siamo greci e siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi, mi è facile prevedere che non andrà tutto liscio, soprattutto da un punto di vista sociale.

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