Per il Governo Draghi inizia oggi un mese piuttosto impegnativo. In Parlamento dovranno essere infatti presentati il nuovo Pnrr, riscritto anche in base ai pareri di Camera e Senato in votazione in questi giorni, e il Documento di economia e finanza, che conterrà anche il nuovo scostamento di bilancio con cui l’esecutivo intende finanziare un nuovo decreto di sostegni alle imprese. Documenti che poi dovranno essere trasmessi a Bruxelles, cui tra l’altro il Premier ha inviato un messaggio molto chiaro la scorsa settimana rilanciando il progetto degli eurobond. «Mi sembra che il Premier in questo periodo sia essenzialmente concentrato sul piano vaccini proprio perché è cruciale per questi temi», ci dice Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Perché il piano vaccinale è così importante per Pnrr e Def?
Perché se ha successo l’immagine di Draghi a livello europeo sarà rafforzata e sarà più facile far accogliere il Pnrr, dove più che sui progetti, il lavoro di riscrittura è importante per quel che riguarda le procedure. Nella precedente versione c’era già un elenco di progetti, se ne potrà rivedere qualcuno, e Conte aveva già predisposto una lista di commissari per le opere. Si tratterà quindi di intervenire dal punto di vista metodologico e di semplificazione. Credo si possa anche finanziare il superbonus del 110%, che tra l’altro contrasta con la tesi bizzarra di tassare gli immobili. È chiaro poi che la maggior credibilità in Europa potrà essere spesa per far approvare un Def con uno scostamento di bilancio considerevole.
Il piano vaccinale per essere completato richiede però tempi più lunghi rispetto al solo mese di aprile…
Certamente e sarebbe bene fosse praticamente ultimato a giugno per garantire una stagione turistica senza intoppi. Nel mese di aprile occorrerà aver immunizzato tutti gli anziani e i soggetti più a rischio, così da dimostrare di poter togliere le limitazioni non solo per quanto riguarda bar, ristoranti e altre attività economiche finora penalizzate, ma soprattutto nella mobilità tra regioni. È meglio che il piano vaccinale abbia un successo qualitativo e non solo quantitativo, specie nelle regioni che muovono l’economia. Credo che si potrà anche contare su due importanti apporti.
Quali?
Il primo è la probabile maggior disponibilità di dosi di AstraZeneca, per via anche della volontà di portare avanti il blocco dell’export Ue in caso di non rispetto dei contratti. Il secondo è l’arrivo del vaccino Johnson&Johnson che, essendo monodose, accorcia anche i tempi di immunizzazione completa e può essere somministrato anche capillarmente tramite le farmacie. Ora che le dosi ci sono, tutto si gioca sull’efficienza del modo di utilizzarle rapidamente.
Cosa pensa invece della proposta di eurobond rilanciata da Draghi?
Tecnicamente ci sono già strumenti analoghi, previsti per il finanziamento del Recovery fund e utilizzati nei mesi scorsi per il fondo Sure. Ovviamente gli eurobond cui fa riferimento Draghi sarebbero qualcosa di più importante dal punto di vista quantitativo e anche qualitativo, visto che comporterebbero un passo avanti politico verso la creazione di un bilancio unico con possibilità di emettere debito, che verrebbe garantito da tutti gli Stati membri.
E proprio per questo vengono osteggiati in Germania. Vi si vede il rischio di dover pagare, con la propria maggior solvibilità, i debiti altrui.
Gli eurobond avrebbero il vantaggio, risultando garantiti da tutti gli Stati membri, di essere uno strumento più sicuro e semplice per le banche, gli operatori finanziari e la stessa Bce. Rappresenterebbero un passo sensato verso un sistema razionale di politica fiscale e monetaria in un’unione di Stati membri dove i più “ricchi” garantiscono apparentemente per i più “poveri”, perché quest’ultimi danno il vantaggio ai primi di avere un cambio più favorevole.
Qual è in ogni caso il nesso tra la proposta di Draghi sugli eurobond e il piano vaccinale italiano?
Per portare avanti il progetto degli eurobond occorre fiducia, credibilità. Se Draghi vince la guerra dei vaccini diventa credibile sul resto. Per lui si tratta di un prova importante da leader, capace di muoversi con risultati concreti nel campo della politica democratica. Se ottiene il risultato, nonostante sia Premier di un Governo di coalizione sorretta da una maggioranza eterogenea, avendo ereditato una situazione organizzativa non certo invidiabile, è chiaro che diventa credibile agli occhi degli altri Paesi. È come se Draghi stesse correndo una gara essendo partito con l’automobile peggiore: se riuscirà a rimontare diventerà un pilota affidabile da cui accogliere utili consigli per far funzionare la macchina Europa.
(Lorenzo Torrisi)
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