Le aziende europee hanno investito somme spropositate sull’auto elettrica. Ma il risultato è che ora i ritorni sono bassissimi, tanto che la vendita di macchine nel continente è crollata. Il piano della UE di produrre solo auto elettriche dal 2035 sta mostrando tutte le sue pecche: le grandi case automobilistiche, infatti, hanno tutte rivisto i loro programmi. Audi pensava di dedicarsi solo alle macchine elettriche, ma continuerà anche con l’endotermico; idem Renault. La presentazione della Maserati elettrica è stata spostata all’anno prossimo. Decisioni simili le hanno prese marchi come Ford, Mercedes, Volkswagen, sconfessando, nei fatti, le previsioni dei burocrati di Bruxelles.



Meglio sarebbe, spiega Gianpiero Mastinu, docente di “Road e Off-road Vehicles” al Politecnico di Milano e segretario generale del Cluster Lombardo della Mobilità, diversificare le proposte per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni, considerando, ad esempio, e-fuels e biocarburanti. E continuare la ricerca, come sta facendo la Cina, anche su altre soluzioni tecnologiche. A Monza, intanto, il 28 novembre ci sarà una riunione di 36 regioni automotive europee per discutere come mantenere vitale l’industria del settore: ne va della sopravvivenza di tutto il comparto.



Stellantis ha sospeso la produzione della Fiat 500 elettrica fino a metà del mese prossimo. E molte aziende automobilistiche europee stanno cambiando i loro piani. L’avvento delle macchine elettriche è rimandato a data da destinarsi?

In un convegno organizzato la settimana scorsa al Politecnico di Milano, il relatore di un’importante casa automobilistica tedesca di componenti ha illustrato l’evoluzione della tecnologia delle navi dal ’700-’800 fino al 2000. Dalla vela ai piroscafi, c’è stato il passaggio da una tecnologia all’altra. Noi ora siamo nella stessa situazione con le vetture: la tecnologia dei motori a combustione interna è sovrapposta a quella dei veicoli elettrici, che non riescono, però, a essere migliorativi in tutti gli aspetti.



Una transizione, questa, che l’Europa pensava durasse molto meno. Poi cos’è successo?

Il Covid, la guerra, le difficoltà tecnologiche hanno portato a prolungare questo momento. Chi voleva questo tipo di auto, nonostante le difficoltà di ricarica e di programmazione dei viaggi più lunghi, l’ha comprata subito; qualcun altro, più dubbioso, ha aspettato. Risultato: abbiamo un meno 30% di veicoli venduti in Europa.

I dati dell’industria europea cosa dicono? Come certificano questo calo?

Cito due dati di cui abbiamo discusso al Cluster Lombardo della Mobilità: quest’anno faremo 17,2 milioni di veicoli in Europa contro i 21,2 del 2019; in Cina ne fanno 29 milioni contro i 24 di cinque anni fa. Volkswagen aveva dichiarato che avrebbe venduto 200 mila veicoli elettrici, ma ne ha piazzati molti di meno. C’è un gap da colmare. I costruttori automobilistici, che in Europa rappresentano il 30% della ricerca e dello sviluppo, hanno dichiarato investimenti per 250 miliardi in 5 anni per l’elettrificazione dei veicoli, una quantità di denaro incredibile. Una somma che, appunto, riguarda solo ricerca e sviluppo, non la produzione: una massa enorme di denaro con un ritorno che si sta facendo attendere.

Audi voleva produrre solo auto elettriche dal 2026, la Renault dal 2030. Ora invece l’intenzione del CEO Luca De Meo sarebbe di andare avanti anche con l’endotermico per altri dieci anni. Ora mi stanno tutti cambiando i loro piani industriali e commerciali?

Anche Mercedes aveva dichiarato di voler produrre solo elettrico, ma adesso dice che questa scelta non è esclusiva. I problemi sono uguali in tutto il mondo: negli USA, dove ero qualche mese fa, ritengono che sarebbe meglio avere l’auto elettrica, ma se abiti in condominio devi avere la presa condominiale. Quanti condomini si stanno attrezzando per disporre nei garage delle colonnine? Insomma, ci sono problemi oggettivi che stanno frenando il passaggio all’elettrico.

La UE dovrà prendere atto di questi cambiamenti? Che strada bisogna intraprendere per cercare di rimediare alla situazione?

L’indicazione che dà il Cluster Lombardo della Mobilità è che ci dovranno essere una pluralità di sistemi per cercare di ridurre l’impronta carbonica dei gas serra. Rispettiamo le decisioni della Commissione Europea, ma nel 2026 ci sarà una revisione dei target, che il ministro Urso ha chiesto di anticipare al 2025. Ci sono diverse strade che si possono percorrere: quella dei combustibili alternativi green, come gli e-fuels, che vanno incentivati per ridurre i prezzi che ora sono tre o quattro volte più elevati dei combustibili normali; c’è la possibilità di usare i biocombustibili, che non coprono tutto il fabbisogno attuale, ma permettono di ridurre dal 60 al 90% le emissioni di anidride carbonica. Occorre diversificare il più possibile. In Cina stanno investendo nello sviluppo del motore a combustione interna e noi ci siamo fermati.

I cinesi rischiano di sopravanzarci non solo nell’elettrico ma anche nello sviluppo di altre tecnologie?

Sì. In Europa avevamo i migliori motori termici e non è detto che nei prossimi dieci anni continueremo ad averli. Il Cluster Lombardo, comunque, è favorevole a una rivisitazione del piano UE, nel 2026 come già fissato o nel 2025 come chiesto dall’Italia.

(Paolo Rossetti)

 

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