Ieri a Monza su invito della regione Lombardia e del Comitato europeo delle regioni è stata firmata la “Dichiarazione di Monza” dell’Alleanza delle regioni automotive. Nella dichiarazione si indicano alcuni principi: il conseguimento degli obiettivi climatici pur rimanendo competitivi, il rafforzamento della dimensione regionale e sociale e la garanzia dei necessari finanziamenti aggiuntivi, l’adozione di un piano d’azione chiaro e una rapida revisione delle norme vigenti e infine la garanzia di una necessaria coerenza della legislazione europea.



Non si è trattato di una bella “parata” e nemmeno di una cerimonia formale. C’è tanta sostanza in questo raduno all’Autodromo di Monza. Un momento che arriva da lontano, frutto di un lavoro di mediazione e relazioni, dietro le quinte, che ha permesso alla Lombardia, con la paziente regia dell’assessore Guidesi, di mettersi a capo di una “rivoluzione” costruttiva per salvare l’automotive europeo dalle derive ideologiche green dell’Europa. L’urgenza di questi principi è data dalla particolare situazione in cui si trova il settore automotive europeo che oggi affronta una crisi profonda. L’ultimo esempio in ordine di tempo è la francese Valeo, una delle principali società di componentistica europea con 113mila dipendenti nel mondo di cui 13mila e 500 in Francia. Giovedì la società ha annunciato il taglio di mille lavoratori e la chiusura di due impianti francesi. I tagli, spiega la società, arrivano in “un contesto di pesanti e duraturi cali dei volumi e di una massiccia perdita di competitività in Europa”.



L’Unione europea, che aveva la leadership nei motori diesel e bassa cilindrata, ha scelto per la fine dei motori a combustione e per l’auto elettrica. La quale, però, richiede componenti e catene di fornitura, in particolare sulle batterie, su cui l’Europa non ha vantaggi. Buona parte d’Europa, poi, è alle prese con una situazione di scarsità di energia elettrica e di prezzi alti. Tutta l’industria europea si trova nella condizione di dover forzare in tempi brevi una trasformazione per cui né le imprese, né i consumatori sembrano pronti. Il risultato sono le chiusure d’impianti e i licenziamenti.



Di fronte a questo scenario la “Dichiarazione di Monza” entra nel vivo dei problemi del settore automotive con alcune proposte chiare e pratiche. Una prima proposta è un cambio di paradigma in Europa in cui si ponga l’accento sulla neutralità tecnologica riguardo ai modi di conseguire l’obiettivo di una mobilità a zero emissioni; non più quindi solo elettrico. A questo riguardo si specifica il possibile ruolo degli elettrocarburanti nel rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni; anche in questo caso la premessa è la neutralità tecnologica.

La dichiarazione, poi, ribadisce la “vitale importanza dell’industria automobilistica” per l’Europa. È un appunto che non si può dare per scontato perché il dibattito in Europa e alcune norme dell’Unione sembrano quasi presumere l’idea che si possa fare a meno, eventualmente, di un settore auto; questo nonostante il settore nel suo insieme sia ancora oggi il principale segmento industriale anche in termini di ricadute occupazionali.

Nella dichiarazione trovano spazio le PMI verso cui la Commissione europea dovrebbe continuare a ridurre la burocrazia e l’importanza delle regioni per la politica di coesione in opposizione all’idea del piano nazionale unico che invece indebolirebbe le competenze delle regioni e in ultima analisi anche la competitività. Nella dichiarazione si chiede poi una revisione anticipata del regolamento che stabilisce i livelli di prestazione in materia di emissione di CO2 per concedere più tempo alle cause auto per adeguarsi alla transizione. È un approccio realistico che tiene conto di tutti gli elementi compresi quelli economici e sociali. Si chiede infine di incoraggiare e sostenere finanziariamente i processi collaborativi nel campo della ricerca e dell’innovazione tra i territori automotive europei. L’ottica, in questo caso, è quella opposta alle soluzioni calate dall’alto.

Il destino dell’automotive europeo non è “segnato” a patto che si tenga conto della realtà delle imprese e dei consumatori. È significativo che a farsi carico di questa sfida siano le regioni europee e, in Italia, la Lombardia, con la “tela” di Guidesi, che ha contribuito in modo decisivo alla “dichiarazione di Monza”. Il ribaltamento di prospettiva rispetto a una certa ideologia europea è essenziale.

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