Facciamo solo un elenco breve e schematico di quello che il governo di Giorgia Meloni dovrà affrontare nel prossimo autunno. Secondo programma, si dovrebbero trovare i soldi per la riduzione delle tasse, per gli aumenti delle pensioni e anche il taglio dell’età pensionabile. Sono solo i tre punti ufficiali di una discussione intorno al bilancio dello Stato che rappresentano l’ esempio di una situazione molto più complessa con moltissime sfaccettature.



In questi ultimi giorni, in questo ultimo scorcio di vacanze, sono emersi altri problemi, come ad esempio i contrasti sulla decisione della tassazione degli extra-profitti delle banche (che Meloni rivendica di aver preso da sola) a cui ha fatto seguito una protesta politica del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Un contrasto forse rientrato.



Ma subito dopo è arrivata la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che a metà settembre, a quanto pare, invierà una lettera al Governo italiano, dopo aver già indicato il suo parere critico che potrebbe nuocere alle banche, soprattutto a quelle “vicine al territorio”, come ha anticipato la Lagarde. E in tutti i casi potrebbe aprire un contenzioso tra Italia e Unione Europea.

Probabilmente tutto questo, nel disordine mondiale che si sta vivendo e che si profila nei prossimi mesi, verrà preso in considerazione trattando del problema principale per l’Italia, che resta la contrapposizione tra maggioranza e opposizione sul salario minimo, attendendo anche una  proposta definitiva del Cnel. E qui si vedrà quale ruolo avranno anche i sindacati e il problema della contrattazione collettiva, con l’obiettivo generale di una riduzione del cuneo fiscale, cioè della tassazione sul reddito dei lavoratori.



In tutti i casi il problema del salario minimo e dell’aumento di stipendi e salari potrebbe diventare rovente, se non si troveranno soluzioni concrete. Tutto questo in una situazione dove il rincaro dei prezzi, dalla benzina, del carrello della spesa, degli spostamenti in aereo sembrano diventati insopportabili e sembrano aver inciso in modo inquietante, proprio durante le vacanze estive (per quelli che hanno potuto farle), sulla stragrande maggioranza degli italiani.

A questo punto ricominciano i sempiterni paragoni: come sarà questo autunno? Si affronterà un nuovo autunno caldo, come quello che l’Italia ha già passato alla fine degli anni Sessanta e all’inizio degli anni Settanta del Novecento ma anche in altre occasioni? Oppure si affaccerà un’altra soluzione che appare sempre scontata in Italia da ormai più di trent’anni, la necessità di una nuova “fuga dalla politica” e la riedizione di un nuovo, ennesimo governo tecnico?

La presidente del Consiglio ha già dato un suo giudizio sul prossimo autunno, definendolo non “caldo”, ma “impegnativo e importante per l’Italia”. C’è chi parla di crisi, di “rimpasti”, ma non va oltre.

Forse si potrà comprendere il “prossimo autunno” anche dalla prima riunione di governo, che dovrebbe tenersi, a meno di rinvii o aggiornamenti, lunedì 28 agosto. Per lo meno, sui temi più importanti da affrontare si potrà vedere se il centrodestra manterrà l’identica compattezza che lo ha contraddistinto da quando è stato eletto in Parlamento.

Questa compattezza, proprio recentemente, è venuta meno in alcune circostanze. Si può anche ritenere superato il dissidio tra Tajani e la Meloni dopo la questione della tassa sugli extraprofitti delle banche, ma appare evidente che Matteo Salvini con la Lega sia certamente legato a Fratelli d’Italia, ma non abbia la stessa sintonia con Forza Italia, di cui Antonio Tajani dovrebbe garantire l’integrità centrista del dopo Berlusconi fino a gennaio o febbraio, cioè all’inizio del prossimo anno.

Non è impossibile che, pensando alle prossime elezioni europee, anche se ancora lontane, ci sia un centrodestra che con Salvini apre alla possibilità di un’alleanza con Marine Le Pen e anche con la destra tedesca di Alternative für Deutschland, che potrebbe avere anche il consenso, magari turandosi il naso, di Giorgia Meloni. Ma una simile alleanza a livello continentale troverebbe il netto rifiuto di Forza Italia, sia o non sia Tajani il nuovo responsabile.

In questo caso le possibili alleanze sono chiare. Forza Italia sta in Europa con i popolari e quindi accetterebbe una riedizione di alleanza con i socialisti; potrebbe essere problematica la scelta della Meloni; ma la Lega non accetterebbe mai la riedizione dell’attuale maggioranza al Parlamento europeo. E non è neppure impossibile che la Lega tenti una “Opa” politica su Forza Italia, stando ad alcune voci.

Ci sarebbe, in una situazione come quella attuale, un contrasto nel centrodestra tra alleanze in Italia e alleanze in Europa. E probabilmente i contrasti potrebbero cominciare a sorgere anche su singole scelte nazionali che poi hanno un aggancio con la politica europea.

In tutti i casi, non c’è dubbio che il centrodestra appaia più saldo come coalizione di governo rispetto alle possibilità dell’opposizione, cioè a  contrastare le decisioni e a rappresentare un’autentica alternativa.

Si possono ricordare i numeri dei sondaggi, ma non è questo il punto principale. L’opposizione di centrosinistra sembra reggersi soprattutto sul dialogo aperto, ma chissà se veramente sincero, tra il Pd di Elly Schlein e i 5 Stelle di Giuseppe Conte. Ma anche in questo rapporto non è tutto oro quello che brilla, perché la sensazione che ci sia chi voglia essere il “primo della classe” nell’opposizione si è vista in diverse circostanze. In più, anche sulle esperienze passate, è difficile vedere compattezza, interna agli stessi due partiti, su tutta la linea e su una visione politica comune. E in questo caso quello che è stato detto ed è stato fatto è lungo e vario.

Se si passa poi all’intera opposizione, sembra di entrare in una periodica rissa di contrapposizioni. Secondo Carlo Calenda (Azione) non c’è una possibilità reale di collaborazione con M5s e persino con il partitino di Matteo Renzi è stato consumato un divorzio, per cui Calenda e Renzi non si presenteranno insieme alle europee. Il resto sono i verdi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.

Un “mosaico” malriuscito di posizioni politiche che sembra del tutto incapace di raccogliere le esigenze del Paese, dai ceti più popolari a quelli della media borghesia che si sta impoverendo.

Se si guarda con freddezza e un poco di lucidità la politica italiana, si comprende perché la destra sia riuscita a prevalere su una sinistra che è stata la prima ad abbandonare la politica, dividendosi, non avendo più alcuni riferimento sociale o una visione anche ideologica, dopo la sconfitta con la caduta del Muro di Berlino e il rifiuto di accettare i punti fondamentali del riformismo vecchio e nuovo.

Anzi arrendendosi di fronte a una finanziarizzazione dell’economia, operata in modo scandaloso, all’accettazione di qualsiasi forma di neocapitalismo che ha dettato l’ideologia della globalizzazione del capitale. La sinistra, che condanna il neocapitalismo a parole e le diseguaglianze che ha creato, perché non propone qualche volta uno sciopero contro le stock options nelle banche, oppure contro i derivati, oppure contro tutti i giochi finanziari complessi tenuti in vita da organismi internazionali che hanno soppiantato letteralmente la politica degli Stati?

Dunque, con un centrodestra e un centrosinistra in queste condizioni, quale futuro politico può presentarsi per l’Italia?

È difficile immaginare mutamenti politici nuovi e anche una parziale risoluzione dei problemi che si sono accumulati per anni. Se si vuole definire il prossimo autunno, quello che si può dire è che ci troviamo di fronte all’autunno dell’incertezza.

Ma in una situazione come questa non possiamo trascurare un altro fatto. Il problema è oggi aggravato da una crisi globale che investe tutte le potenze che aspirano sempre all’egemonia.

La Russia è impegnata nella sua “guerra senza fine” in Ucraina, malgrado i tentativi di mediazione che sinora non hanno prodotto assolutamente nulla. Gli Stati Uniti vacillano anche loro per motivi politici, ma anche per diseguaglianze economiche interne, e soprattutto per i problemi di una leadership mondiale perduta. Come si sospettava ( e di tutto si conosce ancora pochissimo) è arrivata la “bolla immobiliare” in Cina con perdite che è difficile calcolare e che possono incidere con il suo particolare capitalismo a una frenata mondiale. Sarebbe interessante ricordare chi ha avuto l’idea, che sembrava allora vincente, della “via della seta”.

Non è improbabile che, a meno di fatti imprevedibili, sia la situazione internazionale a lasciare “inalterata” la contrapposizione italiana, con la speranza che avvenga un’inversione mondiale nei prossimi mesi.

L’impressione è che siamo arrivati a un’altra svolta storica. In fondo la situazione italiana è forse l’esempio più duro del fallimento della svolta neoliberista in tutto il mondo. Svolta che, malgrado alcuni santoni di quello che si credeva nuovo pensiero economico, è fallita. Adesso è arrivato il momento di trovare un’alternativa credibile e concreta. Chi nasconde questa realtà o si illude o imbroglia per i propri interessi.

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