Dopo le parole del Governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, secondo cui un taglio dei tassi della Bce arriverà con tutta probabilità in primavera, con quest’ultima che “va da aprile a giugno”, si rafforza l’ipotesi che già l’11 aprile si possa allentare la stretta monetaria senza dover attendere il 6 giugno (a maggio non sono infatti in programma riunioni del Consiglio direttivo dell’Eurotower). Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «le condizioni economiche per una riduzione dei tassi ci sono, il tema a questo punto è capire come la Banca centrale vorrà comportarsi rispetto alle elezioni europee».



Ci spieghi meglio questo passaggio, a cominciare dalle condizioni economiche favorevoli a un taglio dei tassi.

Le stesse previsioni aggiornate della Bce, con una revisione al ribasso sia per l’inflazione che per la crescita, sembrano dirci che la stretta monetaria ha già sprigionato i suoi effetti, quindi mantenerla ancora a questi livelli potrebbe essere persino dannoso. Un taglio dei tassi potrebbe favorire una seppur minima ripresa e, visto che a giugno si voterà per le europee, ci si potrebbe anche chiedere quali schieramenti politici potrebbero essere maggiormente favoriti da una riduzione dei tassi.



Oppure quali sono quelli che trarrebbero giovamento dal mantenimento dei tassi ai livelli attuali…

Gli unici a poter risentire negativamente di un taglio dei tassi sarebbero i partiti tedeschi e dei Paesi del Nord. Viceversa, se non si procedesse a una riduzione ne sarebbero avvantaggiati gli euroscettici dei Paesi del Sud. È chiaro che rimandare la decisione a giugno non farebbe bene all’Europa. Credo sarebbe meglio un allentamento, seppur minimo, dei tassi già ad aprile.

Questo vale anche per la Fed?

Non dimentichiamo che il Fomc della Fed si riunirà anche il 30 aprile-1 maggio, quindi oltreoceano c’è anche quella finestra di intervento. Ma, vista la diversa situazione economica, la Banca centrale americana potrebbe aspettare anche giugno. Nel complesso c’è una situazione favorevole a interventi che possono sbloccare un potenziale di crescita che esiste, ma che ancora deve materializzarsi.



Tra l’11 aprile e il 6 giugno ci sono meno di due mesi: possono fare davvero così tanta differenza?

Come spesso accade, è una questione di aspettative. I primi mesi dell’anno non sono andati male, ma l’economia europea è fiacca. Sarebbe bene dare un segnale importante per le aspettative, quale una riduzione dei tassi di interesse, con un certo anticipo rispetto all’inizio delle vacanze estive, in modo che il terzo trimestre, che tradizionalmente è più dinamico, possa portare un po’ più di spinta alla crescita nella seconda parte dell’anno.

Per arrivare a un taglio dei tassi ad aprile si riusciranno a vincere le resistenze tedesche? Oppure sarà necessario che la Presidente Lagarde prenda una posizione netta?

Su questo tema, a mio avviso, emerge una questione cruciale relativa alle decisioni europee. Se un Paese, anche grande, ha titubanze o è contrario a un taglio che comunque si condivide di dover fare al massimo un paio di mesi dopo, direi che vale il detto latino carpe diem e che, quindi, la Presidente Lagarde dovrebbe far di tutto per cogliere il momento favorevole per dare quel tanto di spinta che consenta alla ripresa di essere meno fiacca di quanto lo sia stata finora.

(Lorenzo Torrisi)

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