Il quorum di cinque Regioni necessario per chiedere il referendum abrogativo della quota proporzionale prevista nella legge elettorale nazionale è stato raggiunto con il voto del Consiglio regionale del Piemonte e Matteo Salvini è convinto che “raccoglieremo milioni di firme”. Intanto lunedì 30 il Carroccio andrà in Corte di Cassazione per presentare il quesito referendario. L’iniziativa arriva a pochi giorni di distanza da una bellicosa intervista, concessa al Corriere della Sera, da Roberto Calderoli. Il vicepresidente leghista del Senato ha avvisato la maggioranza M5s-Pd che la Lega è intenzionata a “scatenare il Vietnam” a Palazzo Madama, lanciando “bombette tattiche” attraverso l’uso del regolamento parlamentare, tanto per far capire al governo Conte che “la Lega la sua opposizione la sa fare seriamente e con costanza”. Ma il Carroccio farà solo opposizione dura e pura? Con il referendum anti-proporzionale che cosa spera di ottenere? In caso di voto anticipato il Carroccio si ripresenterà sotto le insegne della coalizione di centrodestra che vince a man bassa nelle elezioni regionali? E soprattutto: perché la Lega e Salvini, secondo gli ultimi sondaggi, stanno perdendo consensi? Come pensano di recuperarli? Lo abbiamo chiesto proprio a Roberto Calderoli.



Cosa farà la Lega: solo opposizione dura e pura per far cadere il governo oppure si tenta qualcosa in più?

Noi faremo la Lega nei palazzi e in piazza.

In concreto che cosa significa?

In piazza abbiamo iniziato con Pontida e intendiamo ripetere la manifestazione a Roma, allargata a tutte le persone che si sono sentite defraudate dal diritto di voto, contro un governo che secondo noi può essere formalmente legittimo, ma non lo è dal punto di vista del consenso popolare. Possono avere un’artificiosa maggioranza in Parlamento che non coincide con i risultati non solo dei sondaggi, ma in primis dell’ultima consultazione nazionale in occasione delle europee. M5s e Pd rappresentano un’assoluta minoranza nel Paese.



E nel palazzo come si muoverà la Lega?

Terremo due tipi di atteggiamento: qualora dovessero arrivare determinati tipi di proposte – come, per esempio, la scandalosa proposta di un esponente Pd che voleva permutare il taglio dei parlamentari con lo ius soli – in commissione e in Aula siamo pronti a tutto per affossarle. E troveranno l’ostruzione più totale se volessero aumentare le tasse o abolire Quota 100: si mettano l’elmetto.

E l’altro atteggiamento?

Rispetto agli altri provvedimenti noi abbiamo i nostri dipartimenti in tutti i vari ambiti e per ciascuno ci sono le nostre proposte che porteremo in Parlamento come sostitutive o emendative delle proposte della maggioranza M5s-Pd. Viceversa, saranno i contenuti del programma elettorale di governo, perché loro pensano di chiudersi nel palazzo, ma prima o poi si andrà al voto. E noi siamo già pronti.



Con il referendum anti-proporzionale che cosa spera di ottenere la Lega?

Da quando si è iniziato a parlare di proporzionale c’è stato uno spuntare di partiti, ultimi quelli di Renzi e di Toti. L’ipotesi di partitini che anche con il 3-4% possano contare mi fa pensare che ci sia una voglia di tornare alla Prima Repubblica. Siccome l’attuale maggioranza è purtroppo in grado di farlo, abbiamo intrapreso la strada referendaria perché gli italiani già si erano espressi a favore del maggioritario e lo faranno ancora. Le leggi le facciamo fare al popolo e non a questo palazzo che secondo noi non è legittimato a farlo.

Siete disposti a sedervi al tavolo con la maggioranza per discutere di una nuova legge elettorale più condivisa?

Intanto facciamo votare il popolo. Dopo, tutto il resto può venire di conseguenza.

Sul maggioritario, oltre a Salvini, è d’accordo anche Zingaretti. Un dialogo Lega-Pd su questo tema è possibile?

Io ricordavo un Pd che era maggioritario con l’ultima proposta referendaria precedente il Rosatellum, l’Italicum. Adesso mi sento dire che in cambio della riduzione del numero dei parlamentari bisogna fare una legge elettorale proporzionale. Ma è lo stesso partito? Ci dicano che cosa vogliono.

Che manovra si aspetta dal Conte 2?

Io mi aspetto la già approvata riduzione delle tasse per partite Iva e lavoratori autonomi: dopo la flat tax del 15% di quest’anno per chi ha redditi fino a 65mila euro, l’anno prossimo ci sarà il secondo step con l’aliquota del 20% per i redditi fino a 100mila euro. Ho sentito che vogliono eliminare una riduzione delle tasse già approvata nella Legge di bilancio 2019, ma temo che assisteremo a un aumento delle tasse. Perché quando si parla di rimodulazione dell’Iva, io penso subito alla fregatura. Come con l’idea di penalizzare il prelievo di contanti: sono soldi su cui un cittadino ha già pagato la tassa: quante volte gliela si vuol far pagare? E poi c’è chi ha proposto di tassare i voli aerei, le merendine, le bevande gassate ipercaloriche… Tra un po’ qualcuno penserà anche di tassare l’aria che respiriamo.

Sull’autonomia differenziata affronterete il governo a muso duro, visto che la vuole procrastinare fino a fine legislatura?

M5s e Pd proseguono nel loro atteggiamento già visto in passato: si parla, si parla, si parla e non si conclude nulla. E giustifico la reazione dei governatori delle Regioni del Nord, perché con questo atteggiamento non stanno prendendo in giro solo loro, ma soprattutto tutti quelli che sono andati a votare ai referendum in quelle Regioni, che rappresentano un quarto dell’intera popolazione italiana.

Sull’immigrazione il governo ha portato a casa una maggiore collaborazione con l’Europa sulla redistribuzione dei migranti. Cosa ne pensa?

Il vertice di Malta, con quattro Paesi di cui uno appunto è Malta, che sul tema migranti ha preso in giro il mondo intero, mi è sembrato una vera barzelletta. Non c’è un accordo sottoscritto, tutto è basato su una rotazione dei porti volontaria, il che vuol dire che arrivano tutti ancora in Italia, e su una redistribuzione sempre volontaria, cioè bisogna ogni volta andare a proporla agli altri Paesi. Risultato: settembre 2018 sono arrivati 760 immigrati, settembre 2019, che non è ancora finito, 1.900, più del doppio.

Secondo i sondaggi la Lega è in calo, addirittura sotto il 30%: come se lo spiega? Da che cosa dipende?

A me risulta che gli ultimi sondaggi avevano registrato un calo della Lega dal picco del 38% fino ai livelli delle europee o leggermente sotto, perché veniva comunicato che tutto, a partire dalla crisi di governo ad agosto, era colpa di Salvini. Oggi probabilmente i sondaggi sono già in ripresa, ma più passerà il tempo e la gente si renderà conto che non c’era alternativa allo staccare la spina con chi aveva concordato di fare certe cose e sostanzialmente aveva smesso di farlo, e più noi riguadagneremo consensi. E se penso che andiamo incontro a una Legge di bilancio dove, anziché ridurre le tasse come previsto nel Contratto di governo con il M5s e come dalla Lega promesso agli italiani, avverrà il contrario, sono disposto ad avere un calo di consensi adesso, molto ridotto rispetto anche a quelle che potevano essere le prospettive, ma ben sapendo che d’ora in avanti parte la risalita.

È convinto che immigrazione, manovra, rinvio dell’autonomia e aumento della pressione fiscale daranno di nuovo una forte spinta ai consensi per la Lega e per Salvini?

Andando avanti così, penso che per Natale la Lega sarà intorno al 40%.

Ma non teme che possa essere difficile recuperare elettori che non hanno capito genesi e svolgimento della crisi di agosto e si sono fatti l’idea che, in pratica, la Lega ha regalato il governo a Pd-M5s?

Stanno capendo, e più passerà il tempo, più toccheranno con mano, sulla propria pelle, quello che avranno di meno e quindi capiranno perché Salvini ha dovuto staccare la spina. E diranno: aveva ragione Salvini, con questi non si va da nessuna parte. M5s e Pd, se erano così convinti di avere la gente dalla loro parte, avrebbero dovuto accettare la sfida delle urne e dare voce al popolo. Ma il 27 ottobre si vota in Umbria, a gennaio in Emilia-Romagna e in Calabria, poi in Campania, Puglia, Liguria, Veneto… Mi sembra di rivedere il 1999, quando D’Alema, dopo aver perso tutte le regionali, fu costretto a dare le dimissioni. Penso che la prossima primavera potremmo ritrovarci in una situazione del genere con nuove elezioni politiche.

E lì ritroveremo a livello nazionale il modello di centrodestra che vince a man bassa nelle regionali?

Nelle regionali il centrodestra vince perché i sistemi elettorali sono maggioritari: il governatore che prende un voto in più governa e le istituzioni durano per tutta la legislatura. Il modello della coalizione di centrodestra però non può più essere quello del 1994, deve essere più ampio, allargato, con dei contorni diversi.

Come se la immagina questa nuova coalizione di centrodestra?

Non basta dire chi mettiamo insieme, bisogna avere obiettivi chiari, gli stessi che ci hanno spinto ad abbandonare l’esperienza del primo governo Conte: flat tax sì, pensioni, autonomia sì su 23 materie importanti per il buon funzionamento della cosa pubblica.

Ma la Lega di Salvini ha ambizioni di radicamento anche al Sud. Come conciliare autonomia, rilancio del Mezzogiorno e coesione nazionale?

L’unico modello vincente anche per il Mezzogiorno è quello che propone la Lega: l’autonomia differenziata, che qualcuno nel Centro-Sud vede come penalizzante, è il trampolino di rilancio del Mezzogiorno, perché si introduce il principio della responsabilità.

(Marco Biscella)