“Se le circostanze imponessero ai partiti di chiedere a Mattarella il sacrificio di restare in nome della stabilità e per non consumare il paese in uno scontro, io credo che Mattarella ascolterebbe” dice al Sussidiario Stefano Folli, editorialista di Repubblica. Per Folli la situazione politica è usurata a tal punto che un accordo non si vede e potrebbe non esserci prima di iniziare a votare. Le maggiori novità si registrano nel centrodestra, dove Berlusconi continua a costruire la sua candidatura. Ieri però è arrivata una manifestazione di scetticismo da parte della Meloni che suona come un no all’ex premier.



“Il parlamento è in affanno (ieri il governo è stato battuto due volte in Senato sul Dl capienze dai voti di Lega, FdI, FI e Italia viva, ndr), ci sono segnali di logoramento della maggioranza, affiora la tentazione di andare al voto anticipato e questo riempie di punti interrogativi la strada per il rinnovo del capo dello Stato” spiega Folli.



È per questo che la situazione è bloccata?

Sì, il sistema politico è lacerato e questo può significare che accordi preliminari non sono possibili. Una sfida all’OK Corral e sarebbe un grave danno per il paese.

Si può ancora evitare?

In questo momento l’Italia ha innanzitutto bisogno di grande stabilità, sia per mandare un messaggio positivo all’esterno, sia per affrontare i problemi, dal Pnrr alle riforme di cui non si vede ancora nulla di concreto. Per affrontare queste sfide sono necessarie due cose.

Quali?

La prima è un accordo politico sul capo dello Stato prima che si cominci a votare. La seconda è un accordo per chiudere la legislatura in modo almeno collaborativo.



Ma un regista non c’è.

Per questo dicevo che si rischia di cominciare a votare senza un accordo. Non sarebbe una novità, tante volte in passato abbiamo avuto presidenti eletti senza un accordo preliminare. Abbiamo visto anche 20-22 votazioni.

Dove sta la sua obiezione?

Crediamo davvero che nell’Italia di oggi sia possibile andare così per le lunghe? A che prezzo?

Il capo dello Stato ha più volte escluso l’ipotesi di un mandato bis. Lei che ne pensa?

A mio avviso non è un’ipotesi improponibile. Facendo sapere di essere contrario al secondo mandato ha incitato le forze politiche a trovare un accordo. Ma se questo non fosse possibile, e se le circostanze imponessero ai partiti di chiedergli il sacrificio di restare in nome della stabilità e della necessità di non consumare il paese in uno scontro, io credo che Mattarella ascolterebbe.

“Anche Leone chiese la non rieleggibilità del presidente della Repubblica” ha detto Mattarella l’11 novembre.

Nessuno deve poter minimamente pensare o supporre che Mattarella stia brigando per restare al suo posto.

Dunque può accadere.

Sì, se non si trova un accordo in tempi ragionevolmente brevi. Che non vuol dire domani, ma prima che si cominci a votare.

Draghi è in pista? Qualcuno ha fatto notare che non avrebbe voti. Il Pd non  lo vede benissimo. Figuriamoci Conte e i 5 Stelle.

Il problema di fondo è un altro. È chiaro che Draghi avrebbe tutti i requisiti per fare anche molto bene il presidente della Repubblica, il problema è che oggi appare sempre più insostituibile al governo. Non riesco a immaginare un governo guidato da altri, in questa situazione e in mezzo a queste difficoltà, né una diversa maggioranza. Solo Draghi può tenere insieme questo parlamento e dargli un obiettivo. Viceversa non scommetterei sulla sopravvivenza della legislatura.

C’è un solo politico che al momento, nero su bianco, avrebbe i voti per farsi eleggere ed è Berlusconi.

Sì, ma solo in teoria.

Perché?

I primi che non vogliono Berlusconi al Quirinale sono i suoi alleati Meloni e Salvini. Ieri la Meloni lo ha anche detto, ha detto quello che tutti pensano, compreso Salvini.

“In questo quadro l’elezione di Berlusconi non è una cosa facilissima”, ha dichiarato la leader di FdI alla presenza di Enrico Letta.

Meloni e Salvini vogliono governare l’Italia, come possono desiderare di avere Berlusconi al Colle? Ipotizziamo che a Salvini tocchi guidare un governo di destra. Veramente crediamo, per come siamo messi in Europa, che a Bruxelles resterebbero a guardare? Avrebbero mille modi per creare un cordone sanitario intorno al paese.

Berlusconi ha riallacciato i suoi rapporti in Europa, accreditandosi come possibile garante.

Non mi sembra un’ipotesi realistica. Questo ovviamente non toglie che Berlusconi ci speri, è naturale che sia così e ci sta lavorando seriamente.

Il tentativo da parte di Letta di creare un tavolo in cui si parla di manovra e anche di Quirinale?

Non si capisce esattamente quale sia il senso di questa operazione, che non dev’essere molto gradita a Draghi con la manovra già in aula al Senato. Intrecciare poi manovra e Quirinale mi sembra inopportuno. Certamente, e qui Letta ha ragione, arriverà il momento – o almeno bisogna augurarselo – in cui si dovrà parlare di Quirinale in un arco di forze politiche il più ampio possibile.

Anche Renzi è in movimento.

Quando dice che c’è una campagna contro di lui non ha tutti i torti. La sua immagine non è più quella di prima, si è indebolita, però ha ancora un margine di manovra.

Dove lo vede?

Il centrosinistra non ha i voti, il centrodestra ne ha di più, ma ha una compattezza più apparente che reale e quindi Renzi e i centristi possono giocare un ruolo.

I Cinquestelle?

Sono una grandissima incognita. La loro crisi è totale, la Rai lo dimostra.

Una sua previsione?

Se prevale l’esigenza di stabilità, di cui c’è un bisogno disperato, converrebbe immaginare la conferma del tandem Mattarella-Draghi. Ma questo presuppone un soprassalto di responsabilità che non si vede.

Allora non resta che darci appuntamento alla quarta votazione e vedere cosa succede.

Se è così bisogna essere pessimisti, perché vorrebbe dire che si va verso un presidente eletto da una parte del parlamento contro un’altra. Non è la cosa migliore che possiamo augurarci.

(Federico Ferraù)

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