Apri ieri il Corriere della Sera e trovi in prima pagina la firma di Giuseppe Conte che risponde alle gravi critiche del maestro Riccardo Muti. Titolo: “Gentile Muti, ecco il perché di questa scelta dolorosa”. Apri il Fatto Quotidiano e ritrovi la firma del premier, ancora in prima pagina, ancora accompagnata da una foto con la mascherina, con il seguente titolo: “Vi spiego perché ho chiuso i locali e i teatri”. “Ecco il perché”, “Vi spiego perché”: il senso dei due chilometrici interventi è molto semplice da capire. Conte si deve spiegare. Evidentemente finora non si era spiegato bene. C’è da credergli: tra bozze riscritte e ricorrette, polemiche con le Regioni, liti nell’esecutivo, Dpcm in perenne aggiornamento, conferenze stampa rinviate, dirette Facebook, divieti mancati e “forti raccomandazioni”, gli italiani non ci hanno capito nulla.
Problemi all’ufficio stampa di Conte? Può darsi. Ma la vera spiegazione è un’altra: è che per il presidente del Consiglio è arrivato il “momento Renzi”. Sta succedendo la stessa cosa capitata al Rottamatore dopo avere traguardato i due anni a Palazzo Chigi. Renzi vi era arrivato come Conte, non da parlamentare, non passato dal vaglio elettorale. Aveva avuto una fiammata di consenso travolgente avendo promesso mari e monti e avendo convinto la gente che finalmente in Italia era apparso un leader giovane, deciso, centrista, con in pugno la sua maggioranza e in grado di imprimere quella svolta che il Paese attendeva da anni. Passati due anni, fatti i conti, gli italiani si sono accorti che il governo Renzi aveva deluso come gli altri. Qualunque cosa dicesse o facesse, l’ex sindaco di Firenze aveva perso il tocco magico. Ma lui era talmente pieno di sé stesso da forzare la mano sul referendum costituzionale, che divenne la sua Caporetto.
Conte ha mostrato le stesse capacità di galleggiamento facendo propria l’arma della mediazione. Ha saputo prendere decisioni impopolari mentre si sviluppava la prima ondata del coronavirus e ha cavalcato il consenso. È arrivato all’estate portando l’Italia come modello per affrontare l’emergenza. La discesa dei contagi gli ha fatto toccare il picco di popolarità. Doveva andare tutto bene e in effetti ad agosto si era tornati a una relativa normalità vacanziera. Ma Conte si è cullato sugli allori confidando nello stellone italico e non ha più mosso un dito: niente programmazione scolastica tranne i banchi a rotelle, zero riorganizzazione del trasporto pubblico, ritardi negli interventi sulla sanità (terapie intensive, app Immuni, nuovo personale, nuove ambulanze). Avrebbe anche potuto coinvolgere le opposizioni nelle sue decisioni, dividendo così i meriti ma anche gli eventuali fallimenti, ma il suo ego, cresciuto in misura esponenziale parallelamente alla curva dei contagi, glielo ha impedito. E così ora si ritrova da solo a elemosinare ospitalità sui giornali perché ha perso il contatto con la popolazione che lo osannava fino a un paio di mesi fa.
Ieri Renzi, che non ha perso il fiuto politico, è uscito allo scoperto criticando apertamente le ultime decisioni del governo che egli stesso ha voluto nell’estate 2019. Il senatore di Rignano coglie l’insofferenza della gente e delle piazze, che poi è la stessa del Pd nonostante i rimproveri di Nicola Zingaretti, e di settori sempre più vasti della stessa sinistra e degli intellettuali d’area, da Cacciari a Rampini. La sensazione è diffusa: Conte non tocca più palla. Il suo ciclo è finito, il “momento Renzi” è arrivato anche per lui.
C’è però una differenza sostanziale rispetto all’addio renziano a Palazzo Chigi: allora c’era una maggioranza sufficientemente coesa in Parlamento e uno come Paolo Gentiloni pronto a subentrare. Ora c’è il caos, con il M5s, partito di maggioranza relativa, allo sbando e il Pd incapace di qualsiasi iniziativa. Nessuno ha alternative, nessuno sa che cosa fare. “Il nemico di tutti è il virus”, dice il presidente Sergio Mattarella. Come dire: prendiamocela con il Covid, non con il governo. Una ciambella di salvataggio per Conte. Perché nemmeno il Colle in questo momento sembra avere soluzioni pronte per uscire dalla crisi.