Caro direttore,
l’Italia deve riprendere al più presto il controllo di una situazione che sta sfuggendo di mano e rischia di fare saltare tutto. Il coronavirus si può vincere, ma occorre chiarezza. Al paese serve un governo speciale, di 3-6 mesi, che introduca una legge marziale, da concordare rigorosamente con gli alleati, e specificatamente la Nato, per sconfiggere il virus e fermare il crollo dell’economia.



Si tratta infatti di una situazione di guerra.

La Cina è un paese estremamente conservatore e prudente. Ha dato l’allarme il 23 gennaio dopo quasi due mesi di attesa e ha messo in quarantena, di fatto, non solo Wuhan e lo Hubei ma tutto il paese. Ora, forse tra un paio di settimane, in alcune città si ritornerà a una vita normale. Quindi, al di là dei numeri ufficiali forniti, a un certo punto c’è stato il vero timore che se l’epidemia non fosse stata messa sotto controllo ci sarebbe stata una strage.



Guardiamo a un po’ di numeri. Si sa che il 13,8% dei contagiati si ammalano in condizioni gravi e si salvano nella maggior parte dei casi solo se vanno in terapia intensiva. Altrimenti muoiono.

Quindi il punto sottile è evitare il dilagare dei contagiati da Coronavirus. Se il numero degli infettati rimane sotto controllo, la mortalità, dovuta a quel 14% che ha bisogno di terapia intensiva, alla fine non è drammatica. Il problema invece è se il numero dei contagiati va fuori controllo; in tal caso le strutture ospedaliere non sono più in grado di offrire la terapia intensiva a tutti.

Se incontrollato, il coronavirus potrebbe colpire tutta la popolazione italiana, ma poniamo che alla fine solo il 30% si infetti, circa 20 milioni. Se di questi – facendo uno sconto – il 10% va in crisi, ciò significa che senza terapia intensiva è destinato a soccombere.



Si tratterebbe di 2 milioni di decessi diretti, più tutti quelli indiretti derivanti da un collasso del sistema sanitario e dell’ordine sociale ed economico che ne deriva. Durante le pestilenze metà dei decessi sono dovuti al male, l’altra metà ai disordini sociali. Manzoni ricorda che nella peste a Milano ci furono sanguinosi attacchi ai forni, oggi sono cominciate le rivolte nelle carceri. Dopo cosa succederà?

Come metro di paragone basti pensare che durante la prima guerra mondiale ci furono 650mila caduti militari su una popolazione di 40 milioni.

Il disastro causato dal coronavirus che si prospetta è peggio di un conflitto armato. La cosa non interessa solo l’Italia; per questo occorrerebbe un vertice Nato su sanità, sicurezza ed economia.

È uno scenario da apocalisse? Sì: deve spaventare, ma non generare panico, perché non è scolpito nella pietra.

Occorre capire che se non ci si prepara, se non ci si tutela, allora sarà una strage. Ma se, viceversa, e solo se ci si prepara e ci si organizza davvero, i morti possono essere quasi quelli di una normale influenza.

Il costo per l’economia è un altro capitolo. È come volare: se lo si fa in aereo, è più sicuro che passeggiare; se lo si tenta saltando dal decimo piano credendo di avere le ali di un uccello, è morte certa.

Dunque la preparazione è tutto. Non si può scegliere il metodo coercitivo della Cina, che ha bloccato tutto da 40 giorni. Ma anche in quel caso non tutto è da scartare. Forse si può imparare anche dal metodo più sofisticato impiegato dalla democrazia di Taiwan, che ha fermato l’epidemia con una serie di misure precise e capillari. In entrambi i casi è stata cruciale la cooperazione attiva della popolazione, che aveva fiducia nel governo.

In Italia forse non è la stessa cosa.

Quindi occorre cambiare passo, e, mi perdoni, forse solo lei può farlo, signor presidente Sergio Mattarella. Le indecisioni, l’allarmismo e l’ottimismo diffusi a corrente alternata, le fughe di notizie negate e non negate, come l’ultima, clamorosa, che ha riguardato il provvedimento firmato dal presidente del Consiglio Conte domenica notte, hanno ridotto a zero la credibilità del governo.

La Gran Bretagna, nel mezzo della battaglia d’Inghilterra, quando i nazisti bombardavano Londra e minacciavano uno sbarco, cambiò governo, non si arrese e vinse la guerra.

L’Italia deve cambiare passo e deve farlo subito, prima che la sanità vada al collasso e i morti per coronavirus si contino a migliaia. Da lì ai milioni il passo potrebbe essere brevissimo.

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