Era la fine di gennaio 2020 e l’Italia iniziava il proprio percorso verso quella pandemia dichiarata nel marzo successivo. Il primo lockdown un muro, gli italiani increduli e un Giuseppe Conte che con voce quasi rauca annuncia le restrizioni. Si blocca tutto, sembra un film, ma il televisore non si può spegnere.
Il 2020 si trascina fino a ottobre, poi altra ondata e nuovo lockdown. Il 2021 parte con il piano vaccinazioni e restrizioni sempre più leggere fino all’estate. Il resto è storia recente: a novembre i dati italiani non sono niente male, ma dal Sudafrica arriva Omicron, una variante altamente trasmissibile. Si pensa al peggio, ma l’impatto è meno forte del previsto, la variante urta contro lo scudo vaccinale, che buca è vero, ma non del tutto, visto che decessi e ricoveri non schizzano come i positivi, che segnano subito record mai toccati dal 2020.
Il 2022 si apre con l’Italia in quarantena, elevati contagi, ma conseguenze contenute, ed economia che pare ripartire. Succede anche in Gran Bretagna e in Israele, la variante trova percentuali notevoli di vaccinati e quindi non corrode il sistema sanitario, ormai provato da due anni di ondate.
Qualcuno inizia a proporre d’allentare le restrizioni. Parte Londra, poi altri seguono (ma solo con annunci). Si parla di fase endemica, anche se l’Oms smentisce nella stessa giornata in cui la notizia circola. Fonti Oms hanno un dubbio: la variante non fa particolari disastri in Europa, perché la percentuale di vaccinati è elevata e soprattutto i prodotti utilizzati sono i più efficaci sul mercato.
Fu vera gloria, quindi? Lo sapremo nei prossimi mesi, esattamente quando lo scudo vaccinale diventerà più “sottile”, ovvero 120 giorni dopo la terza dose. Per statistica (fonte: Iss) i vaccinati con terza dose positivi ad Omicron hanno sintomi vicini a quelli influenzali (il Sars-Cov-2 non è influenza, ricordiamolo, è un virus Sars, quindi può degenerare in sindromi respiratorie acute gravi), ma cosa accadrà quando avremo la percentuale di vaccinati con minore efficacia in corpo?
Il vaccinato (con tre dosi) si ammala lievemente (in ottima percentuale) e contagia altrettanto superficialmente, ma quando verranno meno queste due variabili è ignoto cosa potrà succedere a contatto con un virus estremamente trasmissibile e soprattutto che ha la capacità di reinfettare più volte (le risposte nei guariti non sono confortanti, anche Nature ha pubblicato studi simili).
A livello mondiale il tracciamento è saltato, si hanno dati certi in Occidente, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, oltre al Giappone. L’Africa di fatto non è monitorata, Russia e Cina per vari motivi politici comunicano ciò che hanno interesse a veicolare, in America del Sud, come in Asia, è saltato un po’ tutto il sistema di conteggio.
Un dato ci rimane: Omicron viaggia a una velocità mai vista nella storia, ma è contenuta dai vaccini e dai nuovi farmaci anti-Covid (in commercio, però, solo in Occidente).
Cosa può accadere? Il risveglio potrebbe non essere piacevole, in questa situazione il rischio d’una ulteriore variante in zone non coperte da vaccino è dietro l’angolo (in Sudafrica è andata così…) e soprattutto con il calar della protezione da terza dose il pericolo è che vi sia un ritorno virale anche nei paesi che a breve vedranno i contagi calare.
La bella stagione aiuterà ad avere una parvenza di normalità, ma il problema potrebbe ripresentarsi in autunno, con uno scudo vaccinale sottilissimo.
Questo momento è molto delicato, serve una sinergia tra paesi ricchi e poveri, ai secondi va data la possibilità di abbattere il contagio o si rischia che si riparta dal principio (siamo in attesa di capire come Israele affronterà la questione della quarta dose), di fatto rischiando di vivere un loop pandemico.
Peccato non si possa spegnere il televisore…
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