Confrontare i decessi complessivi tra il 2021 ed il 2020 può essere interessante poiché ci può dare qualche utile indicazione sia sull’efficacia della campagna vaccinale, sia su come i sistemi sanitari a livello regionale siano stati in grado di ritornare, o non ritornare, ad uno stato di quasi-normalità, consentito dalla diffusione del vaccino e dalla riduzione delle restrizioni.



Un’analisi più precisa in questo senso dovrebbe però considerare un confronto tra i tassi di mortalità nei due anni, ed in particolare la variazione dei tassi di mortalità per età, che è cosa diversa dal considerare la variazione dei morti, come già evidenziato in altro articolo.

Infatti, se per ipotesi, in una regione nel 2020 fossero state falcidiate le coorti più anziane, è chiaro che, anche senza il vaccino, nel 2021 si osserverebbe una riduzione nel numero di morti.



Pertanto, le considerazioni che si possono fare confrontando il numero di morti nei due anni sono fortemente inficiate, e diremmo soprattutto in questi due anni, dalla diversa struttura per età della popolazione, ma anche da altri importanti fattori come la diversa intensità dell’epidemia nei due anni e, appunto, l’introduzione dei vaccini nel 2021: tutti fenomeni di cui non è facile tenere traccia dell’evoluzione se non forse con modelli più complessi.

Ciò non di meno ci azzarderemo a trarre alcune ipotesi di lavoro dalla considerazione di un semplicissimo grafico (Fig. 1) che si può costruire a partire dai dati Istat a livello regionale sul numero di decessi per ogni causa di morte.



La figura 1 riporta, per i mesi da gennaio a settembre, il rapporto tra i decessi totali (per qualsiasi causa di morte) nel 2021 rispetto allo stesso mese del 2020. Ricordiamo che la campagna vaccinale è partita a gennaio 2021, quando l’epidemia era in pieno sviluppo e faceva sentire i suoi effetti sul numero dei morti per Covid, mentre nel 2020 l’epidemia ha iniziato a produrre decessi solo a marzo 2020, e che a gennaio-febbraio 2020 gli ospedali lavoravano in piena normalità, quindi il confronto 2021 rispetto a 2020 in questi primi mesi dell’anno è inficiato dalla diversità di molti fattori.

Dalla figura si evince che in Italia, linea nera tratteggiata, il rapporto decessi 2021/decessi 2020 tra gennaio e febbraio è ben sopra l’unità: segno che nel 2021, in quei mesi di inizio della campagna vaccinale, i decessi sono stati superiori a quelli del 2020, quando l’epidemia non era neanche iniziata: e questo era del tutto atteso alla luce di quanto esposto sopra. Nei mesi di marzo e aprile 2021, quando la campagna vaccinale ha raggiunto maggior diffusione, si osserva una sensibile riduzione del numero di decessi (meno 15-20%) rispetto all’anno precedente. Da maggio a settembre invece il rapporto si aggira attorno ad 1, ma sappiamo che nei mesi estivi il Covid ha una contagiosità che cala drasticamente il che ha consentito il ritorno alla normalità.

Quello che però è evidente dalla figura è che questo andamento è profondamente differente tra aree geografiche: l’andamento descritto per l’Italia è una media degli andamenti del Nord, Centro e Mezzogiorno. Ma mentre il Nord (linea verde) mostra un andamento del tutto simile a quello descritto sopra per l’Italia con punte ancora più accentuate (meno 40% di decessi a marzo e meno 30% ad aprile), e stabilità attorno all’unità nei mesi da giugno a settembre, le altre aree del paese stanno decisamente sopra l’unità anche nei mesi di marzo, aprile, maggio, quando la campagna vaccinale avrebbe dovuto far sentire i suoi effetti.

In sostanza nel 2021 il numero di decessi è diminuito solo al Nord, mentre al Centro e nel Mezzogiorno è addirittura aumentato nonostante la campagna vaccinale: forse perché meno intensa, o forse perché nel 2020 l’intensità dell’epidemia in queste aree era meno forte rispetto al 2021. Ovviamente una valutazione più completa sarà possibile quando saranno disponibili i dati di questi ultimi 3 mesi dell’anno 2021, ma già queste differenze fanno sorgere alcune domande (tra le tante):

1. Quello che vediamo essere successo al Nord è dovuto al fatto che le coorti di anziani nel 2020 sono state maggiormente falcidiate rispetto alle altre aree del paese, per cui i decessi sono ovviamente diminuiti?

2. La campagna vaccinale sarebbe risultata inefficace nei confronti della riduzione della mortalità complessiva, come sembrerebbero testimoniare i dati del Centro-Mezzogiorno?

3. Oppure, nel Centro-Mezzogiorno il numero di morti nel 2021 è aumentato per il fatto che i sistemi sanitari non sono tornati alla normalità pre-Covid e pertanto sono aumentati i decessi per altre cause? e contemporaneamente l’epidemia si sviluppava nel 2021 in maniera più virulenta rispetto al 2020?

4. Solo al Nord si sarebbe prodotta una forte riduzione di morti rispetto al 2020, grazie ai vaccini, e grazie all’efficacia dei rispettivi sistemi sanitari (non escludendo l’effetto della riduzione delle coorti anziane a causa Covid)?

5. Forse questa mortalità in eccesso nel Centro-Mezzogiorno dipende dagli effetti collaterali del vaccino? Qui la nostra risposta è no, perché la situazione del Nord non farebbe pensare a questo.

È chiaro che questi dati alimentano dubbi e paure nei confronti dei risultati della campagna vaccinale e nei confronti dell’efficacia del sistema sanitario nazionale, favorendo chiaramente le posizioni scettiche rispetto alla vaccinazione e ai suoi eventuali effetti collaterali, nonché alle chiusure.

Un’ ulteriore elemento di riflessione può essere ottenuto guardando ai dati di sintesi regionale. In particolare, tenuto conto che gennaio-febbraio 2020 sono sostanzialmente privi dell’effetto dell’epidemia, sia perché il Covid non si era diffuso, sia perché gli ospedali erano in normale attività, si può confrontare la somma dei decessi tra marzo e settembre 2021 con quella dei decessi negli stessi mesi del 2020. In tal modo si escludono anche i primi mesi del 2021 quando la campagna vaccinale era appena agli inizi. La tabella 1 riporta il rapporto tra i decessi per regione ed area geografica.

Dalla tabella emerge che in Campania il numero di decessi nel 2021 è stato addirittura dell’11% superiore a quello del 2020; nel Mezzogiorno l’incremento è stato dell’8%; nel Centro del 2%; in Italia mediamente si è osservata una riduzione del 6%; nel Nord abbiamo una riduzione media del 17%, che arriva al 28% in Lombardia.

Anche da questi dati emergono i dubbi e le domande già espressi sopra, ma la nostra ipotesi è che la mancata diminuzione di mortalità nel Mezzogiorno e nel Centro sia il frutto di una minore intensità dell’epidemia nel 2020, che invece si sia maggiormente diffusa in queste aree nel 2021, costringendo gli ospedali a misure restrittive. Non è però da escludere anche una minore efficienza del sistema sanitario in queste aree.

A parer nostro sarà possibile rispondere in modo più preciso a queste domande solo quando avremo la possibilità di confrontare i tassi di mortalità per età e quelli standardizzati come illustrato nell’articolo già richiamato e di conoscere il numero di morti per cause di morte, che purtroppo in Italia tardano diversi anni ad essere pubblicati.

Qui viene in tutta evidenza come, in un momento di estrema urgenza conoscitiva come quello presente, la separazione dei sistemi informativi sanitari regionali costituisca un ostacolo all’ottenimento tempestivo di dati per le decisioni politiche.

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