Covid: l’impennata dei casi (5.901 quelli registrati il 13 ottobre) e l’allarme dei medici. “Questa non è la risacca della prima ondata, è una vera e propria seconda ondata”, ha detto Alessandro Vergallo, presidente di Aaroi-Enac (l’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani), mentre il sindacato dei medici Anaao-Assomed con il segretario Carlo Palermo avvisa: nel giro di due mesi le terapie intensive potrebbero trovarsi di nuovo al collasso se il ritmo di crescita dei contagi continuasse a crescere (come sta avvenendo in Francia e in altri Paesi europei). Nel giorno in cui il presidente Conte ha annunciato il nuovo decreto abbiamo raggiunto al telefono Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, e gli abbiamo chiesto qual è l’umore dei medici di fronte a quella che si presume essere una nuova ondata del virus.



Professore, medici e anestesisti hanno dato l’allarme: se i contagi continuano a salire esponenzialmente, nel giro di un paio di mesi rischiamo di nuovo il collasso delle terapie intensive. È uno scenario possibile?

Non disponiamo dei termini di paragone per dirlo, i numeri che abbiamo oggi sono numeri completamente nuovi, ma la sensazione dei medici è che stiamo vivendo una situazione simile a quella di febbraio. La differenza è che a febbraio il virus circolava senza che nessuno lo sapesse, ora abbiamo i tamponi e i tracciamenti, quindi sappiamo cosa sta succedendo. L’impressione è che potrebbe tornare un nuovo marzo. I contagi, andando man mano a interessare le persone più fragili, porteranno a situazioni di gravità che naturalmente toccheranno gli ospedali e le rianimazioni. Per ora, ripeto, è soltanto una sensazione, non possiamo provarla.



I medici hanno vissuto mesi difficilissimi. Ora che i contagi da Covid stanno tornando a salire, c’è la paura di ripiombare nell’incubo della primavera scorsa?

Più che paura c’è questa preoccupazione, che ci troviamo alla vigilia di una nuova ondata molto forte. Il picco di questi giorni, in cui siamo passati da poche migliaia a quasi 6mila contagi, il fatto insomma che la curva provi a impennarsi, fa temere che si possa arrivare presto a contare una decina di migliaia di casi al giorno.

I medici di medicina generale invece sono preoccupati per l’eccessivo numero di tamponi effettuati. Potrebbero verificarsi problemi di approvvigionamento?



I tamponi sono per noi fondamentali o non capiremmo l’andamento dell’epidemia, non capiremmo nemmeno quali sono i contatti che si verificano. Certo, oggi i tamponi si possono diversificare. Il sierologico ha una funzione diversa, va a testare la presenza degli anticorpi nell’organismo, ma gli anticorpi non si presentano subito, descrivono la reazione del nostro organismo, hanno bisogno di un lasso di tempo per manifestarsi, di solito intorno ai 7-10 giorni. Sicuramente più interessante è l’utilizzo dei tamponi antigenici.

Che cosa sono?

A differenza dei molecolari, i tamponi antigenici sono dei tamponi rapidi, grazie ai quali possiamo avere la risposta nel giro di venti minuti sulla base di una reazione immunologica. Questo può essere utile, ad esempio, per discriminare una serie di sintomatologie o anche per testare gli asintomatici che hanno avuto contatti con positivi. I tamponi antigenici danno una risposta molto attendibile e il loro utilizzo ci permette di riservare i tamponi molecolari a situazioni di conferma laddove il sospetto è molto fondato.

E i tamponi antigenici sono nella disponibilità delle strutture?

Proprio l’altro giorno il governo ha annunciato di aver comprato 25 milioni di tamponi antigenici che potranno essere utilizzati, ad esempio, per fare lo screening in tempi rapidi agli alunni delle classi in cui c’è un positivo.

Cosa pensa delle misure contenute nel nuovo Dpcm?

Se le nostre preoccupazioni dovessero sfociare nella realtà, io credo che le misure non siano eccessive, anzi probabilmente dovremo andare verso un nuovo inasprimento. Il virus si blocca solo se le persone non s’incontrano: purtroppo questo è l’unico meccanismo che abbiamo, non ne abbiamo altri. Le persone devono sapere che se incontrano altre persone, queste, se sono positive, saranno dei trasmettitori involontari del virus. Noi possiamo ridurre il rischio usando le mascherine, mantenendo le distanze, però il rischio rimane sempre. L’unica maniera per evitare che il virus si diffonda è ridurre i contatti fra le persone.

I mezzi pubblici però sono di nuovo pieni…

Ecco perché dicevo che le misure del governo mi paiono dettate da buon senso, ma se se la situazione non tende a migliorare bisognerà prenderne di ancora più drastiche.

(Emanuela Giacca)