La circolazione del Covid, secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, “è ancora molto elevata: il numero di positivi, sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri sono oltre 50 mila”, con il tasso di positività dei tamponi che si avvicina al 17%. Ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva segnano una lievissima risalita, ma con numeri decisamente lontani dalle fasi più acute della pandemia.



Continua invece a rimanere alto il numero dei decessi. In questo quadro tra una decina di giorni dovrebbe decadere l’obbligo delle mascherine al chiuso: è il momento giusto per farlo? “Se vogliamo rincorrere il virus – risponde Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – non è il momento di togliere la mascherina, per ovvie ragioni, perché è la protezione maggiore che abbiamo dall’infezione. Ma, se prendiamo atto che questo virus sta circolando e provoca pochi danni e che, facendo una valutazione politica più che virologica, pensiamo agli effetti economici della pandemia, alcuni alleggerimenti hanno senso”.



Il virus circola ancora troppo?

Non direi che circola troppo, ma che circola tanto. Troppo è un comparativo, tanto è un avverbio: quindi, troppo rispetto a che cosa? Il virus circola tanto perché ha una estrema infettività, che è solo parzialmente controllata dalla vaccinazione. E sappiamo ormai da due anni che i vaccini sono dedicati a controllare la malattia, non tanto la circolazione. Tra l’altro, è una diffusione del virus che oggi non è inaspettata, ma con danni molto contenuti.

Ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva sono sotto controllo?

Assolutamente. E’ un combinato disposto della vaccinazione, che funziona benissimo come controllo della malattia, e della variante Omicron, senza dubbio molto contagiosa, ma al momento assai meno patogena. Infatti la pressione sugli ospedali è notevolmente diminuita ed è tollerabile. Nonostante 80-100mila contagi al giorno, nessuno sta aprendo reparti Covid.



Da noi però muoiono ancora centinaia di persone al giorno. Perché?

Cento-duecento morti al giorno sono ancora tantissimi, ma la gran parte sono soggetti non vaccinati e persone estremamente fragili.

Si avvicina la fine dell’obbligo di indossare la mascherina, fissato al 30 aprile. Poi cosa potrebbe accadere?

Previsioni è difficile farne. Per l’influenza e per i coronavirus stagionali non abbiamo mai chiuso l’Italia. Nel momento in cui la patologia è contenuta, dobbiamo interrogarci sul bilanciamento fra controllo del virus e possibili danni dovuti a eventuali chiusure. Questa è la classica fase in cui c’è dibattito fra chi guarda soprattutto all’aspetto sanitario, e chiede chiusure perché il virus circola, e chi guarda in modo più ampio anche all’economia e dice che è tempo di riprendere una vita normale, visto che gli effetti patogeni del Covid sono limitati.

Passare da un obbligo di mascherina al chiuso a una raccomandazione può essere la scelta giusta?

Ripeto: se decidiamo che si deve lentamente riaprire, anche la mascherina potrebbe non essere più obbligatoria. Ma nessun medico dirà mai: levatevi la mascherina, perché il tasso di infezione potrebbe anche aumentare. Starei attento a dire “tana liberi tutti”: se per i sani è una circolazione tranquilla, per i fragili può essere un problema. E i fragili sono tra noi.

Infatti, accanto ai tanti non vaccinati, si contano ancora parecchie persone che il vaccino lo hanno fatto, ma non sono purtroppo stati protetti. Quindi in Italia ci sono milioni di persone a rischio di essere contagiate. Bisogna accelerare con la somministrazione delle quarte dosi di vaccino anti-Covid, partite a rilento?

Sì, è una buona idea solo se per quarta dose intendiamo un booster per coloro che sono fragili. E’ una campagna opportuna e sarebbe proprio il caso di accelerarla. Sono invece molto perplesso su una quarta dose generalizzata, per tutti.

In Spagna si parla del caso di reinfezione a 20 giorni che ha interessato una giovane operatrice sanitaria, prima contagiata da Delta e poi da Omicron. Omicron e le sue sotto-varianti possono quindi “bucare” immunità naturale e vaccino?

Questo lo sappiamo da tempo: tutti coloro che hanno fatto Alfa, Beta, Gamma e Delta sono a rischio di infezione da Omicron, come probabilmente mostra la cascata dei 100mila infetti di questi giorni. Non vedo alcuna novità.

Da ieri i medici di famiglia possono prescrivere l’antivirale Paxlovid. Così si migliora la gestione “ordinaria” della pandemia?

Sì, a patto di prescriverlo con intelligenza. Ad averne bisogno sono quelli a rischio di progressione della malattia e i fragili, se lo diamo a tutti, commettiamo un errore. Quindi, servirà un’adeguata formazione dei medici di medicina generale, affinché la prescrizione sia mirata, non a pioggia.

Che percezione hanno oggi gli italiani della pandemia?

La percezione della malattia è molto bassa, perché la bassa mortalità rispetto all’alta infettività ha fatto abbassare la guardia a molti. E questo potrebbe far risalire i contagi.

Anche la virulenza del virus e la mortalità?

Non è detto.

(Marco Biscella)

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