Andamento della pandemia: contagi, ospedalizzazioni, decessi. A che punto siamo? Lo abbiamo chiesto a Paolo Berta, ricercatore di statistica nel dipartimento di Statistica e metodi quantitativi dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il picco è stato raggiunto intorno al 20 marzo, i ricoveri accennano a un primo calo. Ancora un paio di mesi di misure restrittive e poi, stante la velocizzazione dell’andamento della campagna vaccinale, con l’influsso del clima estivo e i vaccini dovremmo iniziare ad andare incontro a una nuova normalità, quella di cui ci dà uno scorcio la Gran Bretagna con i suoi 17 decessi per Covid, numero toccato nelle ultime 24 ore.
Siamo davvero entrati in fase discendente?
Non parlerei di fase discendente, direi che stiamo cominciando a vedere i primi effetti delle restrizioni più marcate che si sono implementate nelle ultime tre settimane, è un rallentamento e forse siamo arrivati non a un picco ma a una fase più stabile. Abbiamo le premesse per poter vedere dei risultati almeno sui ricoveri, come diretta conseguenza del fatto che i contagi si sono raffreddati. Purtroppo per un po’ continueremo a non veder scendere il numero dei morti, ma è inevitabile.
L’eliminazione della zona gialla è stata un intervento opportuno?
L’esperienza di novembre e dicembre ci aveva insegnato che le restrizioni della zona rossa e della zona arancio avevano un effetto, mentre la zona gialla non funzionava e infatti in Sardegna dal bianco sono passati all’arancio, con tutte le difficoltà che questo comporta, di sottoporre le persone ancora una volta a nuove restrizioni. È inevitabile finché non si comincerà a vaccinare in modo massivo.
Si iniziano a vedere gli effetti della campagna vaccinale sui numeri?
Ci sono alcune primissime ma molto blande evidenze, si vede anche purtroppo come il fatto di aver dato precedenza ad alcune categorie non abbia consentito di avere un impatto immediato sui numeri. Un dato eclatante che viene oggi (22 marzo, ndr) dalla Gran Bretagna è quello del numero di decessi: 17 morti nelle ultime 24 ore. La campagna vaccinale unita alle restrizioni ha permesso di tornare a una relativa normalità, anche se resteranno mascherine e distanziamento, ma con questi numeri probabilmente non avremo più bisogno di altre misure restrittive.
Qual è oggi in Italia l’andamento dei contagi?
Quello che sembra si stia osservando è un primo rallentamento della voce più certa, la voce relativa ai ricoveri. I contagi risentono del problema del tracciamento che è da tempo saltato, mentre i ricoveri sono sicuri e seguono di una decina di giorni i contagi. Si inizia a vedere un rallentamento anche nelle zone più colpite, la Lombardia, la Provincia di Brescia: questo dimostra che le restrizioni hanno funzionato. Possiamo essere cautamente ottimisti sul fatto che il picco si è raggiunto intorno al 20 marzo, come era previsto, e che serve ancora uno sforzo di almeno un mese. Cercando finalmente di accelerare la campagna vaccinale e mettendo in sicurezza le fasce più a rischio, in particolare gli over 80 e gli over 70.
Quando riusciremo a raggiungere livelli comparabili a quelli del Regno Unito?
Diciamo anzitutto che il Regno Unito ha raggiunto livelli che neanche nelle migliori prospettive noi riusciremmo a raggiungere, perché sono arrivati a vaccinare 800-900mila persone al giorno. È un numero che noi in questo momento non possiamo raggiungere, non solo per l’organizzazione poco efficiente e l’incapacità gestionale, specie in Lombardia, ma anche per il problema di approvvigionamento. È necessaria una migliore organizzazione ma anche un approvvigionamento più massiccio. Il commissario per la vaccinazione ha detto che presto – credo a fine aprile – potremo raggiungere il mezzo milione di vaccinazioni al giorno, un numero auspicabile, non è un numero che non possiamo sostenere.
A che punto siamo coi vaccini?
Ad oggi abbiamo somministrato, da report del Ministero, circa 8 milioni di dosi e abbiamo vaccinato con prima e seconda dose 2milioni 500mila persone, il problema è anche la distribuzione: avendo privilegiato giustamente gli operatori sanitari, su questi 8 milioni, 3 milioni circa sono per gli operatori sanitari, mezzo milione per gli ospiti delle Rsa e solo 2 milioni e 270mila per gli over 80. Poi ci sono le 730mila vaccinazioni del personale scolastico e le 200mila delle forze armate. Bisognerebbe pensare al più presto anche alle fasce più a rischio, gli anziani e le persone con fragilità cliniche.
Abbiamo raggiunto il picco. Quando inizieremo a vedere una discesa che (se possiamo dirlo) non salirà più?
Credo che inizieremo a vedere la discesa, specie per quanto riguarda le curve dei ricoveri ospedalieri, dopo Pasqua. Servirà ancora questo metodo di controllo basato sui colori almeno per un paio di mesi, poi ci verrà in aiuto l’estate. Se contemporaneamente la campagna vaccinale parte in modo consistente, e salvo la comparsa di varianti resistenti ai vaccini, dovremmo auspicabilmente tornare a una condizione in qualche modo pre-epidemica. Scordiamoci però di buttare via mascherine e distanziamento.
(Emanuela Giacca)
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