Il generale Figliuolo nelle conferenze stampa ha più volte esplicitato il proprio piano vaccinale contro il Covid, volto a tornare ad una quasi normalità in tempi tutto sommato accettabili. Si parla di ottobre per quell’immunità di gregge parziale (circa l’80% della popolazione vaccinata) che, se estesa agli under 18, porterebbe il paese ad una copertura di circa il 96%. Una percentuale che garantirebbe un contagio con focolai minuti, estinguibili con pochi sforzi.



Le dosi di vaccino sono in arrivo (42 milioni circa) e da fine maggio Figliuolo conta di vaccinare anche gli over 60, procedendo all’immunizzazione di massa. L’obiettivo che si era prefissato il generale, ovvero le 500mila somministrazioni quotidiane, è stato raggiunto a inizio maggio e ha permesso di far quadrare i conti in vista dell’estate.



La stagione estiva dovrebbe garantire un ulteriore abbassamento dei contagi, che a fine maggio dovrebbero risentire della campagna vaccinale in corso e del mantenimento del distanziamento (sempre fondamentale, come vedremo).

L’errore più grossolano sarebbe un “liberi tutti” generale, che riporterebbe Rt e percentuale di contagio a salire, rendendo inefficace la campagna di vaccinazione.

Serve una premessa: tutti i vaccini anti-Covid disponibili proteggono dalle forme gravi della malattia, da ricoveri ospedalieri e decessi. Aiutano quindi a snellire quel 20% di pazienti che richiedono cure specifiche ogni 100 pazienti contagiati (fonte: Oms).



I vaccini a mRna di Pfizer e Moderna sono stati testati per capire chi fosse stato contagiato anche soltanto in modo asintomatico. Negli Stati Uniti si è ipotizzato che questi vaccini abbiano un’efficacia dell’80% nell’impedire l’infezione dopo le due settimane post prima dose e del 90% due settimane dopo la seconda dose. Una forbice che garantisce una buona risposta “sterilizzante”.

Le varianti, per ora, pare non “buchino” lo scudo dei vaccini mRna, nemmeno la temibile brasiliana (rarissimi casi di contagio tra vaccinati) che ha reinfettato Manaus, nonostante si fosse raggiunta una sorta d’immunità di gregge a ottobre scorso.

C’è poi il caso Seychelles, con popolazione vaccinata, ma virus in ripresa. Gli abitanti delle Seychelles sono 100mila e per due terzi risultano vaccinati. In questi giorni però sulle splendide isole è tornato ad abbattersi il lockdown, che suona come campanello d’allarme. Vanno considerati i seguenti fattori:

– nella campagna vaccinale delle Seychelles il siero utilizzato è il cinese Sinovac, un vaccino che non funziona (anche il Cile è nella stessa situazione). L’Oms dovrebbe iniziare a dichiarare non efficaci i vaccini cinesi;

– le Seychelles sono vicine (economicamente parlando, visto il gran numero di personale impiegato) all’India e potrebbero essere state aggredite dalla variante indiana, che “buca” i vaccini cinesi, ma fa impensierire anche Pfizer, Moderna e AstraZeneca per mancanza di veri studi d’impatto;

– come ripetuto più volte, viste le caratteristiche del virus, la campagna vaccinale deve andare in parallelo alle misure di prevenzione.

Non abbiamo ancora guadato il fiume e va prestata la massima attenzione: è questo che emerge dallo scenario asiatico, anche se, pare, giochi un ruolo fondamentale il vaccino Sinovac, attualmente sott’esame Ema.

L’Italia con il proprio percorso può sperare in una quasi normalità entro l’anno, soprattutto dopo settembre, mese in cui saranno disponibili i prodotti vaccinali Made in Italy.

Rimane sullo sfondo una sfida: bloccare il virus in India (uno scenario che può destabilizzare il mondo intero) e occuparsi dell’Africa (di fatto un continente non monitorato). Senza queste premesse, sarà più complesso abbreviare i tempi, che mediamente, per statistica, nel caso di una pandemia variano dai 3 ai 5 anni.

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