La giornata di ieri di Mario Draghi è cominciata al congresso confederale della Cisl ed è finita al telefono con Vladimir Putin, in un continuo sforzo di trovare nuove sponde che non siano quelle dei partiti che lo sostengono. Di questi non può fare a meno, ma non ne può più dei litigi pre-elettorali che percorrono la maggioranza. Dai partiti il premier non si aspetta più niente di buono. Ma, come ha detto ieri ai delegati di quello che un tempo era il sindacato “bianco”, il suo obiettivo di governo non è cambiato e si identifica con il titolo dato alle assise confederali: “Esserci per cambiare”. “Una frase che racchiude il senso di questo governo, siamo qui per fare quello che serve all’Italia, non per stare fermi, e siamo qui per farlo insieme a voi”, ha detto il premier.
Deluso dai partiti, Draghi apre a quel “mondo di mezzo” rappresentato dalle parti sociali: quei corpi intermedi di cui l’Italia è ricca nonostante le crisi degli ultimi anni. Il Draghi banchiere non ne è mai stato un grande sostenitore, ma il Draghi capo di governo si sta rendendo conto che senza il sostegno di sindacati e associazioni di categoria sarà sempre più arduo condurre in porto l’azione legata al Pnrr. E per contare sull’appoggio dei partiti occorre fare politica. Ecco spiegata l’iniziativa lanciata ieri in Consiglio dei ministri e anticipata dal Corriere della Sera: una campagna di comunicazione perché gli italiani conoscano meglio e più in profondità l’attività del governo per rispettare le scadenze legate al Pnrr imposte dall’Europa. Un Piano tecnico e incomprensibile ai poveri mortali deve diventare un libro aperto accessibile a chiunque, così che ciascun cittadino possa pienamente godere delle grandi novità che il governo prepara nella sanità, nei trasporti, nella burocrazia, eccetera.
Questa nuova e inattesa campagna mediatica è un altro indizio delle sponde che Draghi ricerca lontano dai partiti. In questo caso si rivolge direttamente alla gente, al popolo, senza più mediazioni di sorta. Lo avessero fatto Matteo Salvini o Beppe Grillo, si sarebbe gridato al populismo: ma poiché il protagonista è Draghi si tratta semplicemente di “coinvolgere gli italiani nel Pnrr”, come ha titolato il Corriere. Ai quali, tramite la Cisl, il capo del governo aveva già ricordato di avere introdotto l’assegno unico per i figli e tagliato le tasse per complessivi 14 miliardi di euro.
La telefonata a Putin, invece, serviva probabilmente per bilanciare la pessima accoglienza riservata alla bozza di tregua preparata dal ministero degli Esteri, ma soprattutto per rafforzare l’immagine di un Draghi pacifista e molto umanitario. Il premier ha chiesto al presidente russo di sbloccare il grano per evitare una crisi alimentare. In conferenza stampa il presidente del Consiglio ha precisato che “una prima iniziativa che si potrebbe esplorare è se si possa costruire una possibile cooperazione sullo sblocco dei porti sul mar Nero”. Il che, per Putin, “non è sufficiente a risolvere la crisi alimentare mondiale”. Viceversa, il leader di Mosca ha garantito che le forniture di gas all’Italia continueranno regolarmente. Una rassicurazione che potrebbe essere il segno di un trattamento di riguardo per il nostro Paese nelle trattative. Ma lo stesso Draghi ha rilevato di non avere “visto spiragli di pace”. Dunque l’Italia resta un assai gradito partner commerciale per la Russia; quanto al resto, conta davvero poco. E il nostro premier deve farsene una ragione.
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