La “frenata” del Pil americano (+1,6% nel primo trimestre 2024 rispetto al +3,4% degli ultimi tre mesi del 2023) unita all’inflazione che oltreoceano resta sopra il 3% ha fatto emergere la scorsa settimana il timore di una stagflazione negli Stati Uniti. Quanto questo rischio può ritenersi fondato? «Sufficientemente da essere preoccupati», risponde Mario Deaglio, professore emerito di economia internazionale all’Università di Torino, che aggiunge: “Negli Stati Uniti c’è un’inflazione “appiccicosa”, che non scivola via facilmente con un po’ di misure anti-inflative: sembra essere entrata nel sistema ed è difficile da mandare via. Questo è anche il motivo per cui mi sembra che alla Bce si voglia aspettare dopo l’estate per tagliare i tassi”.
Dalle dichiarazioni della scorsa settimana sembra, invece, che si dia ormai per scontato un taglio a giugno.
Sono molto scettico su questi segnali: mi sembra che i mercati vogliano disperatamente credere che tutto sia finito e le cose torneranno come prima. In realtà, la situazione è piuttosto complicata e mi pare che anche gli strumenti previsionali non siano più efficaci come una volta, soprattutto da quando nei consumi è cresciuta la quota di servizi rispetto a quella dei beni fisici.
La stagflazione negli Stati Uniti sarebbe pericolosa anche per l’Europa?
Sicuramente, perché esportiamo molto negli Stati Uniti, quindi dobbiamo stare molto attenti che certi prodotti, tra cui l’agroalimentare italiano, restino alla portata dei consumatori americani che già li acquistano.
C’è il rischio di importare inflazione in Europa?
Sì, ne abbiamo già importata tanta: quella degli scorsi mesi non l’abbiamo creata noi, è il frutto di una serie di situazioni mondiali, tra cui la guerra in Ucraina. Non credo che possiamo risolvere il problema dell’inflazione di fondo in Europa senza pensare a una soluzione di politica internazionale che metta a posto le cose.
Mettere a posto le cose vorrebbe dire anche tornare a rifornirsi di economico gas russo?
Se non si riprendono questi rapporti la Germania rischia di trovarsi in seria difficoltà. In generale, in Europa abbiamo bisogno del gas russo e la Russia ha bisogno di vendercelo. È chiaro che la guerra in corso complica terribilmente la possibilità di riallacciare questo rapporto.
Abbiamo, però, anche un leader europeo come Macron che sembra spingere per il confronto armato con Mosca…
In realtà, a me sembra che l’obiettivo di Macron sia quello di creare una forza nucleare europea che dovrebbe ruotare intorno alla Francia, visto che è l’unico Paese dell’Ue ad avere l’atomica. In cambio potrebbe ottenere dei vantaggi anche economici. Un’ipotesi potrebbe essere quella di ampliare l’influenza dei già forti colossi bancari francesi oltre il Reno.
O anche una maggior “benevolenza” della Commissione europea sui conti pubblici francesi…
Certamente. La Francia da questo punto di vista sta meglio dell’Italia, ma la malattia mi sembra la stessa. La Germania ha invece un altro tipo di “virus” e non sta certo bene.
A proposito di Germania, recentemente c’è stata la visita di Scholz in Cina. Sembra che Berlino non possa permettersi che i rapporti con Pechino si logorino come avvenuto con Mosca.
Penso ci siano diversi aspetti in questo rapporto, che riguardano principalmente il settore auto. La Germania ha venduto molte vetture premium in Cina negli anni scorsi, ma ora rischia molto dalla concorrenza dei produttori cinesi, partecipati anche dallo Stato, sull’elettrico, avvantaggiati dal dominio di Pechino sulle terre rare. Berlino vuole evitare che l’automotive tedesco venga spazzato via e quindi tratta. L’Ue, purtroppo, con il bando dei motori endotermici dal 2035 si sta letteralmente dando la zappa sui piedi.
L’Europa si sta illudendo di poter essere all’avanguardia?
L’Europa si illude di essere un colosso nell’economia mondiale. In realtà, se portiamo lo sguardo verso il futuro possiamo vedere che non lo siamo. E poi non dimentichiamo che per l’Europa, Germania compresa, i chip cinesi e di Taiwan restano importantissimi.
I rapporti tra Germania e Cina possono dare fastidio agli Stati Uniti?
Possono. Non dobbiamo dimenticare che in questo momento gli Stati Uniti sono impegnati anche da beghe elettorali con uno scontro tra due candidati che non si risparmiano colpi duri. La situazione è quindi molto incerta, come del resto su tutto lo scacchiere internazionale. Credo sia quindi meglio evitare di prendere decisioni affrettate, perché le situazioni possono cambiare molto rapidamente. Pensiamo solo a quello che potrebbe accadere se il fronte russo avanzasse ancora in Ucraina: potrebbe essere decisivo per le sorti della guerra, su cui comunque l’Europa, a differenza di Usa e Cina, non sembra avere voce in capitolo.
(Lorenzo Torrisi)
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