«Il 2024? Spero e prego che sia un anno di pace». L’augurio arriva da Graziano Debellini, presidente di TH Group, tra i maggiori player italiani del turismo leisure.

Perché la pace è importante anche per attività della sua società, presidente?

La pace, ovviamente, è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Ma sì, è anche vero che senza la pace non possono esserci commerci, scambi, turismo. Ma è anche vero che il succedersi dei conflitti sta generando una sorta di assuefazione: la gente ha meno paura, o comunque la relega in un sottofondo di vaga incertezza. Per quanto ci riguarda, fino a dopo Natale non abbiamo registrato nessuna disdetta per la nostra struttura sul Mar Rosso.



Quindi i bilanci di fine anno promettono bene?

Direi che tutto il 2023 per TH sta per confermarsi un anno importante, con record per la montagna-neve, che arriva dopo il successo della scorsa estate-mare, pur con qualche sorpresa di spostamento dei clienti da agosto a settembre o in altri periodi a causa dell’aumento eccessivo dei costi di trasporto aereo e navale, in particolare. Senza i pesanti aumenti delle materie prime e dei trasporti e senza la guerra in Ucraina, certamente il turismo avrebbe mostrato ancora di più tutte le sue potenzialità, ma anche così l’estate è stata importante, e ha consentito di conoscere sempre di più l’evoluzione della domanda turistica dall’Italia e dal mondo. TH è risultata al primo posto nel ranking by size (la classifica per dimensione), nei gruppi “domestic chain groups” e “domestic chain brands” del report Hotels & Chains curato da Horwath Htl. Gli alberghi di città hanno fatto segnare ottimi risultati con altrettanto ottime prospettive soprattutto dalla clientela internazionale, in particolare americana, ma nel medio periodo ci aspettiamo il ritorno anche di cinesi e speriamo anche dei russi.



Previsioni per i prossimi anni?

In prospettiva, nel 2025 ci sarà il Giubileo e nel 2026 le Olimpiadi invernali: mi auguro che questi due appuntamenti fondamentali per il turismo del nostro Paese possano essere davvero un’occasione di pace e concordia tra i Paesi del mondo. Su questi due eventi bisognerà essere tutti uniti, e sfruttare queste occasioni.

L’andamento della stagione invernale come si annuncia?

La nuova stagione per la maggior parte dei nostri alberghi è già iniziata, e direi che ci avviamo verso un’altra performance straordinaria, migliore di quella 2022-23. Con qualche nuova tendenza, come le prenotazioni meno sottodata e più anticipate. A oggi abbiamo già venduto oltre il 90% di tutta la stagione invernale, un dato straordinario.



Eppure, proprio sul turismo invernale in montagna non mancano critiche e dubbi…

È vero: recentemente sulla stampa è comparso perfino un invito esplicito a chiudere con lo sci. Un articolo basato su dati assolutamente falsi. Si parlava di inquinamento, ma se davvero si volesse aria più pulita in Italia si dovrebbero chiudere le strade, gli impianti produttivi e quelli di riscaldamento. In montagna vive almeno una decina di milioni di persone, che lavorano grazie al turismo (tra l’altro, i comprensori sciistici coprono solo lo 0,5% del suolo alpino). Si provi a immaginare una montagna non abitata, spopolata e abbandonata a se stessa. Sulla neve, poi, c’è un allarmismo ingiustificato: tra il 2010 e il 2023 è arrivata molta più neve del decennio precedente. E il consumo elettrico di tutte le stazioni sciistiche di tutta Italia corrisponde a 36 ore di consumo delle Ferrovie dello Stato. Infine, vent’anni fa per fare un metro cubo di neve artificiale servivano 2,8 Kw, oggi ne basta la metà, cioè stessa acqua per fare il doppio di neve, grazie all’avanzamento tecnologico. Quelli di questi giorni sembrano allarmismi snob, superficiali, non basati su una documentazione seria.

Negli assetti e nelle prospettive strutturali dei gruppi turistici ci sono grandi fermenti. Per TH novità in vista?

Il nostro futuro è tracciato. Vogliamo continuare con Cassa depositi e prestiti per un’altra tornata importante, arrivando insieme sia al Giubileo che alle Olimpiadi. Siamo arrivati a 200 milioni di fatturato, abbiamo l’obiettivo di arrivare a 350 nel 2026, e quindi vogliamo incrementare tutte le gestioni sulla montagna, sul mare e all’estero, dove abbiamo aperto un primo villaggio sul Mar Rosso, ma vorremmo crescere anche su Spagna e Maldive. Il progetto complessivo per i prossimi due anni e mezzo è di crescita. A obiettivi raggiunti valuteremo insieme ai nostri soci quale potrà essere la fase successiva, se andare verso lo sbarco in Borsa, che però fino a oggi non si è rivelata una mossa felice per nessuno del settore, neanche per Alpitour, oppure se sviluppare la compagine societaria. Va detto che Cdp è davvero un grande protagonista per il turismo in Italia: ha scommesso sulla nostra azienda ma non solo, vedi Rocco Forte, e ha interpretato il cambiamento di visione sul turismo con un’attenzione straordinaria. Da sette anni Cdp si è rivelata partner ideale. Oggi ha fondi e credibilità sul mercato che possono permettere un ruolo ancora più protagonista nel turismo.

Perché sembra che tutti concordino nell’effetto trainante dell’industria del turismo in tutta la sua filiera, ma non solo, anche in tutta la produzione del Pil italiano.

Mai come nell’ultimo anno e mezzo il turismo è al centro della vita economica di questo Paese. C’è un riconoscimento del suo peso, e quindi del 17% dell’occupazione, del 13-14% del Pil. Mai c’era stato un riconoscimento costante da parte di ministri, governi, associazioni, come ad esempio Confindustria. Il turismo, certo, non è l’attività economica che salva l’Italia, ma è fondamentale, anche se fino ad oggi è stato snobbato. Soprattutto perchè 28 mila alberghi sul totale di 33 mila sono piccole aziende familiari, una situazione che non ha crea coesione, forza politica, quella massa critica e capacità contrattuale che io mi auguro che gli operatori del turismo sappiano oggi trovare facendo squadra. Oggi per il turismo c’è un atteggiamento diverso da parte di banche, investitori e fondi, anche stranieri.

Restano aperte le questioni legate alla mancanza di personale e alla sua formazione.

Il lavoro nel turismo è stato molto svalutato, considerato mortificante per i giovani. Per rivalutarlo è necessario agire sul netto in busta paga: è fondamentale che il taglio del cuneo fiscale vada incontro ai lavoratori, a loro beneficio, come accade in Spagna, Francia e Grecia. Per quanto riguarda la formazione, bisogna finire di lamentarsi che nel nostro Paese manca una scuola di hotellerie come quella di Losanna. Da tre anni c’è, a Venezia: quest’anno ci saranno i primi laureati che vengono da 17 regioni italiane e da 10 nazioni europee ed extra europee. Il corso di laurea di Ca’ Foscari è l’unico in Italia, in inglese B2: è la prima scuola che compete con Losanna. La soddisfazione più grande è che alcuni studenti hanno lasciato proprio Losanna e sono venuti a Ca’ Foscari a Venezia, per questo corso nato in collaborazione con Cdp, con TH e la nostra Fondazione. Ca’ Foscari per questo corso la dovuto superare vari ostacoli, ma oggi sta ottenendo risultati strepitosi.

Last but not least: gli affitti brevi.

C’è stato un cambiamento radicale nel turismo in questi anni, penso ad Airbnb. Società gigantesca, mondiale, che però deve pagare in giusta proporzione le sue tasse e rispondere alle stesse normative alle quali è tenuta a rispondere l’hotellerie. Non è possibile che questi alloggi in affitti brevi siano fuori da ogni logica di sicurezza e di tassazioni. A Roma ci sono 60 mila alloggi di questo tipo, bisognosi di una regolamentazione, non per farli chiudere, ma per fare giocare a tutti una partita competitiva ma leale.

(Alberto Beggiolini)

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