Le cronache non hanno finora dato sufficiente attenzione alla “condizionalità sistemica” dei fondi europei. Semplificando, se l’Italia vuole ricevere i 209 miliardi stanziati dall’Ue – in tranche fino al 2026 – deve seguire con precisione il programma stabilito dalla Commissione, pubblicato la scorsa settimana. Un tot deve andare alle ecopolitiche, un tot alla digitalizzazione, ecc. Violazioni di calendario o di impiego causeranno l’interruzione dei finanziamenti. In particolare, se entro metà febbraio l’Italia non manderà a Bruxelles un progetto esecutivo conforme non riceverà l’anticipo di circa 20 miliardi. 



Molti colleghi economisti si stanno chiedendo se tale condizionalità sia un bene o un male. I pro considerano che la politica italiana è così inefficiente da far preferire un governo dall’esterno. Inoltre, osservano che ogni segnale di disordine nella capacità esecutiva italiana si trasforma in dannosa sfiducia sul debito e in ammonimenti dissuasivi. 



La Bce ha dichiarato che non farà favori all’Italia. E lo ha fatto perché in Germania, dove ci saranno elezioni a settembre, monta la critica a Merkel che ha accettato di indebitare gli europei (eurobond) per dare un extrabonus a un’Italia dissipativa. Purtroppo la dissipazione è evidente: la Germania ha coperto con sovvenzioni il 30% del Pil che è a rischio per la pandemia, mentre l’Italia solo il 17% nonostante 165 miliardi di extradeficit. Infatti, i colleghi pro ritengono positivo il condizionamento sia per allocare meglio le risorse, sia per non creare una questione Italia nell’Ue. 



Altri colleghi, invece, mettono in luce che l’Italia ha bisogni specifici che non sono presenti nel programma europeo. Sintetizzando, servirebbe un Governo di bravi tecnici con un Premier capace sia di affidabilità, sia di adattare il programma europeo all’Italia. Non c’è e quindi dovrebbero trovarlo gli elettori, il Quirinale chiedendo all’Ue proroghe per poter svolgere le elezioni. 

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