Nella visita di ieri a Genova Mario Draghi ha annunciato che si occuperà di questioni terra terra. “Il governo sta preparando un intervento di ampia portata nei prossimi giorni” contro il caro energia. È una promessa importante, non solo perché il premier ha smesso di parlare di mascherine e green pass e ha messo in secondo piano gli obiettivi del Pnrr da raggiungere. Qui si tratta della vita quotidiana di moltissime persone e di una larga fetta del mondo produttivo. Ma l’impegno è di rilievo anche perché viene incontro a una delle principali richieste della Lega: dopo la rielezione di Sergio Mattarella, Matteo Salvini aveva detto che il suo partito rimane al governo per cambiare le cose e non per discutere di nuova legge elettorale.
Draghi tenta di scrollarsi di dosso la questione sanitaria ed emergenziale che l’ha accompagnato finora e alla quale resta legata una parte del governo. Ma il peggio anche in questa ondata di contagi sembra passato, da venerdì si tolgono le mascherine all’aperto, tra un mese e mezzo scade lo stato di emergenza e non verrà rinnovato. Nel governo c’è chi resta prigioniero del virus, Draghi però ha capito che adesso è il momento di prendere in mano le questioni dell’economia: i prezzi dell’energia, i costi della produzione, i bilanci delle famiglie. A Genova ha citato il coraggio dei cittadini che hanno mostrato “come ripartire dopo una tragedia” chiamata ponte Morandi. Anche il governo deve ripartire dopo l’immane tragedia chiamata Covid e il presidente del Consiglio pare se ne voglia fare carico.
Detto ciò, non è che tutti i problemi siano risolti, anzi si apre un capitolo nuovo dal quale si capirà se l’intento di Draghi è metterci una pezza oppure incidere in profondità sulla situazione. È passato quasi un mese da quando Salvini chiese “uno scostamento di bilancio pari a 30 miliardi minimo indispensabile” per fronteggiare il rincaro di luce e gas e l’aumento del costo delle materie prime e della spesa quotidiana. Un’emergenza pari a quella della pandemia, disse il segretario della Lega in una conferenza stampa alla Camera. “Ho chiesto personalmente al presidente Draghi uno sforzo importante entro gennaio per sostenere famiglie e imprese”, aggiunse. Nei giorni successivi anche Giuseppe Conte ha ritenuto necessario uno scostamento di bilancio: “Serve coraggio, non pannicelli caldi”.
Alla manovra si oppongono però il Pd e soprattutto il ministro dell’Economia Daniele Franco, detto “Alexa” perché viene considerato uno che esegue ciò che Draghi ordina. Dunque, nella maggioranza a parole tutti sono d’accordo per dare sostegno a famiglie e imprese, ma nella pratica c’è chi vuole un intervento forte e chi preferirebbe limitarsi a dare “un segnale”.
E così, quella che dovrebbe essere una pura questione economica e sociale diventa uno snodo politico. Perché uno stanziamento simbolico (si parla di 4 miliardi di euro) significherebbe che Draghi ha cominciato la retromarcia sulle dichiarazioni ripetute che “questo non è il momento di prendere soldi ai cittadini ma di darli”: così replicò, per esempio, quando Enrico Letta propose una tassa di successione per finanziare una “dote” per i più giovani.
Dietro alla decisione sull’entità dell’“intervento di ampia portata” potrebbe perciò nascondersi il ritorno dell’austerità e delle regole di bilancio. Non è ancora chiaro quale strada imboccherà Draghi e quale Salvini con i suoi ministri. Giancarlo Giorgetti dopo il nuovo mandato a Mattarella aveva chiesto un cambio di passo al governo, giungendo a minacciare le dimissioni. Quello degli aiuti contro il caro bollette sarà un banco di prova molto significativo.
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