Giornata importante quella di oggi per Mario Draghi. Alle 15:00 visiterà il centro vaccinale anti-Covid dell’aeroporto di Fiumicino. Prima, forse a fine mattinata, dovrebbero essere annunciate le misure che il Governo intende adottare per contenere i contagi che negli ultimi giorni sono aumentati in maniera considerevole in diverse regioni. Il tutto alla vigilia del primo mese dall’insediamento dell’esecutivo. Un mese in cui, spiega l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «non sono mancati segnali forti di discontinuità rispetto al passato, come per esempio il cambio di rotta progressivo sul piano vaccinale, una delle priorità indicate dal Premier sin dall’insediamento, o la firma del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, fondamentale per il Recovery plan e su cui ha voluto mettere il suo sigillo con la cerimonia a palazzo Chigi di mercoledì. C’è stata anche l’inevitabile accelerazione sul Pnrr e un cambiamento nello stile di comunicazione. Tuttavia non si può nascondere il permanere di alcune criticità».



Per esempio?

Continuiamo ad avere un sistema a 21 velocità, con le Regioni e le Province autonome ancora in campo, nel bene e nel male, con loro iniziative e loro proposte. Si parla giustamente di mettere il Paese in sicurezza, ma sul tracciamento non c’è ancora un sistema che consenta di avere un controllo efficace della situazione. Oggi credo poi che capiremo se è stata chiusa l’era dei Dpcm, come promesso, oppure se si continuerà a utilizzare questo strumento anziché i decreti legge.



Sembra esserci anche un’altra criticità, legata alla scarsa velocità dei provvedimenti, vedasi lo slittamento del Decreto sostegni, il quale non sembra poi contenere elementi di discontinuità col passato…

Sulla velocità dei provvedimenti incidono anche delle oggettive difficoltà politiche, viste le differenti posizioni che ci sono nella maggioranza su diversi temi. Sarebbe poi importante che non si dimenticasse di intervenire urgentemente sui tanti decreti attuativi rimasti in sospeso, anche se sono eredità di precedenti governi. Per quanto riguarda il Decreto sostegni, è cambiato il nome, ma l’impronta, salvo qualche accorgimento, rimane quella dei Decreti ristori. Ciò è certamente dovuto in parte alla perdurante emergenza che complica il quadro, ma sembra esserci anche una difficoltà a selezionare gli obiettivi degli interventi. Per esempio, è inevitabile che ci sia un altro slittamento della fine del blocco dei licenziamenti, ma ancora non è chiara la direzione che il Governo intende prendere sulla riforma delle politiche attive che sarà fondamentale al momento dello sblocco.



Stante questa situazione, quale strategia seguirà Draghi nel breve termine?

Credo continuerà in un’accorta e misurata politica di comunicazione, come quando lunedì ha detto che non vuole “promettere nulla che non sia veramente realizzabile”. Si tratta di una svolta importante in un Paese in eterna campagna elettorale. Il Premier sta cercando di mettere il suo sigillo personale su alcuni temi che ritiene importanti, come ha fatto appunto in occasione del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico, evitando rotture con i sindacati e riuscendo allo stesso tempo a indicare la rotta per rimettere in moto la macchina della Pa che è importante ai fini del Recovery fund. Penso che nella sua visita al centro vaccinale di Fiumicino farà qualcosa di analogo e sapremo qualcosa di più preciso sulla svolta relativa al piano vaccinale. Ritengo che Draghi si stia muovendo bene, non si poteva pretendere che dopo un mese cambiasse tutto.

Probabilmente il Premier non è aiutato dall’eterogeneità della maggioranza…

Dove ci sono due partiti in oggettiva difficoltà. M5s è in una situazione molto complicata e ancora non si capisce quale sarà lo sbocco del tentativo di Conte di assumerne la leadership, considerate le diverse liti all’interno e intorno all’ormai ex Movimento. Il Pd è oggettivamente divorato dalle correnti. È molto probabile che Letta ne assumerà la guida e per Draghi sarà certamente un interlocutore prezioso, tuttavia non avrà un compito facile. Nel Pd c’è un travaglio identitario che, se ci pensiamo bene, viene da lontano, addirittura dal 1989 quando si discuteva sul nome che avrebbe dovuto avere il Pci dopo la caduta del Muro di Berlino. Più che una pace correntizia occorrerà una svolta definitiva di contenuti e di identità. L’arrivo di Letta tra l’altro non lascia presupporre un rapporto così fluido e intenso con M5s come quello di Zingaretti, che addirittura prefigurava Conte come elemento di coesione delle forze progressiste italiane.

Con Pd e M5s in queste condizioni, il baricentro della maggioranza si è spostato verso il centrodestra?

Il centrodestra non è privo di divisioni interne, ma indubbiamente si presenta in condizioni migliori del fronte opposto. E per Draghi rappresenta certamente un contributo di alleanza più solido. C’è anche da dire che se è vero che i perduranti travagli interni ad alcuni partiti e le divergenze nella maggioranza sono un problema per Draghi, per certi versi il Premier è anche avvantaggiato da questa situazione perché al momento nessuno può mettere in discussione i messaggi che lancia al Paese.

Su vaccini e misure restrittive, che sono temi tra loro collegati, vedremo da parte del Governo qualcosa di diverso dal passato?

Sui vaccini possiamo sicuramente aspettarci delle novità. Per quanto riguarda le limitazioni, mi pare che l’intenzione sia quella di non abbandonare le strategia delle chiusure per zona. È importante però che sia affinata e resa molto chiara, in modo che sia semplice e tempestiva da comunicare, perché per i cittadini e le imprese resta molto complicato giostrarsi in un sistema con colorazioni e restrizioni continuamente mutevoli.

Possiamo dire che per Draghi e la forza di cambiamento del suo esecutivo la Pasqua, sul fronte dei vaccini e delle chiusure, sarà cruciale?

Assolutamente. Ci ricordiamo bene quello che è avvenuto lo scorso autunno, quando sono state adottate delle misure restrittive con la promessa di salvare il Natale che non è stata mantenuta. Ecco: la Pasqua è decisiva per Draghi, non può essere come il Natale di Conte. Deve essere una Pasqua che apre le porte a un orizzonte completamente diverso.

(Lorenzo Torrisi)

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