Secondo l’ultimo bollettino climatico mensile di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. Tuttavia, a novembre, a inverno non ancora iniziato, in Europa si è fatto grande ricorso alle scorte di gas, ben 11,4 miliardi di metri cubi, un livello pari a quattro volte la media dell’ultimo decennio. Un apparente contraddizione che, come ricorda Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, si spiega anche «con la scarsità di vento, che ha reso minima la produzione di energia elettrica da eolico, chiamando in funzione le centrali a ciclo combinato che utilizzano gas».
Il fatto che si sia dovuto ricorrere in maniera così massiccia alle scorte di gas pone qualche problema in vista della fine dell’inverno?
In realtà, pone un problema già ora, perché il Ttf di Amsterdam nei giorni scorsi ha sfiorato i 50 euro/MWh, mentre l’Italian Gas Index ha superato tale soglia. I mercati finanziarizzati, infatti, scontano in anticipo quello che potrebbe essere un ammanco fisico di gas a fine febbraio-inizio marzo. In fondo, è quello che abbiamo visto anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina: il rischio che potesse verificarsi ha spinto al rialzo il prezzo del gas in Europa già nella seconda metà del 2021.
Quanto è concreto il rischio di arrivare a fine inverno senza sufficiente gas?
Al momento appare improbabile, vista anche la fase critica che sta vivendo l’industria europea. Bisognerà vedere quale sarà la situazione a fine gennaio, anche per quel che riguarda la produzione da rinnovabili che negli ultimi mesi ha creato qualche problema.
Intanto il Global Gas Report 2024 segnala che la domanda mondiale di gas continua a crescere a un ritmo superiore a quello dell’offerta. Anche questo in prospettiva può creare un problema?
Anche la domanda di petrolio e carbone continua a crescere e questo dimostra che, contrariamente a quanto si è sostenuto negli ultimi anni anche nel mondo finanziario, sono ancora necessari investimenti nelle fonti fossili. Purtroppo non si stanno verificando le previsioni degli ambientalisti e dell’International energy agency, secondo cui la domanda di fonti fossili sarebbe dovuta diminuire già da qualche anno.
Entro fine anno arriverà in acque italiane la nave rigassificatrice che verrà ormeggiata al largo di Ravenna, che si prevede potrà entrare in servizio nei primi mesi del 2025, aumentando di 5 miliardi di metri cubi la capacità annua di rigassificazione del Paese. Una buona notizia?
Entrerà in funzione quasi tre anni dopo l’acquisto e ci aiuterà a diversificare gli approvvigionamenti. Tuttavia, è un’operazione che non aiuterà a far scendere i prezzi del gas e, soprattutto, rappresenta uno scandalo e un insulto all’intelligenza umana importare GNL dagli Stati Uniti per rigassificarlo in un luogo in cui i fondali sono ricchi di gas e petrolio. A pensarci viene da piangere.
Dobbiamo rassegnarci a una “nuova normalità” in cui i prezzi di gas ed elettricità sono quasi il triplo rispetto a dieci anni fa?
Purtroppo si tratta di un problema prettamente europeo, di fronte al quale anche il Rapporto sulla competitività dell’Ue di Draghi sembra dimenticare che siamo costretti a importare GNL dagli Stati Uniti perché lì si continua a perforare, mentre in Europa si è deciso di smettere di farlo.
Con conseguenze anche sulla competitività dell’industria europea…
Certamente. L’industria europea ha già dei problemi, come si vede nel caso dell’automotive, cui si sommano quelli relativi ai costi dell’energia e dei permessi per emettere CO2. Vedo difficile riuscire a invertire il declino industriale del nostro continente. Tra l’altro, continuando a investire in rinnovabili non stiamo facendo altro che sussidiare, tramite incentivi, i produttori cinesi. Come sembra avverrà anche nel caso delle auto elettriche. Il vero problema, comunque, è che questi livelli dei prezzi energetici metteranno sempre più in difficoltà le fasce di popolazione meno abbienti.
La soluzione a questi problemi può essere solo europea o può anche essere nazionale?
Le democrazie dovrebbero consentire di rivedere le decisioni, di adeguarle alle situazioni contingenti e fare in modo che non abbiano ricadute negative. Mi sembra, però, che in Europa siano ancora gli ambientalisti a dettare legge. Se vogliamo sobbarcarci il compito di salvare il pianeta da soli dovremmo anche scegliere il modo di farlo senza farci del male, per esempio decidendo di dotarci in tutta Europa del nucleare. Purtroppo, mi sembra difficile che certi partiti europei cambino linea: dovrebbero smentire quella sostenuta finora.
(Lorenzo Torrisi)
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