Cresce l’attenzione politica sull’economia circolare, ma non ci sono ancora investimenti sufficienti sulla tecnologia campione di essa: ricavare idrogeno verde da rifiuti fermentabili urbani e agricoli. Perché campione? Per il doppio vantaggio di trasformare tali rifiuti da costo in valore e di costruire un’ampia base per l’autonomia energetica dell’Italia, entro un ciclo di trasformazione pulito compatibile con gli ecostandard europei.
Come? La maggior parte di ciò che è organico (amidi/zuccheri/proteine, ecc.) può fermentare entro digestori anaerobici (si pensi a una cupola). Tale fermentazione produce biogas. Il biogas può essere trasformato in biometano oppure, prima della metanizzazione, in idrogeno verde attraverso la filtrazione via membrane specializzate. Tale idrogeno può essere conservato facilmente e utilizzato per produrre elettricità, può essere immesso nelle tubature che ora portano il gas nelle case e aziende (riducendo il fabbisogno di importazione), immesso in bombole a pressione che alimentano un motore elettrico (via tecnologia delle celle a combustibile) per piccoli e grandi mezzi – per esempio treni in rotte non elettrificate ora motorizzati diesel, camion e furgoni – dando loro grande autonomia (diversamente dai mezzi a batteria). Dove è efficiente, è anche possibile la trasformazione dell’idrogeno in fertilizzanti.
Un altro modo per produrre idrogeno verde è quello via elettrolisi. Si pensi, semplificando, a un inserimento di corrente elettrica in una vasca d’acqua: idrogeno e ossigeno vengono separati e il primo viene predisposto per le applicazioni dette sopra. La corrente elettrica (che non è facilmente conservabile) può essere ricavata da fonti pulite come il solare, l’eolico, l’idroelettrico, ecc. Ma tali fonti tendono a essere instabili, per esempio l’eolico esposto a carenza di vento e l’idrico a siccità, oppure stabili e produttivi solo per certi periodi dell’anno: la produttività di energia fotovoltaica dal sole decresce al salire della latitudine e al decrescere dell’irradiazione. Quindi una forte enfasi sull’elettrolisi va molto bene al Sud e meno bene al Nord nell’emisfero settentrionale.
Comunque, non c’è competizione tra idrogeno via elettrolisi e via biomasse, ma integrazione. Il punto essenziale per l’analisi economica, però, è la doppia efficienza della trasformazione del rifiuto in materia energetica, anzi tripla per la conformità agli ecostandard. In materia di efficienza del processo di estrazione dell’idrogeno verde da biomasse non è ancora sufficientemente nota l’evoluzione di una nuova tecnologia che porta l’efficienza stessa da circa il 50% a oltre il 60%. Tale efficienza, poi, può essere migliorata inserendo nei digestori batteri che favoriscono la fermentazione (brevetto italiano). A chi scrive sembra ci siano sufficienti motivi per una valutazione nazionale del trattamento di rifiuti organici urbani e agricoli e conseguente piano per adattarli tutti a produrre biogas per idrogeno verde, considerando che il metano sarà sempre più disincentivato nel futuro.
www.carlopelanda.com
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